Una richiesta in linea con i capi di imputazione e con le gravi responsabilità di Francesco Schettino, ma certo, trattandosi di reati pur sempre di natura colposa, si arriva attraverso il cumulo materiale dei vari reati e la prevalenza di tutte le aggravanti, ad una richiesta di condanna pesantissima. Siamo sicuri che il Tribunale darà all’imputato la pena che merita, non spetta a noi parti civili dare valutazioni sulla misura della pena detentiva di un uomo ad oltre un quarto di secolo di carcere, come non ci è stato consentito di intervenire sulle pene – oggi ancora più risibili – accordate in fase di patteggiamento a tutti gli altri coimputati.
Da lunedì dopo la pausa hanno preso la parola le parti civili e per il nostro legal team ad aprire la via con un intervento a gamba tesa é stato Sergio Bellotti, seguito dal Collega Stefano Minasi. Hanno entrambi posto con forza e vigore il tema collaterale ma strategico della responsabilità di Costa Crociere, che del vincolo inscindibile e diabolico che li lega, tornando ad affermare che il patteggiamento ex D.Lgsl 231/2001 che prevede la responsabilità amministrativa delle società derivanti dai reati commessi dai loro dipendenti, confermando che in questo processo la Società ed i suoi vertici ben avrebbero potuto sedere affianco a Schettino sul banco degli imputati. Ottimo l’approfondimento del diritto ai danni punitivi, e soprattutto sulla natura dei danni alla persona, patrimoniali e non patrimoniali, esistenziali e da vacanza rovinata, tema poi ripreso ed ampliato da molti altri colleghi civilisti.
Toccante l’intervento del palermitano Avv. Salvatore Vitrano, che ha mostrato al Collegio e a tutti il “volto umano di questo processo”, rimettendo al centro del dibattito le vittime e le loro sofferenze.
Preciso e chirurgico l’intervento del Collega barese Domenico Chirulli che ha ricordato con passione il dramma dei suoi assistiti, il loro diritto ad un risarcimento equo e l’impegno profuso dai difensori, attraversando più volte l’Italia per seguire il Processo.
L’avv. Gallenca ha invece costruito il suo intervenuto sulla necessaria riqualificazione del capo di imputazione per omicidio in termini di dolo diretto, citando la sentenza della Cassazione sulla vicenda Thyssen e ricordando come questo processo non può esser affrontato come “un maxi tamponamento sull’autostrada del sole”.
Per quattro giorni le parti civili si sono battute con passione in una progressione che ha visto impegnati tutti noi.
L’avvocato Cesare Bulgheroni con una memorabile discussione ha perfettamente ricostruito, anche con le immagini della nave prima e dopo l’impatto, il clima festoso dei passeggeri a cena in contrapposizione a quello kafkiano e surreale della plancia di comando: il comandante che arriva accompagnato da una simpatica ballerina e che con grande esuberanza assume il comando dopo aver chiamato “quel grandissimo commodoro” di Palombo, sincerandosi così è solo così dei fondali per eseguire la scellerata manovra dell’inchino. Addirittura richiamando Rusli Bin “che se tanto mi dà tanto stava pulendo i finestroni con il vetril” per affidargli il timone a mano della Concordia e fare letteralmente al buio “l’accostatona” al Giglio. Un clima di surreale ilarità, una plancia popolata di personaggi che potrebbero essere quelli di un circo.
E poi la tragedia, il dramma e le morti. I passeggeri che si trasformano in naufraghi a terra sul Giglio. Con un responsabile morale: il Commodoro Palombo, l’unico a conoscere le intenzioni di Schettino quella sera ed al quale – anche – viene dedicata l’esecuzione del passaggio. Morti non impedite dalle misure di sicurezza di una nave che non era assolutamente efficiente e che anzi presentava gravissime avarie.
E dopo Bulgheroni il testimone è passato all’Avvocato Massimiliano Gabrielli, che in una progressione straordinaria partendo proprio dalla responsabilità di Schettino per le menzogne, causa principale delle morti, individua il ruolo di Costa Crociere nell’aver messo al comando della nave un uomo che sapeva avere quella tendenza alla menzogna, lo diceva espressamente il suo ex comandante Palombo, ed affonda sul danno punitivo, spingendo sulla diversa accezione del danno da responsabilità aggravata dalla condotta, sommergendo il collegio di tesi dottrinali e spunti giurisprudenziali a sostegno di una possibile applicazione del tutto credibile ed opportuna ma che, durante il processo, veniva arginata come fosse quasi una oscenità e che aveva fatto venire “pruriti a molti”.
Dopo aver dissertato abilmente sul danno punitivo l’avvocato Gabrielli ha ricordato come le politiche di risparmio di Costa Crociere, provate dall’assunzione di personale poco qualificato e di ufficiali “fatti in casa” giovani e impreparati, ha di fatto abbassato il livello della prevenzione e della sicurezza, e quindi fatto aumentare il rischio per l’incolumità dei passeggeri, guadagnandoci sopra; per questo merita una punizione esemplare, una “mazzata economica” perché una cosa del genere non gli convenga più. “Questo é l’unico linguaggio che questa gente conosce” ha concluso il collega, in questo modo provocando la reazione del legale della responsabile civile, che ha abbandonato l’aula per protesta, con il seguito di tutto il suo docile codazzo! Una mancanza di rispetto che il Collegio non ha gradito.
Hanno poi preso la parola Antonella Carbone e Annamaria Romeo, a cesellare sul danno da Disturbo Post traumatico da stress, provato dal lavoro fatto in aula dal lavoro dei consulenti, ed in particolare dal Prof. De Girolamo. E poi una infinità di altre prospettive offerte da altri colleghi, Giuseppe Quartararo per Inail, Fabio Targa per i suoi clienti, Michelina Suriano che ha sempre partecipato praticamente a tutte le udienze. Lunghi, complessi e articolati gli interventi delle parti civili di natura istituzionale: l’Avv. Pinna per la avvocatura dello Stato, i difensori del wwf, degli altri enti, ed in particolare dell’isola del Giglio: altissime le cifre chieste a titolo di risarcimento, 200 milioni di euro per il comune dell’Isola.
Dopo di loro l’intervento dell’avvocato Alessandra Guarini, che ha esordito citando Sciascia: “Schettino inchiodato su queste carte come un Cristo“. Per poi proseguire con una ricostruzione dei fatti in chiave retrospettiva o forse introspettiva. Schettino voleva dimostrare la sua bravura ai suoi ospiti ma soprattutto al Commodoro Palombo, il suo maestro, l’uomo di cui non era mai riuscito a soddisfare le aspettative. L’uomo che infatti aveva affidato il precedente passaggio al Giglio al “puntiglioso Garbarino” per la festa di Ferragosto del 2011. Innescando una gara tra comandanti agli occhi del Commodoro. Duro l’affondo su Palombo e Foschi, due testimoni chiave di questo processo. Non meno dura l’analisi di alcune testimonianze rese da dipendenti e ufficiali di costa, fondata sulla profonda conoscenza delle carte processuali della nostra esperta collega. Un filo logico ineccepibile: affondando le mani in quelle carte processuali, ne escono piene di gocce di ambrosia, gli elementi di responsabilità della compagnia e dei loro vertici aziendali. Ed infine, la richiesta di una condanna non generica ma con contestuale liquidazione di tutti i danni, anche in chiave punitiva, l’unico modo per fare giustizia, con trasmissione degli atti per il reato di cui all’art. 451 c.p. a carico di Pierluigi Foschi e per il reato di falsa testimonianza a carico di Paolo Parodi.
L’ultimo a scendere in campo della nostra cordata é stato Edoardo Mensitieri, chiudendo i nostri interventi con una precisa e dotta analisi della condotta dell’imputato in relazione alla componente punitiva del danno.
Nessuno di noi ha tralasciato di dare ampio spazio negli interventi alle storie degli assistiti, protagonisti ed eroi-vittime di questa vicenda.
A seguire l’intervento di Codacons, rappresentata in aula da Giuliano Leuzzi che non esista a mettere sotto giudizio severamente ed in forma diretta la Procura di Grosseto, rea di non aver voluto vedere ciò che invece era evidente, con un lavoro investigativo polarizzato su Schettino a tutto vantaggio di Costa Crociere. L’Avv Leuzzi ripercorre posizioni del Codacons per le quali ci siamo trovati in aperto e fortissimo contrasto durante alcune fasi del processo, punta tutto sull’incidenza causale dell’errore del timoniere, ribadisce la assurdità delle posizioni assunte dal tribunale riguardo al rilascio delle copie, per le quali aveva richiesto in passato anche di dichiarare la nullità dell’intero processo, e poi si riallinea alle nostre posizioni quando tratta del malfunzionamento del DGE e degli ascensori come concausa sul numero delle vittime. Infine chiude in maniera roboante: Costa Crociere ha alterato i dati sui test periodi sul DGE ma ancora una volta la Procura ha voltato la faccia in modo troppo eclatante dall’altra parte, chiedendo l’archiviazione del procedimento con motivazioni “da teatro dell’assurdo”, ed iscrivendo d’ufficio per calunnia il denunciante!
In chiusura parla il legale della responsabile civile Costa Crociere, a cui si dedica la intera udienza del venerdì, e che ha senza mezzi termini definito non condivisibile ed anzi incomprensibile il lavoro delle parti civili per dimostrare le responsabilità di terzi, a tutto vantaggio dell’imputato!
Gli sforzi maggiori sono però riservati alla contestazione dei danni chiesti dal ministero dell’ambiente, della Regione Toscana e del Giglio. Il legale di Costa dedica ampio spazio anche alle richieste risarcitorie anche di un’altra parte civile: SOS Concordia. Una associazione di 180 persone.
Poi passa alle altre parti civili.
Ricorda le cifre già versate per l’equipaggio, comprese le vittime, e per i naufraghi, 66 milioni di euro solo per questi ultimi. I deceduti, risarciti 24 su 26, con complessivi 24 milioni di euro. Provata la volontà risarcitoria! Molte parti civili risarcite durante il processo. Del resto ampia e costosa é stata la copertura assicurativa. I casi aperti riguardano il contrasto sul quantum. Un’offerta iniziale é stata fatta ma ritenuta oltraggiosa per i naufraghi. Spiega quindi come é stata quantificata e richiama le stesse indicazioni delle associazioni di consumatori, tra queste la stessa Codacons! É stato fatto un accordo con tutte le più importanti associazioni di consumatori, riunite ad un tavolo del 27.1.12. Questo a dimostrazione della congruità della formulazione dell’offerta. I mancati accordi sono, quindi, frutto dalla difficoltà di accertamento dei danni lamentati perché legati a lesioni solo psichiche o psicologiche. Sintomatologie vaghe e documentazione medica insufficiente. Passa quindi a fornire criteri al tribunale per la liquidazione del danno: il ricorso subito ad una struttura pubblica, la continuità del supporto psicologico, un percorso farmacologico, una attestazione circa la perdita della capacità lavorativa e informazioni anamnestiche. Il giudizio finale non può che essere lasciata ad una parte terza. Insomma, il contributo offerto dalle parti é utile ma non sufficiente; si professa diligente nel processo e pronta a pagare, ma suggerendo sottovoce poi al Tribunale che non ritiene che questi pagamenti debbano uscire dal processo penale. La complessità della quantificazione va rimessa dunque al giudice civile, con nuove perizie.
Dalle difficoltà di accertamento delle patologie consegue l’impossibilità di riconoscere provvisionali.
Afferma poi che i beni e gioielli non sono andati perduti se contenuti nelle casseforti, ma anche su questa tesi difensiva di Costa Crociere, dopo essere stati per due anni sott’acqua, abbiamo delle ovvie perplessità.
A quel punto apre alle osservazioni specifiche e mirate ad alcune posizioni. Ed alle offese a scena aperta agli avvocati delle vittime.
Critica nello specifico alcune delle richieste risarcitorie perché, ridicolizzandole, sarebbero del tutto prive di fondamento. Il danno punitivo è roba da telefilm americani chiesto da chi, a suo dire, non dovrebbe nemmeno prendere la parola in aula, e anche il solo sollecitarlo in Italia è chiedere qualcosa “contra legem“. I biasimi più astiosi non sono alle pretese, ma agli avvocati.
Dopo una discussione tutto sommato corretta e in linea ad una posizione giuridica sostenibile, l’avvocato De Luca apre lo scolo delle acque nere, delle offese personali e professionali verso gli avvocati che, evidentemente, non sono stati addomesticati dallo strapotere mediatico ed economico della multinazionale e si sono rivelati troppo fastidiosi nel dare il massimo, nel cercare l’affermazione della verità e della giustizia oltre la lettura di una norma del codice, e che non si sono limitati, anche in sede di discussione, al deposito di conclusioni scritte da una paginetta, richiamandosi velocemente alle stesse come pure hanno fatto in tanti e tanti altri avvocati dei passeggeri.
Un clamoroso scivolone di stile, già dimostrato in tante dichiarazioni fatte ai giornali negli ultimi tre anni ma che mai si era avuto l’ardire di pronunciare in aula ed ai microfoni del Tribunale, e anticipato dalla pubblica gaffe, ripresa severamente dal presidente Puliatti, per l’uscita scenografica dall’aula mercoledì durante la discussione delle parti civili.
L’avvocato di Costa Crociere, auto ergendosi a professore del diritto stantio ed ammuffito, eroga insufficienze a tutti e, per finire, mette la nota sul registro per cattiva condotta agli scolaretti indisciplinati. Minaccia infatti espressamente di iniziative legali contro gli avvocati Gabrielli, Guarini e Mensitieri per le loro affermazioni sulla responsabilità di Costa.
D’altronde si sa che chi ha paura e non ha argomenti, insulta.
Alla prossima sessione la discussione dei difensori di Schettino, assenti dall’aula durante le ns discussioni, evidentemente interessati più alle comparsate televisive su Porta a Porta che al nostro volto del processo, rappresentati in udienza solo da una giovane collega d’ufficio.
VIDEO DELLE DISCUSSIONI DEGLI AVVOCATI DI PARTE CIVILE NEL PROCESSO COSTA CONCORDIA – FRANCESCO SCHETTINO
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Avvocato Alessandra Guarini
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