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La Cassazione conferma la sentenza di patteggiamento Concordia

Cassazione 31.01.2014 – abbiamo appena appreso la notizia al termine delle udienze pubbliche: la quarta sezione penale della Suprema Corte di Cassazione ha confermato le pene patteggiate tra Procura di Grosseto ed i coimputati di Schettino per il naufragio Concordia, e con pene da un un anno e 11 mesi ad un massimo di due anni e sei mesi, escono definitivamente dalla scena processuale Ciro Ambrosio, Silvia Coronica, Jacob Rusli Bin, il responsabile della unità di crisi Roberto Ferrarini e l’hotel director Manrico Giampedroni.

Riunita in camera di Consiglio, la Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso proposto dalla Procura Generale di Firenze, che aveva contestato le ”condanne miti” emesse dal gip di Grosseto per aver eccessivamente valorizzato le attenuanti generiche concesse agli imputati, togliendosi così dall’impaccio di doversi pronunciare sul merito della misura delle pene.

Lo stesso Procuratore Generale presso la Cassazione, con un atteggiamento davvero schizofrenico da parte dell’ufficio della Procura della Repubblica nel suo complesso, si era pronunciata a favore della Procura di Grosseto e contro quella di Firenze, e nella sua requisitoria scritta aveva chiesto l’inammissibilità del ricorso. Un vero schiaffo in faccia alle vittime, che, indignati, avevano gridato allo scandalo rispetto alla misura delle pene ed alla mancanza di tutela agli interessi dei passeggeri, da parte degli uffici giudiziari, in questa vicenda processuale.

La circostanza ancora più contraddittoria, è che la decisione di conferma di quel patteggiamento viene all’indomani della (giusta) pronuncia del Gip di Torino contraria alla richiesta di patteggiamento da parte di Jonella Ligresti, poiché, in un parallelo perfetto, la proposta riconosceva senza alcun presupposto le attenuanti generiche e non teneva in alcun conto il risarcimento per le vittime.

Restiamo un paese con la Giustizia a due velocità, due pesi e due misure a seconda dell’ufficio inquirente e giudicante nel quale si incappa, o, viene da pensare, a seconda di chi siede sul banco degli imputati e del responsabile civile.

Resta certo il processo contro Schettino, attraverso il quale, essendo presente la responsabile civile Costa SpA, i passeggeri costituiti parte civile otterranno il risarcimento dei danni, ma a noi di “Giustizia per la Concordia” la crocifissione di Schettino non basta.

Vogliamo la verità e pretendiamo che tutti rispondano delle loro azioni, non ci arrendiamo! proseguiremo fermamente e, anzi, con maggior decisione ed impulso, a questo punto, con nuove denunce e richieste di accertamento delle evidenti responsabilità penali nei confronti di quegli altri soggetti del management Costa che, udienza dopo udienza, nel corso del processo Schettino, risultano aver avuto piena conoscenza sui malfunzionamenti strutturali delle navi, organizzato e tollerato false prove a mare, acconsentito utilizzo di pezzi fallati e procedure contrarie ad ogni normativa di sicurezza a mare, fatto pressioni sui testimoni etc. etc.

 

Udienza 11.12.2013: IANNELLI

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L’udienza di lunedì 11 novembre 2013, che sembrava non riservare nessuna emozione, si è invece rivelata ricca di colpi di scena, prontamente colti e riportati dalla stampa nazionale, accentuando, però, solo l’aspetto scenografico del salto del Comandante Schettino sulla scialuppa in occasione del’abbandono della nave, trascurando (salvo l’ottimo servizio del  TG2 20:30 con il sempre attento Francesco Vitale) gli aspetti più interessanti per le parti civili .

Protagonista al banco dei testimoni era Iannelli Stefano che all’epoca dei fatti svolgeva in forza al personale della Costa la mansione di Allievo alla sanità con il compito di controllo sulle acque della nave (piscine, jacuzzi etc.) e quella di tirocinante per il conseguimento della qualifica di III Ufficiale di Coperta a bordo della Concordia.

Per il conseguimento di tale qualifica effettuava quattro ore (dalle 20:00 alle 24:00 ) in plancia di comando in affiancamento all’ufficiale di Guardia. Oggi è ancora in forza alla società Costa Crociere e, quindi, la sua prova, come già altre prima, destava problemi di attendibilità del teste per evidenti ragioni di prudenza e rispetto degli interessi del proprio datore di lavoro.

Le argomentazioni più rilevanti, dopo l’esame dei PM che si sono per la ennesima volta concentrati solo sulla ricostruzione cronologica di quanto avvenuto a bordo della nave in stretta occasione del naufragio e sul momento del “salto” sulla scialuppa da parte di Schettino, sono emerse in aula grazie alle domande poste dalle parti civili ed in particolare dal pool Giustizia per la Concordia, rappresentato in udienza dall’Avv. Alessandra Guarini, che si è conquistata gli onori della cronaca mettendo in estrema difficoltà il teste.

In primo luogo è stato stigmatizzato che nel momento in cui il punto di accostata previsto venne superato (oltre le 0,5 miglia) tutti in plancia di Comando, e non solo il Comandante Schettino, sapevano perfettamente che tipo di manovra stavano per fare ed erano in piena consapevolezza di quello che stava accadendo. Nessuno ha detto nulla o lanciato un allarme. Ciò appare rilevante sotto il profilo della ennesima dimostrazione della estesa notorietà della pratica dell’inchino, anche da parte dell’armatore e delle Capitanerie di Porto, e del metodo di realizzazione del “saluto” al Giglio, non solo mediante un passaggio ravvicinato alla costa, bensì tramite un audace e spavaldo sfioro del porto a tutta velocità.

Manovra che la Costa, attraverso il sistema MARIN TRAFIC satellitare di cui era dotata la nave ed addirittura con web cam accessibili da chiunque via internet, poteva agevolmente seguire (ed impedire). Dobbiamo davvero credere che l’ipertecnologico quartiere generale della Costa Crociere a Genova non si rese conto che una delle sue più prestigiose navi, con oltre 4mila persone a bordo, era di molte miglia fuori rotta e puntava a tutta velocità verso gli scogli del Giglio?! Ovvero è più credibile che la manovra fosse molto ben conosciuta e dunque ritenuta non “sospetta” dagli addetti al monitoraggio delle navi Costa e perfino dalla Capitaneria di Porto?

Inoltre attraverso l’esame del teste di oggi si è potuto evidenziare ancora di più la scarsa professionalità del personale marittimo della Costa, si è infatti avuta conferma che i corsi di formazione del personale fossero compiuti in  modo superficiale e approssimativo, nonché alquanto frettoloso risolvendosi in iniziali corsi, di durata temporale irrisoria rispetto ai ruoli di responsabilità di vertice che poi gli ufficiali di coperta andavano a ricoprire. Dopo la abilitazione degli ufficiali, poi, nessun aggiornamento obbligatorio e criterio di formazione continua era previsto, introdotto solo dopo il naufragio.

Il teste Iannelli si è mostrato poi particolarmente titubante ed imbarazzato riguardo alle vicende successive al naufragio, quando si è trattato di riferire la circostanza (risultante dalle SIT) della convocazione ricevuta da parte di  Costa Crociere  che già in data 31 gennaio 2012 ha provveduto a fargli firmare una quietanza “tombale” di ogni voce di danno subita.

Prima il teste ha negato di conoscere la signora Porcelli poi a seguito di contestazione del Ns. Avv. Guarini non solo ha dovuto ammettere che era stata la Porcelli ad informarlo della necessità di un incontro con il datore di lavoro, ma al termine dell’esame si lascia addirittura sfuggire di un SECONDO incontro con i vertici di Carnival e dell’assicurazione.

Il risarcimento totale incassato da Iannelli (a soli 18 giorni dal naufragio) ammonta a più di 11.000 euro e la quietanza reca la data del 31 gennaio anche se Iannelli dichiara di averla firmata ma di aver ricevuto la somma qualche tempo  dopo…oltre a tali somme il teste risulta inoltre aver incassato ulteriori somme dall’INAIL per quanto riguarda i giorni di lavoro persi.

Insomma, un teste chiave sulla plancia di comando, che, a pochi giorni di tempo dalla catastrofica manovra, viene ascoltato in una sorta di audit interna e segreta della Costa e poi, frettolosamente, liquidato con un risarcimento di 11mila eruo, prima ancora che uscisse fuori la proposta lungamente concordata con le associazioni di consumatori per il risarcimento dei passeggeri.

Coincidenze molto strane nei pagamenti che lasciano comunque una evidenza assolutamente incontestabile: la Compagnia ha risarcito con incredibile velocità e generosità alcuni soggetti, stranamente tutti in qualche modo coinvolti in modo moto diretto ai fatti od ai vertici della Società, ha imposto a tutti gli altri lavoranti in mare (indonesiani, pakistani etc.) di accettare un misero risarcimento in meno di mille euro, mentre per i passeggeri della Concordia sono stati necessari molti mesi di trattative ben pubblicizzate dalle associazioni coinvolte, per arrivare ad una sofferta e modesta proposta di 11mila euro + 3mila, pari a quello che è stato riconosciuto al Sig. Iannelli meno di venti giorni dopo il naufragio!

SCIOPERO AVVOCATI: SLITTA IL PROCESSO CONCORDIA

ouaLa astensione degli avvocati dalle udienze, dall’8 al 16 luglio prossimi per protestare sul decreto “da fare” e sulla soppressione di molte sedi giudiziarie, proclamato dalla’OUA, l’Organismo unitario dell’Avvocatura, provocherà lo slittamento della udienza preliminare dell‘8 luglio 2013 nella quale il GUP Pietro Molino avrebbe dovuto pronunciarsi sui cinque patteggiamenti richiesti dai coimputati di Schettino, come anche della udienza del 9 luglio 2013 con la quale il Tribunale Collegiale penale di Grosseto, presieduto dal giudice Giovanni Puliatti, doveva aprire il processo dibattimentale, , contro il solo imputato che ha scelto la via del rito ordinario, ovverosia il comandante Francesco Schettino.

A confermarlo sono i difensori di tutti gli imputati, che hanno dichiarato alle cancellerie del Tribunale, la loro intenzione di aderire alla astensione.

L’udienza dell’8 e 9 luglio 2013 si svolgeranno comunque per acquisire le adesioni alla indetta astensione ed il calendario delle udienze di rinvio sarà il seguente: 17, 18 e 19 luglio 2013 ore 09.00  per il giudizio dibattimentale e 20 luglio per la discussione sul patteggiamento avanti al GUP

Udienza 15.04.2013

COMUNICATO STAMPA

Oggi, alla prima udienza del processo concordia il pool di 30 avvocati “Giustizia per la Concordia”, si sono costituiti come parti civili per i loro assistiti, circa 100 persone, nei confronti di tutti gli imputati, richiedendo 1 milione di euro per ciascun passeggero, a titolo di risarcimento del danno, collegandolo ad un innovativo criterio di liquidazione che tenga necessariamente conto del cd. “danno punitivo” di derivazione statunitense, onde garantire che i passeggeri che si sono rivolti alla giustizia americana non godano di privilegi rispetto a coloro che hanno dato fiducia ed accettato la giurisdizione italiana nella vicenda.

Per questo gli Avvocati dei naufraghi procederanno a richiedere la citazione della Costa S.p.A. come responsabile civile, sin dalla udienza di mercoledì prossimo, chiedendo il sequestro conservativo di una nave della flotta da crociera.