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Udienza appello Concordia del 28.04.2016

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Il processo di appello Concordia a Firenze

Sì è aperto il 28.04.2016 processo di secondo grado presso la Corte di appello penale di Firenze, nel quale dovrà essere valutata la correttezza della decisione dei giudici di Grosseto, che hanno condannato il comandante Francesco schettino a 16 anni di carcere, e Costa Crociere al pagamento dei risarcimenti, con provvisionali a favore dei passeggeri tra i 30.000 e 50.000 euro ciascuno. Il processo si è svolto nella maxi aula dove recentemente è stato celebrato l’appello di Meredith Kercher nel nuovo palazzo di giustizia fiorentino, in un contesto molto differente da quello del precedente contesto nel teatro moderno di Grosseto: imputato assente, divieto di riprese televisive in aula, numero estremamente ridotto di parti civili che hanno proposto appello, ed ovviamente nuovi giudici, nuovo rappresentante della pubblica accusa, e nuovo difensore di Schettino, in affiancamento all’avv. Laino. La netta sensazione è che a questo processo si sia voluto imporre a tavolino e da più parti un basso profilo mediatico, concentrazione e sintesi estrema degli interventi delle parti processuali, e percorso diretto verso la decisione già a fine maggio, seguendo una serratissima calendarizzazione delle udienze, mediamente previste un giorno sì ed uno no per tutto il mese prossimo.

In apertura si è ascoltata la introduzione sintetica del giudice consigliere relatore, il quale ha predisposto e reso disponibile alle parti, prima della udienza, una lunghissima e dettagliata relazione (scritta 262 pagine), con la quale si illustrava il contenuto ed i motivi dei vari atti di appello, quello proposto dalla Procura di Grosseto, dall’imputato e dai suoi difensori, quelli di molte parti civili ed infine della responsabile civile Costa Crociere S.p.A., con i quali ciascuno chiede una revisione della precedente decisione sotto diversi ed opposti profili.

Esaurita la relazione illustrativa al Collegio, ha preso la parola il PM Dottor Alessandro Leopizzi, inviato da Grosseto ad affiancare la Procura Generale nel compito di sostenere la affermazione di responsabilità ottenuta in primo grado, contrastando i motivi di appello sopratutto del nuovo difensore di Schettino, che si proponeva molto ambiziosamente di smontare la decisione attraverso la riapertura del dibattimento e una “super-perizia”. Il sostituto procuratore di Grosseto, ancora una volta, ha dimostrato la sua conoscenza enciclopedica di ogni singola carta processuale, di ogni profilo di responsabilità minuziosamente accertato nei confronti del Comandante, ed ogni singola contraddizione in cui quest’ultimo è caduto nel corso della lunghissima fase dibattimentale, nonchè la sua efficacissima capacità espositiva e di lucida interpretazione delle risultanze istruttorie a carico dell’imputato. Il Dottor Leopizzi si è concentrato nella replica ai motivi di appello dell’avvocato Laino e sopratutto dell’avvocato Senese, nuovo difensore in questo grado di giudizio per Schettino, procedendo in una analisi punto per punto delle doglianze attraverso le quali questi erano giunti a chiedere (addirittura) la assoluzione del Comandante, sostenuta dalla lamentata violazione di una analisi obiettiva dei fatti e di un preteso accanimento, non solo mediatico ma anche processuale, nei confronti dell’imputato. Il risultato, dopo circa tre ore e mezzo di ininterrotta discussione, ed attraverso una opera di totale distruzione logica e giuridica – spesso tratteggiata da toni toscanamente ironici e, nonostante la minuziosità dei ragionamenti e riferimenti anche processuali, mai resa incomprensibile anche al semplice ascoltatore – è stato il venir meno di ogni credibilità e sostenibilità dell’appello difensivo dell’imputato.

Dopo la pausa, la parola è passata al sostituto Procuratore Generale di Firenze, dott. Giancarlo Ferrucci , il quale sembrava scalpitare nella attesa di proporre i suoi argomenti alla platea, che però hanno mostrato tutto il limite di chi – esattamente come l’avvocato Senese per Schettino – non ha seguito ognuna delle 71 udienze per oltre 600 ore di dibattimento, non conosce ogni aspetto – anche non processuale – della vicenda, e non ha certamente letto le 56.000 pagine per oltre 120 faldoni in cui si racchiudono le attività, in 2 anni di processo, di tre Giudici, 4 PM, 65 avvocati, oltre 180 testimoni e consulenti che hanno raccontato in aula la tragedia del Giglio in ogni suo aspetto.  L’intervento di chi, insomma, non ha vissuto il naufragio: quello che ne esce è una prospettiva, a livello spesso da conversazione al bar, sul disdoro della marineria italiana e sulle colpe morali di Schettino.

Passando alla richiesta delle pene, Ferrucci ha proposto 9 anni di reclusione per naufragio colposo; 15 anni per omicidio colposo plurimo e lesioni plurime colpose (i 32 morti e decine di feriti); 3 anni per abbandono di persone incapaci; più 3 mesi di arresto per false comunicazioni alla capitaneria, riproponendo l’aggravante della colpa cosciente, arrivando in totale a superare perfino le pretese dei PM di Grosseto, per oltre 27 anni di carcere per reati colposi, in una iperbole che riteniamo tanto improbabile quanto la assoluzione di Schettino.

Un gioco al rilancio da tutte le parti processuali: Noi ovviamente chiediamo più soldi ma soprattutto giustizia, puntiamo nuovamente ad allargare le responsabilità nei confronti anche di Costa Crociere, e non serve certo una nuova perizia, nelle carte processuali, anche se non entrato a pieno titolo nella sentenza, c’è già tutto per dimostrare i malfunzionamenti, la impreparazione dell’equipaggio e tutto quanto ha contribuito a preparare il terreno per la tragedia messa in opera da Schettino.

Dopo aver sfrondato velocemente i banchi da molte presenze di avvocati che si sono limitati a depositate conclusioni scritte, e le prime schermaglie tra avvocati di parte civile e difensori di Schettino e Costa Crociere, è saltata la prossima udienza calendarizzata e si riprenderà il 4 maggio con l’avvio delle discussioni di alcuni tra gli appellanti di parte civile, per proseguire il 6, 9 e 10 maggio con altre parti civili fino ad esaurimento.

Appello Concordia: prima udienza l 28 aprile 2016

Appello concordia Schettino.jpgInizierà a Firenze il 28.04.2016 il processo d’appello contro la sentenza di primo grado  pronunciata appena  l’11 febbraio 2015 dal Tribunale penale di Grosseto sul naufragio della costa Concordia, avvenuto il 13 gennaio 2012 al largo dell’isola del Giglio, ad appena quattro mesi dall’invio di tutte le carte processuali ai Giudici della Corte d’appello di competenza toscana.

Una evidente velocità privilegiata, quindi, anche per il secondo grado del monumentale processo, che nella precedente fase è riuscita a giungere a sentenza in soli due anni, articolandosi in circa 70 udienze (di media per sessioni da 3 giorni e due volte al mese, ma anche con punte di una settimana intera e 3 sessioni per mese, con udienze dalla 9,30 della mattina alle 18,00, a volte protratte ad oltranza fin dopo la mezzanotte), centinaia di testimoni e consulenti ascoltati in aula, un eccezionale numero di parti civili costituite, e circa 75 faldoni di carte processuali, documenti, trascrizioni, verbali, perizie, dati informatici ed elementi di straordinaria portata sia numerica che di analisi e studio.

Nel processo di appello le cose saranno estremamente più semplici dal punto di vista istruttorio, mentre per il Collegio della Corte d’Appello di Firenze sarà particolarmente complessa la analisi delle contrapposte doglianze, sollevate da tutte le parti processuali contro la sentenza del Tribunale.

Ha ovviamente proposto appello Francesco Schettino, classe 1960, unico imputato e condannato a 16 anni di reclusione ed 1 mese di arresto per tutti i reati contestati dalla Procura, dall’omicidio colposo plurimo alle lesioni colpose plurime, dal naufragio colposo alla violazione delle norme di prevenzione infortuni, fino all’abbandono della nave, quello contro cui si è più caparbiamente opposto il Comandante. I difensori di Schettino puntano ad una riduzione della pena, che ritengono eccessiva trattandosi di reati di natura colposa, ed alla diversa incidenza causale sull’evento, in relazione ai molti malfunzionamenti della nave e della procedura di emergenza predisposta da Costa Crociere. Lo stesso Schettino ha aggiunto di suo pugno dei suoi «personali motivi di appello», con i quali chiede che invece venga diversamente valutato il suo «tratto umano».

Ma ha presentato appello anche la Procura di Grosseto, capitanata dal PM dott. Alessandro Leopizzi, per una revisione in senso opposto della pena erogata, a  fronte delle ben più alte richieste  (26 anni in tutto) formulate in primo grado dall’accusa, per il concorso dei vari capi di imputazione.

Hanno proposto impugnativa anche decine di parti civili, tra i quali – come sempre in prima linea – i legali del ns. pool di Giustizia per la Concordia, avverso i criteri di liquidazione delle provvisionali ai passeggeri ed alle vittime, per un riconoscimento dei danni più alto ed una sentenza che faccia giustizia sostanziale più adeguata. Ricordiamo la più contestata liquidazione, per la morte della passeggera tedesca Gabriele Grube, in soli 60mila euro di provvisionale, e le liquidazioni ai sopravvissuti, che vanno dai 30 ai 50 mila euro a testa, puntando quindi ad ottenere acconti provvisionali più consistenti con il secondo grado. Punto fermo resta la ns. richiesta, poi, dei famosi danni punitivi, sul modello statunitense, che andrebbe a sanzionare economicamente in modo molto pesante Costa Crociere, con un meccanismo deterrente e di prevenzione per evitare il ripetersi di tragedie del genere, favorite da politiche di risparmio delle compagnie di navigazione sulla formazione equipaggio, manutenzione e sicurezza in genere. Anche molte associazioni ed enti, come il Comune del Giglio, hanno proposto appello contro una sentenza che in primo grado li ha lasciati quasi totalmente a bocca asciutta.

Ha infine appellato la sentenza anche la stessa Costa Crociere, soprattutto contro le liquidazioni milionarie ottenute dai ministeri e da alcuni enti, a fronte delle spese ed impiego mezzi ed uomini per contrastare la emergenza Concordia, che a livello nazionale ed internazionale ha avuto evidenza prioritaria.

Si aprirà quindi il 28 aprile una nuova e impegnativa pagina processuale sul naufragio del secolo, e noi saremo ancora una volta presenti in aula a Firenze per sostenere le ragioni delle uniche e vere vittime incolpevoli della tragedia, i passeggeri.

APPELLO DELLE PARTI CIVILI di GIUSTIZIA PER LA CONCORDIA

Sentenza Schettino prima paginaDepositato in questi giorni, da parte dei molti legali del pool, l’atto di appello ai capi civili della sentenza di primo grado sul naufragio della Concordia del 13 gennaio 2012. Si punta in alto e di nuovo sulla richiesta di danno punitivo di derivazione statunitense, chiedendo alla Corte di Appello di Firenze di riconoscere provvisionali fino a 300 mila euro ed un risarcimento finale molto più congruo e consistente. Le parti civili, si ricorda, in primo grado hanno ottenuto provvisionali tra i 30 e 50 mila euro. Anche l’ufficio della Procura di Grosseto ha impugnato la sentenza, insistendo invece sulle responsabilità titaniche e quasi esclusive di Schettino, e quindi su una sua condanna esemplare.

I legali di ‘Giustizia per la Concordia ritengono al contrario che “la sentenza non abbia tenuto conto dei comportamenti omissivi della compagnia armatrice, la Costa Crociere S.p.A., che hanno contribuito alla causazione del naufragio (tra cui l’impreparazione dell’equipaggio alle emergenze, l’insufficienza dei sistemi di sicurezza della nave ed il loro malfunzionamento e la pratica dei cosiddetti ‘inchini’ fatti dai comandanti delle loro navi ai luoghi di interesse turistico)”. Il naufragio, ricordano i legali, “è avvenuto proprio nel corso di un inchino – e cioè di un passaggio ravvicinatissimo alla costa – che Schettino intendeva fare al Giglio per omaggiare il màitre, nativo del Giglio. La pratica dell’inchino in particolare era diffusa per interessi di carattere promozionale ed è risultata estremamente pericolosa come, appunto, il naufragio della Concordia ha dimostrato”. Il pool ‘Giustizia per la Concordia’ si batte affinché “l’autorità giudiziaria riconosca che Costa Crociere spa, proprio per avere tenuto comportamenti omissivi per ragioni economiche di risparmio, risulta corresponsabile del naufragio e deve perciò essere condannata ai cosiddetti ‘danni punitivi’ in favore dei passeggeri della Concordia che hanno rischiato la propria vita nel corso del naufragio che ha causato la morte di ben 32 persone”.

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Esce il libro di Schettino “Le verità sommerse”

schettino-concordia-Verità-sommerseHa fatto prima lui che i Giudici a scrivere le motivazioni della sentenza con la quale, dopo il processo di primo grado, il Comandante è stato condannato a 16 anni, come noto prorogate dal Tribunale di Grosseto di 60 giorni e slittate al 13 luglio 2015: già pubblicato invece Le verità sommerse, scritto da Francesco Schettino con la giornalista Vittoriana Abate, presentato in anteprima domani a Meta di Sorrento. “E’ la risposta a tante domande, il libro – spiega il Comandante – ripercorre con il mio racconto ed attraverso gli atti del processo, minuto dopo minuto l’incidente della Concordia dal 13 gennaio 2012 fino agli ultimi avvenimenti dopo la sentenza dell’11 febbraio 2015“. Alla presentazione, annuncia Schettino, ci saranno anche esperti del settore marittimo, anche stranieri, mentre a luglio, a Roma, è prevista una conferenza stampa. Nel libro di oltre 600 pagine ci sono le voci della scatola nera, le testimonianze rese al processo da numerosi passeggeri e membri dell’equipaggio, le intercettazioni ambientali inedite e quelle che vengono definite nel libro le “sviste” nelle indagini. “Ho affidato a queste pagine le mie riflessioni, le mie valutazioni e quegli aspetti emotivi che le hanno accompagnate e finora mai raccontate“, aggiunge il comandante. “Il libro – conclude Schettino – è una risposta a tanti interrogativi rimasti in sospeso.”, anche perché la verità, in aula, Schettino non l’ha mai raccontata per intero, essendosi sempre limitato, come abbiamo più volte rimarcato, a dire la “sua” verità e nel limite di quello che aveva un tornaconto processuale per lui vantaggioso.

RICHIESTA DEL PM e DISCUSSIONE PARTI CIVILI: udienze 26, 27, 28, 29 e 30 Gennaio 2015

poolQuesta intensa settimana di udienza, che segue a la della requisitoria del PM, si è aperta con la richiesta di condanna dell’imputato, da parte della Procura, alla pena di anni 26 di detenzione di mesi 3 di arresto oltre alle sanzioni accessorie e la richiesta della misura della immediata custodia cautelare in carcere, senza attendere che la sentenza divenga definitiva.

Una richiesta in linea con i capi di imputazione e con le gravi responsabilità di Francesco Schettino, ma certo, trattandosi di reati pur sempre di natura colposa, si arriva attraverso il cumulo materiale dei vari reati e la prevalenza di tutte le aggravanti, ad una richiesta di condanna pesantissima. Siamo sicuri che il Tribunale darà all’imputato la pena che merita, non spetta a noi parti civili dare valutazioni sulla misura della pena detentiva di un uomo ad oltre un quarto di secolo di carcere, come non ci è stato consentito di intervenire sulle pene – oggi ancora più risibili – accordate in fase di patteggiamento a tutti gli altri coimputati.

Da lunedì dopo la pausa hanno preso la parola le parti civili e per il nostro legal team ad aprire la via con un intervento a gamba tesa é stato Sergio Bellotti, seguito dal Collega Stefano Minasi. Hanno entrambi posto con forza e vigore il tema collaterale ma strategico della responsabilità di Costa Crociere, che del vincolo inscindibile e diabolico che li lega, tornando ad affermare che il patteggiamento ex D.Lgsl 231/2001 che prevede la responsabilità amministrativa delle società derivanti dai reati commessi dai loro dipendenti, confermando che  in questo processo la Società ed i suoi vertici ben avrebbero potuto sedere affianco a Schettino sul banco degli imputati. Ottimo l’approfondimento del diritto ai danni punitivi, e soprattutto sulla natura dei danni alla persona, patrimoniali e non patrimoniali, esistenziali e da vacanza rovinata, tema poi ripreso ed ampliato da molti altri colleghi civilisti.

Toccante l’intervento del palermitano Avv. Salvatore Vitrano, che ha mostrato al Collegio e a tutti il “volto umano di questo processo”, rimettendo al centro del dibattito le vittime e le loro sofferenze.

Preciso e chirurgico l’intervento del Collega barese Domenico Chirulli che ha ricordato con passione il dramma dei suoi assistiti, il loro diritto ad un risarcimento equo e l’impegno profuso dai difensori, attraversando più volte l’Italia per seguire il Processo.

L’avv. Gallenca ha invece costruito il suo intervenuto sulla necessaria riqualificazione del capo di imputazione per omicidio in termini di dolo diretto, citando la sentenza della Cassazione sulla vicenda Thyssen e ricordando come questo processo non può esser affrontato come “un maxi tamponamento sull’autostrada del sole”.

Per quattro giorni le parti civili si sono battute con passione in una progressione che ha visto impegnati tutti noi.

L’avvocato Cesare Bulgheroni con una memorabile discussione ha perfettamente ricostruito, anche con le immagini della nave prima e dopo l’impatto, il clima festoso dei passeggeri a cena in contrapposizione a quello kafkiano e surreale della plancia di comando: il comandante che arriva accompagnato da una simpatica ballerina e che con grande esuberanza assume il comando dopo aver chiamato “quel grandissimo commodoro” di Palombo, sincerandosi così è solo così dei fondali per eseguire la scellerata manovra dell’inchino. Addirittura richiamando Rusli Bin “che se tanto mi dà tanto stava pulendo i finestroni con il vetril” per affidargli il timone a mano della Concordia e fare letteralmente al buio “l’accostatona” al Giglio.  Un clima di surreale ilarità, una plancia popolata di personaggi che potrebbero essere quelli di un circo.

E poi la tragedia, il dramma e le morti. I passeggeri che si trasformano in naufraghi a terra sul Giglio. Con un responsabile morale: il Commodoro Palombo, l’unico a conoscere le intenzioni di Schettino quella sera ed al quale – anche – viene dedicata l’esecuzione del passaggio. Morti non impedite dalle misure di sicurezza di una nave che non era assolutamente efficiente e che anzi presentava gravissime avarie.

E dopo Bulgheroni il testimone è passato all’Avvocato Massimiliano Gabrielli, che in una progressione straordinaria partendo proprio dalla responsabilità di Schettino  per le menzogne, causa principale delle morti, individua il ruolo di Costa Crociere nell’aver messo al comando della nave un uomo che sapeva avere quella tendenza alla menzogna, lo diceva espressamente il suo ex comandante Palombo, ed affonda sul danno punitivo, spingendo sulla diversa accezione del danno da responsabilità aggravata dalla condotta, sommergendo il collegio di tesi dottrinali e spunti giurisprudenziali a sostegno di una possibile applicazione del tutto credibile ed opportuna ma che, durante il processo, veniva arginata come fosse quasi una oscenità e che aveva fatto venire “pruriti a molti”.

Dopo aver dissertato abilmente sul danno punitivo l’avvocato Gabrielli ha ricordato come le politiche di risparmio di Costa Crociere, provate dall’assunzione di personale poco qualificato e di ufficiali “fatti in casa” giovani e impreparati, ha di fatto abbassato il livello della prevenzione e della sicurezza, e quindi fatto aumentare il rischio per l’incolumità dei passeggeri, guadagnandoci sopra; per questo merita una punizione esemplare, una “mazzata economica” perché una cosa del genere non gli convenga più. “Questo é l’unico linguaggio che questa gente conosce” ha concluso il collega, in questo modo provocando la reazione del legale della responsabile civile, che ha abbandonato l’aula per protesta, con il seguito di tutto il suo docile codazzo! Una mancanza di rispetto che il Collegio non ha gradito.

Hanno poi preso la parola Antonella Carbone e Annamaria Romeo, a cesellare sul danno da Disturbo Post traumatico da stress, provato  dal lavoro fatto in aula dal lavoro dei consulenti, ed in particolare dal Prof. De Girolamo. E poi una infinità di altre prospettive offerte da altri colleghi, Giuseppe Quartararo per Inail, Fabio Targa per i suoi clienti, Michelina Suriano che ha sempre partecipato praticamente a tutte le udienze. Lunghi, complessi e articolati gli interventi delle parti civili di natura istituzionale: l’Avv. Pinna per la avvocatura dello Stato, i difensori del wwf, degli altri enti, ed in particolare dell’isola del Giglio: altissime le cifre chieste a titolo di risarcimento, 200 milioni di euro per il comune dell’Isola.

world_03_0_temp-1380013117-5241543d-620x348[1]Dopo di loro l’intervento dell’avvocato Alessandra Guarini, che ha esordito citando Sciascia: “Schettino inchiodato su queste carte come un Cristo“. Per poi proseguire con una ricostruzione dei fatti in chiave retrospettiva o forse introspettiva. Schettino voleva dimostrare la sua bravura ai suoi ospiti ma soprattutto al Commodoro Palombo, il suo maestro, l’uomo di cui non era mai riuscito a soddisfare le aspettative. L’uomo che infatti aveva affidato il precedente passaggio al Giglio al “puntiglioso Garbarino” per la festa di Ferragosto del 2011. Innescando una gara tra comandanti agli occhi del Commodoro. Duro l’affondo su Palombo e Foschi, due testimoni chiave di questo processo. Non meno dura l’analisi di alcune testimonianze rese da dipendenti e ufficiali di costa, fondata sulla profonda conoscenza delle carte processuali della nostra esperta collega. Un filo logico ineccepibile: affondando le mani in quelle carte processuali, ne escono piene di gocce di ambrosia, gli elementi di responsabilità della compagnia e dei loro vertici aziendali.  Ed infine, la richiesta di una condanna non generica ma con contestuale liquidazione  di tutti i danni, anche in chiave punitiva, l’unico modo per fare giustizia,  con trasmissione degli atti per il reato di cui all’art. 451 c.p. a carico di Pierluigi Foschi e per il reato di falsa testimonianza a carico di Paolo Parodi.

L’ultimo a scendere in campo della nostra cordata é stato Edoardo Mensitieri, chiudendo i nostri interventi con una precisa e dotta analisi della condotta dell’imputato in relazione alla componente punitiva del danno.

Nessuno di noi ha tralasciato di dare ampio spazio negli interventi alle storie degli assistiti, protagonisti ed eroi-vittime di questa vicenda.

A seguire l’intervento di Codacons, rappresentata in aula da Giuliano Leuzzi che non esista a mettere sotto giudizio severamente ed in forma diretta la Procura di Grosseto, rea di non aver voluto vedere ciò che invece era evidente, con un lavoro investigativo polarizzato su Schettino a tutto vantaggio di Costa Crociere. L’Avv Leuzzi ripercorre posizioni del Codacons per le quali ci siamo trovati in aperto e fortissimo contrasto durante alcune fasi del processo, punta tutto sull’incidenza causale dell’errore del timoniere, ribadisce la assurdità delle posizioni assunte dal tribunale riguardo al rilascio delle copie, per le quali aveva richiesto in passato anche di dichiarare la nullità dell’intero processo, e poi si riallinea alle nostre posizioni quando tratta del malfunzionamento del DGE e degli ascensori come concausa sul numero delle vittime. Infine chiude in maniera roboante: Costa Crociere ha alterato i dati sui test periodi sul DGE ma ancora una volta la Procura ha voltato la faccia in modo troppo eclatante dall’altra parte, chiedendo l’archiviazione del procedimento con motivazioni “da teatro dell’assurdo”, ed iscrivendo d’ufficio per calunnia il denunciante!

In chiusura parla il legale della responsabile civile Costa Crociere, a cui si dedica la intera udienza del venerdì, e che ha senza mezzi termini definito non condivisibile ed anzi incomprensibile il lavoro delle parti civili per dimostrare le responsabilità di terzi, a tutto vantaggio dell’imputato!

Gli sforzi maggiori sono però riservati alla contestazione dei danni chiesti dal ministero dell’ambiente, della Regione Toscana e del Giglio. Il legale di Costa dedica ampio spazio anche alle richieste risarcitorie anche di un’altra parte civile: SOS Concordia. Una associazione di 180 persone.

Poi passa alle altre parti civili.

Ricorda le cifre già versate per l’equipaggio, comprese le vittime, e per i naufraghi, 66 milioni di euro solo per questi ultimi. I deceduti, risarciti 24 su 26, con complessivi 24 milioni di euro. Provata la volontà risarcitoria! Molte parti civili risarcite durante il processo. Del resto ampia e costosa é stata la copertura assicurativa. I casi aperti riguardano il contrasto sul quantum. Un’offerta iniziale é stata fatta ma ritenuta oltraggiosa per i naufraghi. Spiega quindi come é stata quantificata e richiama le stesse indicazioni delle associazioni di consumatori, tra queste la stessa Codacons! É stato fatto un accordo con tutte le più importanti associazioni di consumatori, riunite  ad un tavolo del 27.1.12. Questo a dimostrazione della congruità della formulazione dell’offerta. I mancati accordi sono, quindi, frutto dalla difficoltà di accertamento dei danni lamentati perché legati a lesioni solo psichiche o psicologiche. Sintomatologie vaghe e documentazione medica insufficiente. Passa quindi a fornire criteri al tribunale per la liquidazione del danno: il ricorso subito ad una struttura pubblica, la continuità del supporto psicologico, un percorso farmacologico, una attestazione circa la perdita della capacità lavorativa e informazioni anamnestiche. Il giudizio finale non può che essere lasciata ad una parte terza. Insomma, il contributo offerto dalle parti é utile ma non sufficiente; si professa diligente nel processo e pronta a pagare, ma suggerendo sottovoce poi al Tribunale che non ritiene che questi pagamenti debbano uscire dal processo penale. La complessità della quantificazione va rimessa dunque al giudice civile, con nuove perizie.

Dalle difficoltà di accertamento delle patologie consegue l’impossibilità di riconoscere provvisionali.

Afferma poi che i beni e gioielli non sono andati perduti se contenuti nelle casseforti, ma anche su questa tesi difensiva di Costa Crociere, dopo essere stati per due anni sott’acqua, abbiamo delle ovvie perplessità.

A quel punto apre alle osservazioni specifiche e mirate ad alcune posizioni. Ed alle offese a scena aperta agli avvocati delle vittime.

Critica nello specifico alcune delle richieste risarcitorie perché, ridicolizzandole, sarebbero del tutto prive di fondamento. Il danno punitivo è roba da telefilm americani chiesto da chi, a suo dire, non dovrebbe nemmeno prendere la parola in aula, e anche il solo sollecitarlo in Italia è chiedere qualcosa “contra legem“. I biasimi più astiosi non sono alle pretese, ma agli avvocati.

Dopo una discussione tutto sommato corretta e in linea ad una posizione giuridica sostenibile, l’avvocato De Luca apre lo scolo delle acque nere, delle offese personali e professionali verso gli avvocati che, evidentemente, non sono stati addomesticati dallo strapotere mediatico ed economico della multinazionale e si sono rivelati troppo fastidiosi nel dare il massimo, nel cercare l’affermazione della verità e della giustizia oltre la lettura di una norma del codice, e che non si sono limitati, anche in sede di discussione, al deposito di conclusioni scritte da una paginetta, richiamandosi velocemente alle stesse come pure hanno fatto in tanti e tanti altri avvocati dei passeggeri.

Un clamoroso scivolone di stile, già dimostrato in tante dichiarazioni fatte ai giornali negli ultimi tre anni ma che mai si era avuto l’ardire di pronunciare in aula ed ai microfoni del Tribunale, e anticipato dalla pubblica gaffe, ripresa severamente dal presidente Puliatti, per l’uscita scenografica dall’aula mercoledì durante la discussione delle parti civili.

L’avvocato di Costa Crociere, auto ergendosi a professore del diritto stantio ed ammuffito, eroga insufficienze a tutti e, per finire, mette la nota sul registro per cattiva condotta agli scolaretti indisciplinati. Minaccia infatti espressamente di iniziative legali contro gli avvocati Gabrielli, Guarini e Mensitieri per le loro affermazioni sulla responsabilità di Costa.

D’altronde si sa che chi ha paura e non ha argomenti, insulta.

Alla prossima sessione la discussione dei difensori di Schettino, assenti dall’aula durante le ns discussioni, evidentemente interessati più alle comparsate televisive su Porta a Porta che al nostro volto del processo, rappresentati in udienza solo da una giovane collega d’ufficio.

VIDEO DELLE DISCUSSIONI DEGLI AVVOCATI DI PARTE CIVILE NEL PROCESSO COSTA CONCORDIA – FRANCESCO SCHETTINO

Avvocato Cesare Bulgheroni

Avvocato Massimiliano Gabrielli

Avvocato Alessandra Guarini

 

REPORT Rai3 e Giustizia per la Concordia

Report rai3Questa domenica, 12 ottobre 2014 ore 21.40, su RAI3 andrà in onda il servizio “Concordia nazionale” di REPORT sulla vicenda Concordia, alla quale abbiamo collaborato e partecipato anche noi Avvocati di Giustizia per la Concordia, attraverso il nostro collaudato tridente d’attacco Bulgheroni-Guarini-Gabrielli; vi invitiamo ad assistere a quella che – siamo convinti – sarà come sempre una ottima inchiesta televisiva, con occhio fortemente critico – finalmente – verso la compagnia di navigazione, per le gravi responsabilità nel ritardo a lanciare la emergenza generale, oltre che nei malfunzionamenti della nave e l’impreparazione dell’equipaggio sottopagato, mostrando documentazione inedita, una ampia intervista al comandante Schettino, in anticipazione dell’interrogatorio al quale si sottoporrà in aula di udienza a Grosseto il 2 dicembre, e ponendo seri interrogativi su quello che è successo alla Concordia,  su tutto il funzionamento della catena dei controlli e sulla sicurezza delle le navi della Costa in giro per il mondo in questo momento.

Speriamo che anche questo possa contribuire all’accertamento della verità ed imporre seri rimedi alle compagnie crocieristiche, mettendo la salvaguardia della vita umana dei passeggeri al primo posto, sempre e comunque.

Buona visione a tutti

ANTEPRIMA

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 LA PUNTATA INTERA

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UDIENZE 06 e 07 Ottobre 2014 – audizione dei passeggeri e l’ombra della Cemortan

Inizio Processo Costa Concordia in Tribunale a GrossetoPotrà sembrare ripetitivo, certamente attirano sempre meno interesse nella stampa e sui media rispetto alle loro prime apparizioni, ma i protagonisti di questa vicenda e di questo processo, a dispetto delle brame di protagonismo di ex ballerine e altri soggetti processuali, restano loro, i naufraghi, che continuano a sfilare sul palco del teatro moderno di Grosseto per raccontare le disavventure vissute a bordo della Costa Concordia, e, anche attraverso la testimonianza di alcuni loro familiari, amici ed ai loro medici curanti, spiegano al Collegio dei Giudici quanto sia cambiata in peggio la loro vita da quella notte del 2012.

E così una passeggera, Luana Gasparetto, 40 anni, di Latina, ha riferito che mentre la nave si inclinava vistosamente, un ufficiale in divisa bianca disse che la nave era “inaffondabile come il Papa”: peccato che poi, sul ponte 4 e sopratutto una volta giunti a terra, sulle banchine del porto e sull’isola del Giglio, di ufficiali e di divise bianche non si vide più neanche l’ombra. Nessuno dell’equipaggio in divisa della Costa aiutò i passeggeri una volta giunti a terrà. Tutti spariti!

Tutti, nonostante la compagnia di navigazione li accusi di speculare e cercare solo, attraverso la costituzione di parte civile nel processo penale contro Schettino, di spillare soldi alla responsabile civile Costa Crociere, dimostrano grande dignità e, quasi sempre con la voce rotta dall’emozione del ricordo drammatico dei momenti più bui del naufragio, chiedono giustizia per essere stati abbandonati a loro stessi. Abbandonati da chi, prima fra tutte proprio la compagnia armatrice, li avrebbe dovuti proteggere e salvaguardare come assoluta priorità, e non lo ha fatto, magari preoccupandosi piuttosto di mettere in salvo qualcosa che non poteva rimanere sulla nave.

Ed infatti sono soprattutto le esternazioni fuori dal processo, provenienti dalla ex ballerina moldava Domnica Cemortan, che in questi giorni salgono agli onori della cronaca ed insinuano il dubbio che la compagnia, quella notte, possa aver inviato addirittura un elicottero per prelevare dalla nave sul ponte 11 o sull’isola qualcosa, o qualcuno, preoccupandosi di un borsone piuttosto che della vita dei passeggeri.

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Udienza 11.12.2013: IANNELLI

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L’udienza di lunedì 11 novembre 2013, che sembrava non riservare nessuna emozione, si è invece rivelata ricca di colpi di scena, prontamente colti e riportati dalla stampa nazionale, accentuando, però, solo l’aspetto scenografico del salto del Comandante Schettino sulla scialuppa in occasione del’abbandono della nave, trascurando (salvo l’ottimo servizio del  TG2 20:30 con il sempre attento Francesco Vitale) gli aspetti più interessanti per le parti civili .

Protagonista al banco dei testimoni era Iannelli Stefano che all’epoca dei fatti svolgeva in forza al personale della Costa la mansione di Allievo alla sanità con il compito di controllo sulle acque della nave (piscine, jacuzzi etc.) e quella di tirocinante per il conseguimento della qualifica di III Ufficiale di Coperta a bordo della Concordia.

Per il conseguimento di tale qualifica effettuava quattro ore (dalle 20:00 alle 24:00 ) in plancia di comando in affiancamento all’ufficiale di Guardia. Oggi è ancora in forza alla società Costa Crociere e, quindi, la sua prova, come già altre prima, destava problemi di attendibilità del teste per evidenti ragioni di prudenza e rispetto degli interessi del proprio datore di lavoro.

Le argomentazioni più rilevanti, dopo l’esame dei PM che si sono per la ennesima volta concentrati solo sulla ricostruzione cronologica di quanto avvenuto a bordo della nave in stretta occasione del naufragio e sul momento del “salto” sulla scialuppa da parte di Schettino, sono emerse in aula grazie alle domande poste dalle parti civili ed in particolare dal pool Giustizia per la Concordia, rappresentato in udienza dall’Avv. Alessandra Guarini, che si è conquistata gli onori della cronaca mettendo in estrema difficoltà il teste.

In primo luogo è stato stigmatizzato che nel momento in cui il punto di accostata previsto venne superato (oltre le 0,5 miglia) tutti in plancia di Comando, e non solo il Comandante Schettino, sapevano perfettamente che tipo di manovra stavano per fare ed erano in piena consapevolezza di quello che stava accadendo. Nessuno ha detto nulla o lanciato un allarme. Ciò appare rilevante sotto il profilo della ennesima dimostrazione della estesa notorietà della pratica dell’inchino, anche da parte dell’armatore e delle Capitanerie di Porto, e del metodo di realizzazione del “saluto” al Giglio, non solo mediante un passaggio ravvicinato alla costa, bensì tramite un audace e spavaldo sfioro del porto a tutta velocità.

Manovra che la Costa, attraverso il sistema MARIN TRAFIC satellitare di cui era dotata la nave ed addirittura con web cam accessibili da chiunque via internet, poteva agevolmente seguire (ed impedire). Dobbiamo davvero credere che l’ipertecnologico quartiere generale della Costa Crociere a Genova non si rese conto che una delle sue più prestigiose navi, con oltre 4mila persone a bordo, era di molte miglia fuori rotta e puntava a tutta velocità verso gli scogli del Giglio?! Ovvero è più credibile che la manovra fosse molto ben conosciuta e dunque ritenuta non “sospetta” dagli addetti al monitoraggio delle navi Costa e perfino dalla Capitaneria di Porto?

Inoltre attraverso l’esame del teste di oggi si è potuto evidenziare ancora di più la scarsa professionalità del personale marittimo della Costa, si è infatti avuta conferma che i corsi di formazione del personale fossero compiuti in  modo superficiale e approssimativo, nonché alquanto frettoloso risolvendosi in iniziali corsi, di durata temporale irrisoria rispetto ai ruoli di responsabilità di vertice che poi gli ufficiali di coperta andavano a ricoprire. Dopo la abilitazione degli ufficiali, poi, nessun aggiornamento obbligatorio e criterio di formazione continua era previsto, introdotto solo dopo il naufragio.

Il teste Iannelli si è mostrato poi particolarmente titubante ed imbarazzato riguardo alle vicende successive al naufragio, quando si è trattato di riferire la circostanza (risultante dalle SIT) della convocazione ricevuta da parte di  Costa Crociere  che già in data 31 gennaio 2012 ha provveduto a fargli firmare una quietanza “tombale” di ogni voce di danno subita.

Prima il teste ha negato di conoscere la signora Porcelli poi a seguito di contestazione del Ns. Avv. Guarini non solo ha dovuto ammettere che era stata la Porcelli ad informarlo della necessità di un incontro con il datore di lavoro, ma al termine dell’esame si lascia addirittura sfuggire di un SECONDO incontro con i vertici di Carnival e dell’assicurazione.

Il risarcimento totale incassato da Iannelli (a soli 18 giorni dal naufragio) ammonta a più di 11.000 euro e la quietanza reca la data del 31 gennaio anche se Iannelli dichiara di averla firmata ma di aver ricevuto la somma qualche tempo  dopo…oltre a tali somme il teste risulta inoltre aver incassato ulteriori somme dall’INAIL per quanto riguarda i giorni di lavoro persi.

Insomma, un teste chiave sulla plancia di comando, che, a pochi giorni di tempo dalla catastrofica manovra, viene ascoltato in una sorta di audit interna e segreta della Costa e poi, frettolosamente, liquidato con un risarcimento di 11mila eruo, prima ancora che uscisse fuori la proposta lungamente concordata con le associazioni di consumatori per il risarcimento dei passeggeri.

Coincidenze molto strane nei pagamenti che lasciano comunque una evidenza assolutamente incontestabile: la Compagnia ha risarcito con incredibile velocità e generosità alcuni soggetti, stranamente tutti in qualche modo coinvolti in modo moto diretto ai fatti od ai vertici della Società, ha imposto a tutti gli altri lavoranti in mare (indonesiani, pakistani etc.) di accettare un misero risarcimento in meno di mille euro, mentre per i passeggeri della Concordia sono stati necessari molti mesi di trattative ben pubblicizzate dalle associazioni coinvolte, per arrivare ad una sofferta e modesta proposta di 11mila euro + 3mila, pari a quello che è stato riconosciuto al Sig. Iannelli meno di venti giorni dopo il naufragio!