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7 anni dal naufragio Concordia

Era più o meno ora di cena quando, il 13 genaio 2012, la Costa concordia si apprestava ad eseguire l’accostata all’isola del Giglio, un passaggio in “navigazione turistica” meglio conosciuto come “inchino”, all’epoca un termine noto solo ai marittimi e poi divenuto patrimonio gergale comune; alle ore 21:43 l’impatto con lo scoglio affiorante delle “Scole”. Inutile qui ed oggi ricordare i nomi ed il peso delle responsabilità accertate e quelle rimaste in penombra, quelle dichiarate e quelle non cercate.

Il giorno della memoria ha universalmente uno scopo diverso, ricordare un evento epocale, catastrofico e tristemente drammatico, allo scopo di commemorare le vittime, non dimenticare mai la drammatica vicenda vissuta da tante persone (in questo caso oltre 4mila a bordo) ed infine aumentare la prevenzione nella consapevolezza della evitabilità e ripetibilità di un evento simile. Il naufragio della Concordia in questo senso possiamo certamente dire che – nella sua dimensione epocale e processualmente eclatante – ha di sicuro cambiato qualcosa in positivo; al di là ed oltre dei risultati civli e penali, i passeggeri sanno per certo che quanto è accaduto loro, difficilmente potrà ripetersi in un prossimo futuro, avendo l’incidente contribuito ad introdurre nuove regole nautiche e limitazioni operative più rigide per impedire una così deliberata ed incauta gestione della sicurezza della navigazione ed una altrettanto approssimativa e criminale gestione delle emergenze.

Oggi, a distanza di 7 anni esatti, ricordiamo le persone che hanno perso la vita e quelle che sono sopravvissute al semi-ribaltamento della nave da crociera, miracolosamente andata ad incagliarsi su un basso fondale appena fuori il porto del Giglio, grazie solo al vento favorevole, evitando conseguenze e perdite di vite enormemente peggiori. Per 3 anni la Concordia è rimasta lì, a mo’ di monumento all’assurdità umana ed a fungere da funesto monito per le navi in transito.

La gigantesca nave è stata ormai rimossa e velocemente smantellata, ma la memoria no, quella non può e non va rimossa; a tutte le persone che erano a bordo ed a tutte le moltissime altre che in vario modo hanno partecipato a questa vicenda, va riconosciuta e dedicata questa ricorrenza: a chi non ha più voce ma anche a chi non può e non vuole dimenticare.

Udienza appello Concordia del 28.04.2016

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Il processo di appello Concordia a Firenze

Sì è aperto il 28.04.2016 processo di secondo grado presso la Corte di appello penale di Firenze, nel quale dovrà essere valutata la correttezza della decisione dei giudici di Grosseto, che hanno condannato il comandante Francesco schettino a 16 anni di carcere, e Costa Crociere al pagamento dei risarcimenti, con provvisionali a favore dei passeggeri tra i 30.000 e 50.000 euro ciascuno. Il processo si è svolto nella maxi aula dove recentemente è stato celebrato l’appello di Meredith Kercher nel nuovo palazzo di giustizia fiorentino, in un contesto molto differente da quello del precedente contesto nel teatro moderno di Grosseto: imputato assente, divieto di riprese televisive in aula, numero estremamente ridotto di parti civili che hanno proposto appello, ed ovviamente nuovi giudici, nuovo rappresentante della pubblica accusa, e nuovo difensore di Schettino, in affiancamento all’avv. Laino. La netta sensazione è che a questo processo si sia voluto imporre a tavolino e da più parti un basso profilo mediatico, concentrazione e sintesi estrema degli interventi delle parti processuali, e percorso diretto verso la decisione già a fine maggio, seguendo una serratissima calendarizzazione delle udienze, mediamente previste un giorno sì ed uno no per tutto il mese prossimo.

In apertura si è ascoltata la introduzione sintetica del giudice consigliere relatore, il quale ha predisposto e reso disponibile alle parti, prima della udienza, una lunghissima e dettagliata relazione (scritta 262 pagine), con la quale si illustrava il contenuto ed i motivi dei vari atti di appello, quello proposto dalla Procura di Grosseto, dall’imputato e dai suoi difensori, quelli di molte parti civili ed infine della responsabile civile Costa Crociere S.p.A., con i quali ciascuno chiede una revisione della precedente decisione sotto diversi ed opposti profili.

Esaurita la relazione illustrativa al Collegio, ha preso la parola il PM Dottor Alessandro Leopizzi, inviato da Grosseto ad affiancare la Procura Generale nel compito di sostenere la affermazione di responsabilità ottenuta in primo grado, contrastando i motivi di appello sopratutto del nuovo difensore di Schettino, che si proponeva molto ambiziosamente di smontare la decisione attraverso la riapertura del dibattimento e una “super-perizia”. Il sostituto procuratore di Grosseto, ancora una volta, ha dimostrato la sua conoscenza enciclopedica di ogni singola carta processuale, di ogni profilo di responsabilità minuziosamente accertato nei confronti del Comandante, ed ogni singola contraddizione in cui quest’ultimo è caduto nel corso della lunghissima fase dibattimentale, nonchè la sua efficacissima capacità espositiva e di lucida interpretazione delle risultanze istruttorie a carico dell’imputato. Il Dottor Leopizzi si è concentrato nella replica ai motivi di appello dell’avvocato Laino e sopratutto dell’avvocato Senese, nuovo difensore in questo grado di giudizio per Schettino, procedendo in una analisi punto per punto delle doglianze attraverso le quali questi erano giunti a chiedere (addirittura) la assoluzione del Comandante, sostenuta dalla lamentata violazione di una analisi obiettiva dei fatti e di un preteso accanimento, non solo mediatico ma anche processuale, nei confronti dell’imputato. Il risultato, dopo circa tre ore e mezzo di ininterrotta discussione, ed attraverso una opera di totale distruzione logica e giuridica – spesso tratteggiata da toni toscanamente ironici e, nonostante la minuziosità dei ragionamenti e riferimenti anche processuali, mai resa incomprensibile anche al semplice ascoltatore – è stato il venir meno di ogni credibilità e sostenibilità dell’appello difensivo dell’imputato.

Dopo la pausa, la parola è passata al sostituto Procuratore Generale di Firenze, dott. Giancarlo Ferrucci , il quale sembrava scalpitare nella attesa di proporre i suoi argomenti alla platea, che però hanno mostrato tutto il limite di chi – esattamente come l’avvocato Senese per Schettino – non ha seguito ognuna delle 71 udienze per oltre 600 ore di dibattimento, non conosce ogni aspetto – anche non processuale – della vicenda, e non ha certamente letto le 56.000 pagine per oltre 120 faldoni in cui si racchiudono le attività, in 2 anni di processo, di tre Giudici, 4 PM, 65 avvocati, oltre 180 testimoni e consulenti che hanno raccontato in aula la tragedia del Giglio in ogni suo aspetto.  L’intervento di chi, insomma, non ha vissuto il naufragio: quello che ne esce è una prospettiva, a livello spesso da conversazione al bar, sul disdoro della marineria italiana e sulle colpe morali di Schettino.

Passando alla richiesta delle pene, Ferrucci ha proposto 9 anni di reclusione per naufragio colposo; 15 anni per omicidio colposo plurimo e lesioni plurime colpose (i 32 morti e decine di feriti); 3 anni per abbandono di persone incapaci; più 3 mesi di arresto per false comunicazioni alla capitaneria, riproponendo l’aggravante della colpa cosciente, arrivando in totale a superare perfino le pretese dei PM di Grosseto, per oltre 27 anni di carcere per reati colposi, in una iperbole che riteniamo tanto improbabile quanto la assoluzione di Schettino.

Un gioco al rilancio da tutte le parti processuali: Noi ovviamente chiediamo più soldi ma soprattutto giustizia, puntiamo nuovamente ad allargare le responsabilità nei confronti anche di Costa Crociere, e non serve certo una nuova perizia, nelle carte processuali, anche se non entrato a pieno titolo nella sentenza, c’è già tutto per dimostrare i malfunzionamenti, la impreparazione dell’equipaggio e tutto quanto ha contribuito a preparare il terreno per la tragedia messa in opera da Schettino.

Dopo aver sfrondato velocemente i banchi da molte presenze di avvocati che si sono limitati a depositate conclusioni scritte, e le prime schermaglie tra avvocati di parte civile e difensori di Schettino e Costa Crociere, è saltata la prossima udienza calendarizzata e si riprenderà il 4 maggio con l’avvio delle discussioni di alcuni tra gli appellanti di parte civile, per proseguire il 6, 9 e 10 maggio con altre parti civili fino ad esaurimento.

13/01/2016 quattro anni dal naufragio Concordia

Sono passati quattro anni esatti dal tragico naufragio della Costa Concordia al largo dell’isola del Giglio; il relitto della nave, rimasto a lungo adagiato su un fianco come monumento alla assurdità umana, è stato rimosso e quasi completamente smantellato. Non si cancella invece per tutti noi la memoria ed il ricordo per le vittime e l’impegno per coloro che hanno avuto la vita stravolta da quella che doveva essere una crociera felice;  il processo penale, giunto ad una severa condanna nei confronti del Comandante Schettino, pende ora in appello, nel segno della nostra costante ed instancabile ricerca delle concorrenti e ancora più gravi responsabilità dell’armatore.

Un processo storico che ha cambiato già molte regole sulla sicurezza a mare, ma che può ancora dare un significato a questo incidente, affinché non ci sia più una altra Concordia.

Udienza  1 dicembre 2014: I CONSULENTI DI COSTA CROCIERE. 

PTSDbrain1Terminata la fase dibattimentale dedicata all’esame delle centinaia di prove offerte al Collegio dei Giudici ad iniziativa del Pubblico Ministero, e quella successiva dei testimoni e consulenti delle parti civili, il 01 dicembre 2014 viene data la parola alla responsabile civile Costa Crociere, la quale, attraverso i propri consulenti, cercherà di dimostrare la assenza, o minore incidenza, del danno determinato dal naufragio e richiesto dalle parti civili costituite in giudizio: i passeggeri, lo Stato, gli enti locali od associazioni.

Il primo dei consulenti di Costa, è il prof. Giuliano Noci,  ingegnere gestionale del politecnico di Milano, che, attraverso la proiezione ed una pedante esposizione di una infinita serie di slides, procede alla analisi dell’impatto economico dell’incidente sull’isola del Giglio, la provincia di Grosseto, la Regione Toscane e l’Italia. Da tale studio, recuperando i dati dei bilanci/redditi di tutti i soggetti coinvolti, compresi i privati, imprenditori e società presenti sull’isola, secondo il consulente il trend economico negativo, conseguente essenzialmente all’impegno da parte delle varie amministrazioni di risorse da dedicare alla gestione della emergenza ed alle intuibili influenze negative sul turismo, sarebbero state comunque ben bilanciate dalle massicce presenze per quasi tre anni di personale della titan-micoperi, dei giornalisti e turisti “curiosi”, e dai colossali investimenti destinati al recupero e rimozione del relitto.  Le società di capitali e le attività gigliesi in genere, per fare un esempio, recuperando i dati delle varie dichiarazioni fiscali, avrebbero avuto un aumento medio del 25% – 30% dal 2011 al 2013, compensando e recuperando la limitata riduzione dell’attrattività turistica con l’indotto legato alla gestione del dopo incidente, che, dato alla mano, avrebbe prodotto ricchezza per l’economia dell’isola e dei suoi abitanti. L’impatto economico positivo – a seguito delle operazioni di recupero del relitto – viene quantificato sul Giglio in 20 milioni e 500 milioni per l’Italia.

Insomma un beneficio economico e di immagine per tutti, anche a parere del secondo consulente Costa – il sociologo Giorgio del Mare – che ha analizzato statisticamente l’attenzione dei media, televisioni e carta stampata, e l’effetto derivato sull’immagine del Giglio dopo il naufragio. Con statistiche più in stile da trasmissione “prima porta” di Bruno Vespa che processuale, il consulente della compagnia ci dice che l’isola è oggi nota a 8 italiani su 10, mentre prima dell’incidente lo era soltanto a 4 italiani su 10, il 72% delle persone pensa che i gigliesi siano molto ospitali, il Giglio sarebbe la meta più desiderata tra 19 piccole e medie isole, dopo Capri e Ischia. Il 66 per cento degli italiani, infine, desidererebbe trascorrere una vacanza al Giglio, di contro al 67 a Venezia.

Costa Crociere sostiene, quindi, che il ritorno per il Giglio, per la Toscana e per l’Italia intera, non scomodando per fortuna il pianeta terra e la via lattea, sia stato decisamente positivo grazie alla iniezione di danaro derivante dalle operazioni di recupero del relitto. Peccato che poi il dott. Angelo Borrelli della protezione civile, facendo il conto dei costi di gestione della emergenza (16 milioni e 610 mila euro), ci ha riferito che sulla intera somma solo una parte è stata riconosciuta dalla compagnia e che i pagamenti sono stati fatti tutti dalle assicurazioni. Insomma, alla fine della fiera Costa Crociere non ha “cacciato” un euro!

Ma veniamo infine al TERZO CONSULENTE DI COSTA CROCIERE, che ci interessa direttamente, poiché il prof. Costantino Ciallella è il medico legale della compagnia di navigazione – chiamata nel processo penale a rispondere economicamente (anche) dei danni subiti dai passeggeri, soprattutto a livello di danno biologico e disturbo da stress post-traumatico. Possiamo subito dire che l’intervento in aula e la relazione scritta depositata dal consulente, si sono rivelati al di sotto dei nostri timori e davvero di poco spessore, sia fisico (poche pagine di parte “generale” e qualche accenno – a campione su 4-5 posizioni – rispetto a centinaia di parti lese) che scientifico (il medico legale non dimostra di avere alcuna specializzazione in psicologia-psichiatria e sopratutto in ptsd). A ns. domanda (Avv. Massimiliano Gabrielli) emerge sopratutto che i casi effettivamente esaminati dal consulente di Costa attraverso una visita e/o la somministrazione di questionari a qualcuna delle parti civili costituite in questo processo è pari a zero. Di oltre 3.000 passeggeri il prof. Ciallella afferma (senza dimostrarlo in perizia o fornendo alcun riscontro documentale o anagrafico) di aver incontrato 3-4 persone. Sulla rilevanza dei CAPS sostiene che i questionari siano troppo settoriali e più adatti a stress da eventi post-bellici – nonostante, a partire dal 1980, il DSM-III (che ha fatto la classificazione internazionale delle malattie dell’OMS), ha incluso la categoria diagnostica del disturbo post traumatico da stress, DPTS o PTSD, e che lo stesso individui lo strumento diagnostico dei questionari CAPS come il “golden state” per la classificazione di tale psicopatologia.

Cade poi in contraddizione sostenendo che non sia possibile diagnosticare il DPTS come danno permanente in mancanza di certificati, e di una significativa variazione del comportamento o stile di vita nel soggetto. Non riesce però a spiegare secondo lui come sarebbero valutabili tali modifiche nel soggetto se non attraverso i CAPS. Conferma in ogni caso che è innegabile, secondo tutta la letteratura scientifica mondiale, che persone esposte ad un evento traumatico grave abbiano un rischio molto elevato di soffrire di un DPTS. Sempre su ns domanda è costretto – a tal riguardo – a rispondere che – su una scala da 1 a 10 – il naufragio di una grande nave di crociera rappresenta un evento stressante gravissimo PARI A 10. Il massimo previsto dai CAPS.

L’esistenza di effetti psicopatologici dovuti al naufragio è in ogni caso stata apertamente ammessa dalla stessa Costa nella lettera inviata a tutte le vittime italiane del naufragio, firmata da Andrea Tavella (Direttore Commerciale e Marketing Italiana di Costa) e datata 08.02.2012 nella quale si legge: “…siamo consapevoli che per Lei potrebbe essere difficile tornare alla normalità della vita quotidiana cancellando il ricordo dei momenti legati all’incidente vissuto…..proponendole…. un adeguato servizio di supporto da un punto di vista psicologico”. Alla lettura (sotto forma di domanda) del passo di tale lettera, il consulente della compagnia non può che condividere quelle considerazioni, riconoscendo, conseguentemente, il fatto che le vittime di DPTS tra i passeggeri possono soffrire di gravi menomazioni nel loro funzionamento psicosociale, ossia che il disturbo può produrre effetti molto gravi sulla vita di tutti giorni, sui rapporti interpersonali, sulla capacità lavorativa, etc.

Insomma concludiamo con una giornata molto positiva per noi difensori dei passeggeri, uscendo rassicurati dal confronto tra la credibilità dei drammatici racconti dei nostri clienti in aula e delle solide relazioni dei nostri consulenti sul PTSD, e la blanda strumentalità delle difese di Costa Crociere.

Ora starà al Tribunale fare – in sentenza – uno sforzo di apertura mentale e riconoscere ai passeggeri un giusto risarcimento economico con una provvisionale adeguatamente compensativa dei danni da ciascuno di loro dimostrati in giudizio.

A partire dalle giornate del 02-03 e poi 11-12-13 dicembre si prosegue con l’atteso esame del Comandante Schettino, ansioso di raccontare la sua verità sottoponendosi alle domande prima dei PM e poi di noi parti civili per finire con i suoi difensori, e che rendiconteremo con un articolo separato per ogni turno.

Udienze 17 e 18 Novembre 2014: I DANNI DEL GIGLIO

IMG_6035Udienza 17 novembre:  è l’udienza dedicata alle parti civili di natura istituzionale: il Comune del Giglio, la Regione Toscana, la Camera di Commercio e la Provincia di Grosseto; per il ns pool è in aula l’Avv. Alessandra Guarini.

Tutti gli enti hanno presentato un conto molto salato a Costa Crociere per spese di soccorso, sovraccarico burocratico, opere pubbliche ritardate, calo turistico e riduzioni di richieste di attracco di imbarcazioni oltre al danno di immagine.

Il solo Comune del Giglio ha chiesto circa 200 milioni di euro! Il danno, oltre che negli esborsi anticipati, è calcolato per 1.418 residenti per 920 giorni di permanenza del relitto, stimando con perizia un valore variabile tra 96 e 145 euro al giorno. In realtà il Comune non può chiedere il danno biologico per conto degli abitanti (lo farà il giorno dopo la associazione SOS Concordia) “ma – spiega uno dei suoi legali, l’avvocato Maria Chiara Zanconi – abbiamo voluto evidenziare un ordine di grandezza, offrire un parametro alla valutazione equitativa del giudice”.

Da parte nostra, come legali dei passeggeri, crediamo che certamente un disagio per i gigliesi ci sia stato, ma riteniamo che non possa esser minimamente paragonabile al vissuto dei naufraghi, e che il fastidio per la visione da terra della raccapricciante sagoma del relitto Concordia, non abbia confronto con il vero e proprio senso di panico che quella sagoma comporta per molti nostri clienti, lo abbiamo visto in aula, trascinandoli di nuovo nel buio ricordo della tragedia, ogni giorno nella loro mente e per ben più dei 920 giorni di permanenza del relitto a largo dell’isola.

Molti dei testi escussi per l’isola del Giglio, a partire dal Sindaco Ortelli, hanno riferito di aver preso parte in prima persona alle operazioni di soccorso dei naufraghi, ed aver notato che le scialuppe arrivavano alla rinfusa, rischiando collisioni. Insomma, per loro, da buoni isolani e uomini di mare, era chiaro che chi le portava non aveva la benché minima capacità o preparazione alla conduzione di imbarcazioni.

Il sindaco Ortelli ha confermato che quella tragica sera nessuno di Costa Crociere prese contatto con lui, nemmeno per organizzare i soccorsi. O MEGLIO: solo due ufficiali lo avvicinarono per chiedere dove potevano custodire un borsone che a loro dire conteneva il denaro contante presente sulla nave! Il sindaco indicò un luogo dove i due si recarono e poi non li rivide più.

E’ infine stata confermata quindi la presenza di questo famigerato borsone, che evidentemente conteneva un carico ingente di danaro od altro contenuto misterioso, ma di evidente valore ed irrinunciabile; resta la legittima domanda sul perché ci sarebbe stata una valigia piena zeppa di soldi in contanti, posto che, come tutti sanno, sulle navi della Costa Crociere non circola danaro e si usa per tutto quanto la carta “di credito” del passeggero, e chi possa esser stato il losco figuro al vertice della Costa ad aver chiesto a Schettino, invece di preoccuparsi dei passeggeri, di portare a terra il malloppo.

Questa infatti pare esser stata la prima ed unica preoccupazione di Costa Crociere durante il naufragio, recuperare un borsone pieno di soldi!

Si accende poi la polemica con i legali dell’imputato sulla dichiarazione del Presidente della Regione Enrico Rossi, anche lui poi sentito come teste: “Eravamo conosciuti per Galileo Galilei e Leonardo da Vinci, ma adesso tutti ci conoscono per Schettino e le sue oscenità“.

Udienza 18 novembre: in apertura la Procura riferisce di aver di aver ricevuto da Genova comunicazione del ritrovamento dei resti dell’ultima vittima. Il Tribunale dispone conseguentemente per il 1 dicembre il conferimento di incarico peritale per il formale riconoscimento.

Si prosegue con l’ultimo teste per la difesa del Comune del Giglio. Conferma del teste al disagio per i gigliesi, le disdette dei turisti. Son saltate le regate e gli eventi programmati a causa del porto invase dai mezzi dalla Micoperi. Conferma il teste, dipendente comunale, di essersi esaurito per il superlavoro, di non aver fatto ferie e di esseri occupato praticamente a tempo pieno dell’attività portuale trascurando le mansioni istituzionali legate al commercio e alle attività produttive. Lo stesso progetto di ampliamento del porto per l’ormeggio di barche tre i 12 e i 24 metri è stato bloccato.

Poi è il turno della parte civile “SOS Concordia“, una associazione che raccoglie la richiesta di danni per molti abitanti dell’isola. Si inizia con l’unica guida turistica, una signora di origini gigliesi, che conferma non solo il calo turistico ma come quelli che arrivavano non fossero affatto interessati all’isola ma solo al relitto! Confermano i testi, cittadini gigliesi e titolari di attività turistiche, le disdette “causa Concordia” anche per il 2014. Poi é la volta di una geometra. Conferma il cambio di vita sua professionale che personale. La paura dell’inquinamento ha fatto in modo che i gigliesi smettessero di investire sulle loro case. Ha avuto un calo di redditi così forte che, avendo tra l’altro un figlio a carico, ha dovuto chiedere un prestito. Dal punto di vista personale tutti ricordano il trauma di quella visione, la gente ferita, gli anziani indifesi e i bambini che piangevano. I testi hanno poi raccontato dello loro vite sconvolte: un’isola occupata e la loro quiete spezzata! Riferiscono delle scuole occupate dai soccorritori e i disagi anche per i bambini gigliesi, pure privati della loro quotidianità. Le vite dei gigliesi cambiate e capovolte come la Concordia!

A chiudere la prova sul danno due consulenti tecnici, sentiti come meri testi per una errata indicazione nella lista testi. Il primo, l’architetto Rolli, riferisce sul crollo del mercato immobiliare e sul deprezzamento del valore delle case dei gigliesi. Assente la nuova edificazione. Le case hanno perso nell’immediato la metà del loro valore e successivamente il dato immobiliare si é assestato intorno ad una svalutazione del 30%. Il secondo, la dottoressa Petracca, psicologo clinico, docente universitario e ricercatrice. Viene sentita come TESTE su eccezione, ovviamente accolta, del responsabile civile. Riferisce di essersi recata sul Giglio per interesse scientifico o anche in qualità di decente. Ha incontrato alcuni abitanti del gigli, che le hanno chiesto aiuto. Persone turbate. Ne ha incontrate 180! Come ricercatrice della psicologia dell’emergenza, é rimasta un mese per rispondere ad una richiesta di aiuto “drammatica”. Le ha incontrate per strada, proprio come un soccorritore. Almeno inizialmente, poi è entrata nelle loro case. La dottoressa ha affermato come esista una correlazione scientifica fra variazioni territoriali e insorgenza di sintomi. Avendo accolto questa richiesta e aiuto, si é organizzata per tornare al Giglio ogni due mesi. Riferisce di aver visto queste prime persone almeno 12 volte. Dice di aver visto persone con “vissuti di morte”. Il trauma di queste persone è, infatti, paragonabile al lutto. Erano come dei “cadaveri”. Anche le espressioni e i segni della comunicazione non verbale facevano pensare che fossero come morti. Anche nei bambini il vissuto della morte si palesava. Ha visto disperazione, mancata progettualità per il futuro nei giovani e paura della morte negli anziani, mancata percezione della realtà. Ha udito problematicità: sofferenza psichica, alterazione della persona/personalità. Ansie, anzi “ansie sociali”. Essendo una comunità traumatizzata, nessuno poteva aiutare gli altri. Bambini che non volevano andare a scuola per paura di altri eventi traumatici. Bastava un rumore a far sobbalzare le persone, mostrando comportamenti con “picchi paranoidei”. Ha ravvisato vere e proprie patologie mentali, sotto forme di ansia e depressione. Ha ricevuto anche chiamate notturne. Il bisogno di aiuto era “senza confini”.

Alla sofferenza dei naufraghi (e dei loro congiunti) va, dunque, aggiunta quella dei gigliesi per aver avuto il loro microcosmo stravolto e per il senso di impotenza rispetto alla enorme catastrofe vissuta e subita.

A fine udienza l’avvocato di Costa Corciere, Marco De Luca, fa le solite dichiarazioni alla stampa, praticamente viene solo per quello: le stime del Comune sono «fantasiose e non realistiche», e per quanto all’immagine dell’isola e degli abitanti «è invece estremamente positiva»! Viva Costa Crociere!

L’udienza riprenderà il primo dicembre 2014 per il conferimento incarico peritale medico legale l’identificazione dell’ultima vittima rinvenuta, per gli ultimi testi delle parti civili ed esame dei testi/consulenti del responsabile civile.

Il 2 dicembre 2014 si procederà con l’esame dell’imputato Francesco Schettino, prorogabile fino al tre dicembre come già indicato. Il collegio indica prudenzialmente altre date di udienza per l’interrogatorio di Schettino: 11, 12 e 13 dicembre 2014. Sono udienze di riserva e solo eventuali, laddove l’esame non si esaurisse. Le aspettative di tutti su questo esame sono decisamente alte, in un senso o nell’altro, e quindi il Tribunale ha giustamente voluto riservare abbastanza spazio.

UDIENZE 22 e 23 Settembre: Ferro, Scarpato e i consulenti medico-legali

aula grossetoRiprende il processo sul naufragio della Concordia dopo la pausa estiva, caratterizzata dalle polemiche sulla partecipazione del Comandante Schettino ad una lezione universitaria riguardo la gestione della crisi a bordo della nave. L’unico imputato del processo non è presente in aula, pare sia malato. Per contro nella programmazione delle udienze future l’Avv. Laino chiarisce che, quando sarà il momento (2-3 dicembre), Schettino si sottoporrà ad interrogatorio, sciogliendo quantomeno una strategia processuale della difesa rimasta fino a questo punto incerta.

Alla udienza del 22 settembre 2014 vengono ascoltati alcuni passeggeri e, per la prima volta, alcuni consulenti medico-legali delle parti civili, i quali relazionano al Tribunale gli effetti, sopratutto in termini di Stress post-traumatico, derivato dalla partecipazione all’evento catastrofico, con irreversibili conseguenze che ormai si sono più volte delineate in tutta la loro drammaticità e, a distanza di oltre due anni e mezzo, si sono cronicizzate e aggravate, peggiorando nettamente le condizioni di vita dei passeggeri. In questa occasione, tuttavia, oltre il suggestivo racconto degli eventi e del persistente ricordo che li condiziona in molti aspetti della vita quotidiana (in molti casi abbiamo ascoltato giovani donne riferire del fallimento di precedenti rapporti sentimentali per la impossibilità di relazionarsi normalmente con l’altra persona), il collegio dei Giudici ha avuto modo di acquisire il parere dei medici curanti e degli esperti medico-legali che hanno seguito e visitato alcuni passeggeri,  attraverso l’esame dei consulenti in aula e la produzione delle perizie, con le quali, in ultima analisi, si quantifica in termini percentuali, il danno permanente che è derivato ai loro pazienti a seguito della loro partecipazione al naufragio. Nel caso di un passeggero di Bologna si riferisce sullo sviluppo di sindromi Parkinsoniani e di una demenza senile, per un’altra passeggera insonnia, bronchite cronica e difficoltà di relazione sociale, paura di ambienti chiusi ed ascensori, un altro una sindrome ossessiva per cui in ogni conversazione finisce per parlare solo della paura di morire e del naufragio del Giglio. Ciò che interessa in questa fase è che tali aspetti vengono evidenziati sotto il piano medico-scientifico, e non solo in base a racconti dei superstiti, trovando riscontro, in termini di nesso causale, la condizione di sofferenza, o di vera e propria patologia, con l’evento oggetto del Processo. Di qui il diritto al risarcimento del danno in favore delle parti civili, che dovrà essere sostenuto dalla responsabile civile, Costa Crociere, unica parte che, non a caso, ha effettuato un capzioso e poco dignitoso controesame dei consulenti e dei passeggeri, negando il possibile collegamento di tali condizioni patologiche con il naufragio.

Alla udienza del 23 settembre, invece, si è avuto modo di ascoltare altri testimoni, originariamente rinunciati dalla Procura poiché ritenuti “sovrabbondanti”. Noi di Giustizia per la Concordia, per voce del sempre presente Avv. Cesare Bulgheroni, abbiamo ritenuto di non accettare in blocco tali rinunce, quantomeno per alcuni testi rivelatesi in effetti tutt’altro che superflui, i quali quindi si sono trasformati in testi delle parti civili, convocati su ns. istanza.

L’esame del responsabile tecnico a terra di Costa SpA, ingegner Pierfrancesco Ferro, che la sera del naufragio era in costante contatto con il responsabile della manutenzione delle navi, Ing. Parodi, e che è stato uno dei primi Tecnical Advisor di Costa Crociere a raggiungere il Giglio dopo il disastro, in effetti, non può certo definirsi irrilevante, quantomeno per quanto riguarda la piena consapevolezze dell’armatore sui molti malfunzionamenti ed avarie sulla Costa Concordia al momento della partenza da Civitavecchia. Due radar su 4 non funzionavano, la capsula del VDR (scatola nera) era in avaria, come anche il comando delle pinne stabilizzatrici e molto altro. Il responsabile tecnico riferisce anche di non conoscere nel dettaglio il bilancio energetico del DGE, il generatore di emergenza andato completamente in tilt durante quella notte, il che la dice lunga sulla mancanza di consapevolezza (o disinteresse) da parte di Costa Crociere su quello che ancora oggi potrebbe avvenire a bordo di qualsiasi nave della serie Concordia (Costa e Carnival) in caso di emergenza black-out; infatti uno dei più accreditati motivi di malfunzionamento del DGE riteniamo possa esser legato proprio al superamento del bilancio energetico del DGE, a causa del simultaneo funzionamento degli ascensori oltre il tempo previsto per riportarli al ponte 4, causando, entrando in tensione con altri apparati molto impegnativi da un punto di vista di assorbimento, un sovraccarico e una corrente “sporca”, che a sua volta potrebbe essere una concausa del guasto all’interruttore che comandava la ventola di raffreddamento del DGE.

Il terzo ufficiale di coperta Diego Scarpato, sempre sentito su ns. convocazione,  riferisce invece, di fatto ma apertamente, dell’ammutinamento dell’equipaggio durante le fasi dello sbarco. “Avevamo capito la gravità della situazione”, ha detto il teste confermando che c’era la chiara percezione da parte di tutti che si stesse attendendo più del dovuto e che chi fosse rimasto a bordo sarebbe andato a picco con la nave. Quindi l’equipaggio agì in autonomia, in completa assenza di un coordinamento e in preda alla paura, diretta conseguenza della sua totale impreparazione, a partire dal vertice di plancia a finire all’ultimo dei camerieri, che, anzi, sono gli unici i quali, una volta giunti a terra, hanno continuato a dare assistenza ai passeggeri e sono rimasti in divisa (gli ufficiali temevano il linciaggio?!)

Scarpato riferisce di aver coscientemente disubbidito ai comandi per ben 4 volte e di aver disapprovato i tempi imposti dalla plancia per l’abbandono: aprirono i cancellati per l’ingresso sulle scialuppe senza attendere il segnale di emergenza generale, imbarcò sulla propria lancia 80 persone invece delle 60 previste, ammainarono le lance sul lato sinistro prima che la nave si inclinasse oltre i 20 gradi benché fosse stato detto di calare solo quelle sul lato destro, ritenendo un “errore” tale scelta, ed infine calò la sua lancia senza attendere l’ordine di abbandono nave. Alla sua decisione, riferisce, molti altri “caposcialuppa” hanno ordinato di calare le lance per paura di rimanere incagliati sul fianco della nave a causa della forte inclinazione. Ma non tutti, ed in effetti altre scialuppe si sono appoggiate sulla murata di sinistra della nave, costringendo le centinaia di occupanti ad arrampicassi di nuovo a bordo, o gettarsi in mare.

Insomma, appare sempre più chiaro che sulla Concordia, inizialmente e finche le cose sono andate bene, tutto dava ai passeggeri l’idea del lusso e della efficienza, ma l’equipaggio e la nave si sono rivelati del tutto inefficienti e non in grado di supportare il black-out e l’abbandono nave. E’ legittimo credere che la situazione sia ancora oggi così sula flotta della Costa Crociere, e che al di là delle sfavillanti luci, delle dimensioni sempre più grandi di questi colossi del mare e delle divise eleganti, queste navi ed il loro equipaggio NON SONO IN GRADO DI GESTIRE UNA VERA EMERGENZA ED UNO SBARCO IN TEMPI COMPATIBILI CON LA SALVEZZA DELLE OLTRE 4MILA PERSONE CHE TRASPORTANO; lo abbiamo visto con la Concordia e con la Fortuna, nella piena inconsapevolezza dei passeggeri si viaggia con avarie significative e perfino vie d’acqua pur di non rallentare la Crociera, si attende oltre il dovuto per cercare di “sistemare” in casa i problemi, si “aggiustano” le dichiarazioni da fare a RINA e Capitanerie di porto sugli incidenti in corso, la manutenzione si fa accendendo e spegnendo dopo 4 minuti il DGE, tanto per vedere se parte (senza mandarlo in tensione o in temperatura), l’equipaggio continua a essere selezionato in base alla nazionalità ed al basso costo della manodopera, senza curarsi che parli italiano (lingua ufficiale di bordo) e spesso neppure in inglese, il ruolo di appello (l’incarico di ogni membro dell’equipaggio per gestire le emergenze, per capirci) è formato tanto per assolvere ad un obbligo di legge, piazzando cuochi e camerieri nella squadra emergenza falla, tanto poi ci si limita a fare delle prove emergenza blande e di puro contenimento (come riferito da Ferro in aula), e così via…

BUONA CROCIERA A TUTTI

Parlano i passeggeri: udienze 12, 13 e 26 maggio 2014

Palco udienzaSalgono sul palco del Teatro Moderno di Grosseto, utilizzato da oltre due anni quale aula di udienza per il maxi-processo Concordia, i veri protagonisti di questa vicenda, i passeggeri vittime del naufragio della nave da crociera, avvenuto tra il 13 ed il 14 gennaio 2012 con a bordo oltre 4000 persone.

Il loro ruolo quindi, dopo quello di parti lese dai reati contestati dalla Procura di Grosseto  a Francesco Schettino ed agli altri ufficiali/manager di Costa Crociere, ed essersi costituiti  come parti civili nel processo penale, è oggi quello di testimoni dei fatti: oltre ad aggiungere con il loro racconto, importanti tasselli sull’enorme mosaico di informazioni che il Collegio di Giudici dovrà ricomporre per la ricostruzione dell’evento in se stesso e del comportamento tenuto in quell’occasione dal Comandante e dagli altri membri dell’equipaggio, i passeggeri hanno anche offerto al Tribunale gli elementi sulle conseguenze fisiche e psicologiche subiti da loro stessi e dai loro familiari, che dovranno essere utilizzati in sentenza per quantificare il risarcimento del danno in loro favore. Ricordiamo che la loro testimonianza è stata acquista su iniziativa degli avvocati di parte civile, avendo i PM rinunciato a sentirli.

Abbiamo così assistito ad una lunga serie di testimonianze di persone che, pur raccontando tutti gli stessi fatti ed evidenziando tutte la totale impreparazione da parte dell’equipaggio, le false informazioni ed addirittura, nei momenti più importanti, il totale abbandono a se stessi dei passeggeri e dei camerieri/cuochi/inservienti, ci hanno fatto appieno comprendere come ciascuno di loro abbia vissuto ed affrontato questa tragedia, che ancora li tormenta, in modo diverso e personale; hanno raccontato la disperazione di chi, chiedendo ad un membro dell’equipaggio sul da fare, si sentiva rispondere “save your life“, in una sorta di “si salvi chi può“, famiglie che, con anziani e bambini piccoli al seguito, sono rimaste bloccate per ore sul ponte n.4 e di chi, per imbarcarsi sulle scialuppe di salvataggio ha subito la legge del più forte dettata dal terrore ma anche dalla totale disorganizzazione, del dramma del padre di famiglia che ha realizzato di essere sul punto di morire, di chi ha lanciato in acqua i propri figli, od è rimasto bloccato a bordo delle scialuppe incagliate sul fianco della nave inclinata ed è dovuto risalire a bordo della concordia attraverso una fune, rimanendo scalzo fino al mattino, e poi, di nuovo senza aiuto od indicazione di qualcuno che sapesse cosa fare, ha deciso di portarsi sul lato destro della nave ed attraversare i corridoi inclinati a 45% della Concordia, trasformatisi in scivoli totalmente al buio, e per alcuni, purtroppo, in tunnel mortali.

E così, in una interminabile processione di testimonianze, eguali fra loro ed allo stesso diverse una dall’altra, NESSUNO dei passeggeri riesce ancora oggi, ad oltre due anni di distanza, a reggere l’emozione, e TUTTI, raccontando i momenti più bui e drammatici dei loro ricordi con la voce spezzata dalle lacrime, si soffermano sull’insuperabile dramma vissuto nel momento, durato ore, in cui hanno realizzato di essere sul punto di morire e di non poter più rivedere i propri figli ed i propri cari. Le loro vite sono cambiate, ci hanno raccontato gli effetti di quello che viene definito ed è stato loro diagnosticato come Post Traumatic Stress Disorder (conseguenze sulla psiche di una persona per la partecipazione ad un evento catastrofico) con danno biologico anche fino al 30%, incubi ricorrenti e flashback anche diurni, incapacità di dormire una notte intera, la irritabilità per alcuni ed il senso di impotenza e la perdita di spinta verso l’affermazione nella propria vita per altri, l’evitamento da parte di tutti per situazioni come imbarcarsi su una nave – ma anche solo trovarsi in luoghi affollati od al buio, che fanno riaffiorare il terrore e l’ansia di quei momenti, e che qualcuno di loro ha definito come un mostro dormiente, in attesa di riaffiorare quando meno te lo aspetti; ci hanno raccontato delle visite psicologiche e per molti anche dallo psichiatra, degli psicofarmaci, e della totale assenza di supporto, ancora una volta, da parte di Costa Crociere (in qualche caso ha inviato un medico che ha parlato per circa due ore con i passeggeri, in altri casi ha scritto qualche lettera dichiarandosi disposta a rimborsare solo fino a 500 euro per le spese mediche e il supporto psicologico); non riescono a superare questa cosa, che è evidentemente più grande di quanto pensavano, ancora oggi nessuno di loro sta bene, è evidente, eppure vengono accusati di speculare.

Forse dovrebbero ringraziare Costa Crociere per le vacanze davvero indimenticabili, ricordando la vecchia pubblicità della compagnia, veramente premonitrice, dove i passeggeri della Costa, rientrando dalle Crociere, non riuscivano a smettere di piangere e tornare alla loro normale vita.

Si è dimenticato che, oltre al sacrosanto diritto delle vittime di essere risarciti per il grave danno, patrimoniale, fisico, psichico e morale, queste persone, le sole ed uniche vittime di questa scellerata vicenda – accaduta, anche e sopratutto, perché la Compagnia non ha adottato sufficienti procedure di preparazione dell’equipaggio, pensando a fare cassa e non investendo sulla sicurezza dei passeggeri – chiedono che sia fatta davvero giustizia.

Si aspettano che Schettino sia severamente condannato in base alle sue gravi responsabilità.

Ma pretendono anche che Costa Crociere sia condannata a pagare pesantemente, così tanto che una cosa del genere non possa più accadere, semplicemente perché non gli conviene.

La funzione deterrente del danno punitivo (o dei danni morali aggravati dalla condotta, che dir si voglia) sta tutta li, una mega Società come Costa ed altre compagnie di navigazione o simili, “sente” solo il peso economico delle proprie azioni, ed è quello l’unico, vero, strumento punitivo in grado di rendere giustizia per quello che è successo ed impedire nuove tragedie.

FERRARINI e GIAMPEDRONI, quando prendersi una condanna penale conviene: udienze 14 e 15 Aprile 2014

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Udienza 14 e 15 aprile 2014 – FERRARINI e GIAMPEDRONI

Alla udienza del 14 aprile, i PM presentano il teste Roberto Ferrarini, FCC e DPA della Costa Crociere all’epoca del naufragio della Concordia, una serie di acronimi sui molti ruoli che ricopriva e che fanno di Ferrarini il capo della unità di crisi della Compagnia, il referente che veniva immediatamente contattato da qualsiasi nave avesse un problema (ne aveva 17 sotto il suo controllo), e rappresentava lo snodo di informazione tra la nave (Comandante) e la terra. In effetti Schettino lo chiama subito dopo l’urto, dicendogli “Robe’, ‘aggio combinato nu’ guaglio, ho preso uno scoglio, non mi dire nulla, io sto morendo…“, ma gli riferisce anche, nelle molte telefonate di cui, tramite VDR, si conosce solo la parte di Schettino, che hanno un blackout totale (nave alla deriva), che imbarcano acqua dalla falla e la sala macchina è totalmente allagata, che il DGE non funziona e stanno andando in scarroccio (spinti dal vento) verso il Giglio (dove notoriamente non ci sono spiagge ma fondali rocciosi, a picco sul mare): insomma una situazione di emergenza che, dallo stesso Ferrarini, viene classificata subito di terzo livello (il massimo).

E cosa fa A QUEL PUNTO il referente a terra della Costa, a cui il Comandante fornisce di prima mano e direttamente tutte queste drammatiche informazioni? Organizza e coordina la macchina dell’emergenza, chiamando immediatamente la Guardia Costiera, inviando i rimorchiatori che chiede Schettino per essere spinto verso l’isola, allertando la protezione Civile e i soccorsi al Giglio? Suggerisce (ove non ordini) a Schettino di dare immediatamente l’allarme generale e predisporre la evacuazione delle 4.200 persone a bordo? Niente di tutto ciò

Chiama invece l’ufficio legale e gli avvocati della Costa, parla con i vertici dirigenziali della Costa e di Carnival, chiama l’ing. Parodi, che organizza a Livorno una squadra di saldatori della Costa Crociere per cercare di riparare la falla (i rimorchiatori pare costino troppo), parla con l’ex comandante Palombo, e arriva nella sede della Società quando lo sbarco, praticamente spontaneo, dei passeggeri è già in fase avanzata. Nonostante Schettino, con tre comparti stagni allagati, gli confermi di aver detto solo del blackout ai passeggeri (e capitanerie di Porto), fino a quel punto non fa nulla di concreto.

Ferrarini, che autorizzò l’inchino della Concordia al Giglio ad agosto del 2011, non si capisce quale competenza abbia, visto che non è un Comandante, un ingegnere, laureato o altro, e non ha subito alcun minimo richiamo disciplinare dalla compagnia, eppure ha scelto di patteggiare la pena, A DUE ANNI E 10 MESI, e, anzi, il suo attuale ruolo è di Vice President Port & Destination Management, un incarico di maggiore responsabilità e con stipendio più alto. Quindi è una promozione… Esiste perfino un Codice etico della Società, ma al riguardo non prevede nulla!

Nella dotazione della saletta della unità di crisi è perfino previsto un impianto di registrazione delle conversazioni telefoniche e ambientali, ma, non essendo obbligatorio, da regolamento, di doverlo accendere, non venne usato!

Dalle successive intercettazioni ambientali e telefoniche dei Carabinieri su Ferrarini, invece, non escono che conferme sui malfunzionamenti DGE anche su altre navi, sulla possibilità effettiva di controllare le posizioni velocità e rotte delle navi da terra, e sull’atteggiamento tracotante della Compagnia nei confronti delle autorità, dei passeggeri, e perfino sulla insofferenza verso i giornalisti non “allineati” (Francesco Vitale del TG2).

Insomma una unità di crisi che non fece NULLA, composta da un manipolo di incompetenti, messi li giusto perché, pare, un simulacro di unità di crisi ci debba essere per forza. Ferrarini afferma perfino, in chiusura, che hanno imparato e migliorato molte cose dalla vicenda del naufragio Concordia, dimenticano che ciò è avvenuto al costo di 32 vite umane e centinaia di passeggeri rimasti definitivamente traumatizzati.

Alla udienza del 15 aprile 2014 (e, ricordiamolo, ad UN ANNO ESATTO DALLA PRIMA UDIENZA PRELIMINARE di questo processo) viene sentito Manrico Giampedroni, hotel director della Concordia, che venne perfino insignito di una onorificenza per aver salvato alcuni passeggeri ed essere rimasto intrappolato a bordo del relitto.

Peccato che anche Giampedroni faceva parte del manipolo di spettatori in plancia di Comando a godersi bellamente lo spettacolo dell’inchino al Giglio, che anche lui non ha fatto praticamente nulla di quello che doveva fare (verifica dei passeggeri, controllo cabine, attenzione alle mister station etc.), che nonostante avesse visto l’acqua entrare copiosamente dallo squarcio, se ne sia infischiato di opporsi a far rientrare in cabina i passeggeri per la menzogna sul blackout, e sia stato, dunque, ritenuto un corresponsabile del naufragio, tanto da aver subito una sospensione di 6 mesi del patentino dalle autorità marittime ed aver patteggiato una condanna a due anni e sei mesi di reclusione.

Ottimo dipendente anche lui, però, secondo Costa Crociere, che lo riprende subito a lavorare, confermando il suo incarico, a bordo delle sue navi, quale Direttore di tutta la componente hotel e relativo equipaggio. Giampedroni è stato risarcito complessivamente con circa 110mila euro e con un vitalizio di circa 300 euro al mese dall’Inail.

ABBIAMO INFINE OTTENUTO UN ALTRO IMPORTANTISSIMO RISULTATO PER I NOSTRI ASSISTITI.

A fronte della nostra motivata ed argomentata opposizione alla richiesta, da parte della Procura, di rinuncia integrale alla audizione, come testimoni, di TUTTI i passeggeri presenti nella loro lista delle persone offese, la Corte ha confermato ed ammesso la testimonianza DI TUTTI I NOSTRI CLIENTI di “Giustizia per la Concordia”, che hanno desiderato ed espresso la ferma volontà di raccontare in aula il loro vissuto, a bordo della Concordia e nei mesi successivi fino ad oggi, trovando in questo modo, finalmente, il giusto spazio nel processo penale, anche la componente umana e risarcitoria. Il calendario delle testimonianze sarà stabilito a breve, ma contiamo che sia una fase spedita e di grande efficacia, finalmente introducendo la voce delle UNICHE VITTIME di questa vicenda, ovverosia i passeggeri.

Si riparte il 28 e 29 aprile con altri testi del PM e Anghela Blanc, compagna di cabina di una delle vittime decedute il 13 gennaio 2012.

APPELLO AI PASSEGGERI DELLA COSTA CONCORDIA: i PM vogliono rinunciare alla vostra testimonianza!

naufragio-concordia-passeggeri-145342ABBIAMO BISOGNO DEL VOSTRO AIUTO: la Procura di Grosseto ha deciso di rinunciare alla citazione come testimoni dei passeggeri che erano a bordo della Concordia la notte del 13 gennaio 2012.

La Pubblica Accusa ritiene sufficiente allegare le loro denunce-querele e, dunque, secondo loro, il processo sarebbe completo con le sole testimonianze in aula del personale di bordo e di terra della Costa, mentre nessuno dei passeggeri sopravvissuti al naufragio é mai stato sentito nel processo.

Noi stiamo combattendo perché la verità emerga e siano evidenziate le evidenti responsabilità della società armatrice in quello che è successo prima e dopo l’urto con gli scogli, ma senza la testimonianza dei passeggeri questa verità non potrà essere chiarita, non in tutti i suoi aspetti, anche umani. Innanzitutto va sottolineato che non tutti i passeggeri hanno depositato una querela, ma sopratutto, anche in quel caso, la vostra tragica esperienza resterebbe arginata in un atto processuale e sterile, che non renderà mai l’idea, al collegio dei Giudici, sulla paura di morire, le ore di freddo e di terrore e le conseguenze psicologiche del vostro vissuto.

Noi, Avvocati delle parti civili, lo sappiamo: perché nei nostri studi ABBIAMO ASCOLTATO LE STORIE RACCONTATE DAI NOSTRI CLIENTI, molto spesso con occhi lucidi e tenendosi tra loro per mano, per la sofferente emozione del ricordo.

Chi dei passeggeri della lista che pubblichiamo sia disponibile ed intenzionato ad essere sentito nei prossimi mesi, e voglia (o giustamente pretenda!) raccontare quello che ha vissuto e che ha visto durante il naufragio in termini di errori, di impreparazione e di scorretto comportamento del personale di bordo, prima e dopo l’incidente, é ora pregato di farsi avanti, dandoci la sua disponibilità, entro e non oltre questo venerdì, per consentirci, alla udienza di lunedì prossimo, di predisporre la lista dei testi che pretendiamo di sentire ed i motivi per i quali interessa farlo, ed opporci alla richiesta di rinuncia integrale della Procura.

Il Vostro aiuto ci consentirà così di delineare correttamente le responsabilità della società armatrice, che ha addossato l’intera responsabilità del naufragio al solo Schettino.

Preghiamo perció chi sia pronto ad essere sentito di specificare nel commento al seguente sondaggio, di riferire a cosa ha assistito e che cosa ha subito e che atteggiamento la società Costa ha poi tenuto nei suoi confronti, A PRESCINDERE DALL’AVER ACCETTATO O MENO IL RISARCIMENTO, così da permetterci di vagliare le voci che, più opportunamente, dovranno essere sentite dal Tribunale e dalla Procura.

Coloro che hanno ottenuto un risarcimento dalla Costa, possono egualmente essere ascoltati, ED ANZI essendo i testi più attendibili, potranno rendere un grande servizio alla ricerca della verità ed alla Giustizia. Chi non ha accettato il risarcimento e non si sia costituito parte civile nel processo penale in corso, inoltre, potrà rendere la propria testimonianza e comunque fare causa civile a Costa per ottenere i risarcimenti dovuti (ad esempio tutti i passeggeri che hanno seguito la c.d. “via americana” e che sono rimasti senza alcuna tutela risarcitoria, molti dei quali si sono già rivolti a noi per farsi assistere nella class action a Genova), e potrá ottenere, una volta dimostrata la corresponsabilità di Costa nel naufragio e nel ritardato abbandono della nave, un risarcimento dei danni proporzionato alla colpevole conduzione del naufragio da parte della società armatrice. Quel danno punitivo, sul modello americano, che alzerebbe il livello dei risarcimenti, svolgendo anche una funzione di prevenzione e monito, e che stiamo cercando di ottenere dal Tribunale penale di Grosseto.

LA VOSTRA ESPERIENZA, LA VOSTRA VOCE E LA COMPONENTE UMANA DEL NAUFRAGIO NON PUO’ E NON DEVE RIMANERE FUORI DA QUESTO PROCESSO.

Vi invitiamo, quindi, a consultare la LISTA PASSEGGERI che i Pubblici Ministeri avevano indicato nella loro lista testi ed oggi non intendono più ascoltare, e, trovando il vostro nome o quello di un vs familiare, COMPILARE IL SEGUENTE BREVE QUESTIONARIO

 

Il custode della nave Concordia indagato per frode processuale

porcellacchiaFiniscono indagati dalla Procura di Grosseto il responsabile della Costa Crociere al Giglio, Ing. Franco Porcellacchia, custode giudiziale della Costa Concordia, e il consulente di Costa, comandante Camillo Casella, oltre ad una terza persona che li avrebbe accompagnati a bordo del relitto, violando le aree sottoposte a sequestro; le ipotesi di reato sono di violazione di sigilli, modifica dello stato dei luoghi e frode processuale, poichè risulterebbe un loro accesso non autorizzato dell’autorità giudiziaria a bordo della Concordia il 22 gennaio scorso, cioè il giorno precedente il primo sopralluogo fatto dal Tribunale con avvocati e periti.

Secondo fonti non ufficiali, citati dalla agenzia reuters, la Procura ipotizza che “violando i sigilli apposti sul relitto, sia stato manomesso il generatore di emergenza“, ovverosia uno degli impianti di emergenza (DGE) che ono stati oggetto di fortissime critiche delle parti civili durante il processo contro Schettino.

Avevamo già criticato la nomina di un responsabile di Costa Crociere SpA come custode del relitto, venendosi così a trovare la stessa compagnia, oltre che nella già contraddittoria posizione di soggetto tenuto al pagamento (responsabile civile) e pretesa vittima (parte civile), anche nella più che inopportuna posizione di controllata (proprietaria della nave) e controllore (custode)!

La vicenda di Porcellacchia insomma non ci sorprende minimamente, ed anzi conferma quanto già, dal nostro accesso alla nave, avevamo sospettato e che, dalla scorsa udienza era emerso in modo evidente ed oggettivo: la alterazione dello stato dei luoghi da parte del custode. Infatti non appena messo piede sul ponte di Comando ci siamo chiesti per quale motivo fosse del tutto mancante il pavimento flottante del ponte di comando (dei pannelli quadrati montati su un controtelaio, tipo controsoffito, e coperti da una moquette di colore azzurro), lasciando “a nudo” tutto l’ambiente. Ebbene a ns. precisa domanda al riguardo, registrata e verbalizzata dai consulenti del Tribunale (Ammiraglio Cavo Dragone e assistenti) ci venne risposto che i pannelli del pavimento erano caduti da soli per gravità, quando la nave si era inclinata. La cosa non ci aveva affatto convinto, visto che i pannelli erano completamente assenti dall’area, anche nel versante opposto, quello precedentemente immerso, dove si era accumulata per gravità, ed ancora vi si trovava, una massa di oggetti, apparecchiature e strutture di ogni genere. Inoltre sembrava davvero troppo strano la totale assenza di tutti i pannelli e la assenza della moquette blu di copertura all’area.

Ebbene guardate questo video, che,  in occasione della scorsa udienza come sfondo del commento della giornalista di Sky TG24, e riproponendo le immagini video del primo accesso dei subacquei sul ponte di comando con la nave gia semi-immersa in posizione statica, dimostra in modo oggettivo quanto ci sia stata raccontata una vera e propria balla, essendo più che evidente che qualcuno abbia rimosso pannelli con tanto di moquette blu di copertura.

Insomma, quello che abbiamo sempre lamentato e percepito, ovverosia che Costa volesse nasconderci qualcosa e che a questo processo manchi ancora un pezzo importante, comincia davvero a trovare riscontri sempre più diffusi ed importanti.

LA GARA TRA COMANDANTI: Udienza 10 e 11 febbraio 2012

Costa Concordia in previous close call - FREE CONTENTAll’udienza del 10 febbraio 2014 viene ascoltato come primo testimone Massimo Callisto Garbarino, Comandante della Costa Concordia prima di Schettino, ed in particolare autore del passaggio ravvicinato il 14 agosto 2011 davanti l’isola del Giglio, con la stessa nave che ora giace adagiata sul fondale a poca distanza dal porto.

La Procura di Grosseto chiama Garbarino per sentirlo in merito ad una intercettazione telefonica, ascoltata alla udienza precedente, nella quale il comandante, parlando con un direttivo della manutenzione della Costa Crociere, si lamenta del fatto che le porte stagne della sua nave facciano acqua da tutte le parti.

Lo scopo dei PM, nella ennesima difesa d’ufficio della compagnia di navigazione, è subito chiarito nelle prime battute: depotenziare l’effetto della intercettazione, facendo chiarire al testimone che il malfunzionamento alle porte stagne era riferito alle cosiddette “baderne”, ovverosia una sorta di corda oleosa con funzione di guarnizione per la chiusura ermetica delle paratie. Il testimone riferisce che questa tipologia di porte stagne sono quelle montate sulla nave, sempre della Costa, oggi comandata dal Garbarino, mentre sulla Concordia vi erano delle paratie di altro tipo, senza baderna.

Le domande del Pubblico Ministero Dott. Leopizzi al teste, incredibilmente, si fermano qui.

Prende quindi la parola l’Avvocato Massimiliano Gabrielli per le parti civili il quale, appena accennato l’argomento del passaggio al Giglio in agosto 2011, viene subito stoppato dal Presidente del collegio giudicante, che, senza vi sia stata alcuna opposizione alle domande su questo tema da parte del PM, dal legale della responsabile civile ovvero dai difensori di Schettino, contesta al difensore che il controesame sul teste del PM potrà essere sviluppato solo ed esclusivamente sul tema delle porte stagne e nulla più.

Neanche mezza domanda viene consentita sull’inchino fatto appena sei mesi prima da Garbarino.

La produzione del documento inedito che illustra l’analisi effettuata dal LLOYD’S LISTING INTELLIGENCE di Londra, e che sovrappone le rotte Garbarino/Schettino davanti al Giglio definendo l’inchino di agosto 2011 come “near miss” ossia MANCATO INCIDENTE non viene consentita a noi parti civili!

Solo attraverso la produzione mediante i difensori di Schettino, ai quali non può esser imposta alcuna limitazione al deposito documentale, questa importante e illuminante mappa viene acquisita agli atti.

Si scatena una polemica mediatica sulle fonti dei dati e del documento. Specifichiamo: Lloyd’s list è il giornale online specialistico del settore marittimo, che ha sviluppato il documento sulla base dei dati di Lloyd’s Listing intelligence, ovverosia un ente che fornisce un servizio online interattivo (www.lloydslistintelligence.com) che offre movimenti dettagliati delle navi, posizionamento AIS in tempo reale, informazioni complete sulle navi, imprese, porti e INCIDENTI, nonché rapporti di credito, dati di settore e analisi tra cui a breve termine prospettive di mercato relazioni. Lloyd List Intelligence fornisce anche una serie di servizi di sostegno, quali approfondite consulenze, ricerche, due diligence, analisi dei trend di mercato e la valutazione del rischio di credito per interi portafogli assicurativi. (Fonte Wikipedia)

Tanto per dire che la fonte non è un “giornaletto” come il legale della responsabile civile vorrebbe far credere al Tribunale, con un intervento in udienza del giorno successivo sul quale, ancora una volta, il Presidente non ha consentito una qualche replica agli avvocati di parte civile!

Ma la questione sulla fonte del documento è un finto problema, che non cambia una virgola alla attendibilità del suo contenuto e non sminuisce minimamente la portata del fatto, ormai chiaro anche ai sassi, che la compagnia Costa conoscesse e sponsorizzasse la pratica dell’inchino, che i comandanti Palombo (inventore dell’inchino) e Garbarino, con i loro passaggi sottocosta a velocità sostenuta al Giglio, e infine che la benevolenza delle Capitanerie di Porto siano stati il terreno fertile per arrivare alla bravata di Schettino il 13 gennaio 2012, con la partecipazione di tutti gli ufficiali di plancia, e la consapevolezza di tutto l’equipaggio in sala macchine.

Il testimone sentito subito dopo, Michele D’Andrea ufficiale della Guardia Costiera di Palermo, chiarisce ancora meglio il sistema “Costa” raccontando l’episodio del 2005 riguardo la Costa Fortuna che, avendo presumibilmente toccato sul fondo a Sorrento, aveva in entrata una via d’acqua di 1 tonnellata l’ora dall’asse dell’elica, eppure, invece di entrare al porto più vicino, si dirige comunque a Palermo per non interrompere la crociera e, rimanendo per due volte consecutive alla deriva lungo il tragitto, arriva in modo trafelato in Sicilia e, invece di sbarcare i passeggeri per poi andare in bacino per fare le riparazioni, si “lancia” nel bacino della Fincantieri con tutto il suo carico umano a bordo. La Fortuna, contro ogni regola di sicurezza immaginabile, viene messa in secco con le circa 3000 persone a bordo.

La Costa Crociere anche in quella occasione mente alle autorità portuali, alle quali riferisce di aver incagliato l’elica in una lenza, mente ai passeggeri, riferendo una situazione normale di sbarco a Palermo e solo la presenza di un problema tecnica, e mente perfino nelle dichiarazioni sul giornale di bordo, con una mail inviata dalla direzione della Compagnia, con la quale viene di fatto ordinato al comandante della Fortuna di trascrivere una falsa situazione. La indagine avviata dalla Capitaneria porta alla apertura SOLO NEL 2012 (!!), dopo l’esposto presentato dal fotografo di bordo Cappello, di un procedimento penale a Palermo sui fatti, ormai presumibilmente ed in grande misura prescritti!

Grande risalto viene dato dai giornalisti a queste vicende e Costa Crociere esce letteralmente sepolta mediaticamente da questa giornata processuale.

Tenta affannosamente di fare comunicati per disconoscere (ancora!?) una propria partecipazione a questi eventi (ANSA 10 FEB – “Che la societa’ fosse a conoscenza della pratica definita ‘dell’inchino’ e’ falso”) che, a loro dire sarebbero effettuati a bassa velocità ed in totale sicurezza.

Peccato che Palombo, l’inchiesta parlamentare e la Capitaneria di Porto S. Stefano, le mail di ringraziamento tra Garbarino e Sindaco Ortelli, e lo stesso blog della Costa abbiano detto qualcosa di molto diverso. Ferrarini è stato il referente in azienda del passaggio in agosto al Giglio, la Capitaneria nega per iscritto (allegato) di aver mai minimamente concordato il passaggio, che risulterebbe fatto a 14,5 nodi e non a bassa velocità. Abbiamo visto un filmato fatto dal Giglio ad agosto 2011 ed a Positano prima di allora, che, salvo non fossero stati accelerati, mostrano la Concordia suonare le sirene e filare che era una meraviglia.

Il giorno 11 febbraio viene sentito Roberto Bosio, k2 o comandante in seconda della nave Concordia, il quale riferisce riguardo le fasi successive all’urto e la gestione della emergenza in plancia, secondo la timeline VDR già nota, ed esaminata più volte con altri ufficiali presenti in plancia.

Il fatto più rilevante riferito da Bosio riguarda l’ordine di abbandonare la nave, che venne in effetti dato dal comandante in seconda, dopo che Schettino aveva più volte risposto “aspetta aspetta” mentre era impegnato al telefono con Ferrrarini a terra. E’ proprio Bosio a lasciare per ultimo la plancia dopo aver schiacciato il pulsante di abbandono nave.

Doveroso riferire che al momento dell’abbandono nave molte scialuppe erano già state calate in assoluta assenza di ordine dalla plancia, in una sorta di ammutinamento da parte di chi si trovava sul ponte 4.

Elemento emerso dalle ns domande è che Bosio non ha ancora incassato alcun risarcimento, ma riferisce di aver ricevuto solo una proposta di liquidazione, dalla Costa, per 8.000,00 euro; proposta che non ha accettato. Non é dato sapere se ci siano trattative in corso, visto che gli altri ufficiali hanno portato a casa anche fino a 35.000 euro.

La Concordia ha fatto un’altra vittima

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Oggi 01.02.2014 è morto al Giglio un sub spagnolo, rimasto schiacciato dal relitto della Concordia mentre, pare, stava lavorando alla installazione dei cassoni, necessari alla rimozione del relitto. Ci sentiamo profondamente scossi da questa terribile notizia, e dopo essere stati appena pochi giorni fa a bordo per il sopralluogo, trascorrendo l’intera giornata tra gli operai e tecnici della Titan-Microperi, è ancora più forte il nostro coinvolgimento e solidarietà per quegli uomini che si trovano a rischiare e, tuttora, a perdere assurdamente la vita per questa nave, davvero maledetta.

La falsa illusione su una sicurezza e di avere il pieno controllo sul gigante di ferro continua a fare vittime. Nonostante sostenessimo, sul ponte di comando, di sentire il movimento della nave, ci veniva detto che era solo una sensazione, eppure il lievissimo rollio, ne siamo sicuri, c’era ed era reale.

Il pensiero va alla famiglia, alla quale, a nome di tutti gli avvocati del pool e dei nostri clienti, rappresentiamo le nostre più vive e vere condoglianze.

Sulle navi da crociera della Costa si navigava con il Tom-Tom – Ud. 27 e 28 gennaio 2014

tomtomIo ed Alessandra Guarini abbiamo partecipato in sostituzione dei vari Colleghi di Giustizia per la Concordia alle udienze del 27 e 28 gennaio.

Il 27 sono stati sentiti Aquilini, Galli e Bongiovanni.

Aquilini, capo dei Vigili del Fuoco di Grosseto, ha raccontato di avere saputo dell’incidente della Concordia tramite telefonate arrivate ai Vigili del Fuoco da alcuni passeggeri a bordo. Immediati sono stati i soccorsi mandandosi a bordo vigli del fuoco e sommozzatori ad aiutare i sopravvissuti a scendere dalla nave (da sinistra attraverso le biscaggine quando la nave si era già ribaltata). Importantissima è stata l’opera dei Vigili del Fuoco nel rinvenire le vittime del naufragio nei giorni successivi all’evento. Significativo negativamente che la Costa abbia cominciato a dare il suo contributo ai soccorsi – fornendo la planimetria dei vari ponti della Concordia – solo dalla mattina del 14 gennaio 2012.

Galli, capo dei vigili urbani del Giglio, ha raccontato di essersi recato sul posto – sulle scogliere immediatamente vicine al lugo del naufragio – a coordinare il cammino dei naufraghi che lì erano sbarcati verso Giglio porto.  Significativo il fatto che vede Schettino su uno di tali scogli asciutto e che, offertogli di organizzargli un’imbarcazione per tornare a bordo questi non abbia voluto tornarci.

Bongiovanni, a bordo della Concordia come ufficiale di coperta e responsabile per la formazione del personale in tema di sicurezza a bordo. Racconta di essersi subito dopo l’urto recato sul ponte di comando mettendoci pochi secondi poiché era al ponte 11. In plancia si occupa di supportare Schettino dandogli le informazioni che ricava dal Martec. Secondo lui le porte stagne erano chiuse. Non si spiega perchè non sia stato dato subito l’allarme generale considerato che i locali diesel generatori 123 e 456 risultavano essersi allagati e racconta anche lui che Schettino era in costante contatto telefonico con Ferrarini. Conferma che le comunicazioni date alle autorità marittime parlavano di black-out. Dice che l’allarme generale è stato dato praticamente da lui.

Molto significativo quanto emerso circa il fatto di avere ricevuto pressioni da Carella di Costa Crociere affinchè cambiasse il proprio avvocato (Bongiovanni in un primo momento era formalmente indagato anche lui) in favore di uno pagato da Costa: Guarini ha fatto sentire una registrazione di una telefonata intercorsa a febbraio 2012 tra Bongiovanni e Carella che è molto significativa in ordine alle pressioni fatte ed alle modalità di esse (addirittura Carella ha spinto sul fatto che l’avvocato di Bongiovanni avrebbe fatto un errore che sarebbe stato pagato in termini di ulteriore dolore dalla mamma della bambina uccisa nel naufragio). Una pagina, insomma, significativa circa il modus operandi della società: il Presidente stesso del Tribunale – a fronte di un’improvvida eccezione del difensore della responsabile civile – ha lasciato sentire la telefonata.

Il 28 sono stati sentiti Mattesi, Porcelli, Campagnoli e Parodi, tutti dell’unità di crisi di Costa.

Mattesi, che ha preceduto Ferrarini nella carica di responsabile dell’unità di crisi fino al 2010, appena arriva dall’estero la sera del 13 gennaio va nella sala dell’unità di crisi ma quando arriva la nave era già ribaltata (verso le 23.30). Vede chi c’è ma ormai c’è poco da fare. Poco dopo va in auto al Giglio. Interessante è l’intercettazione fatta sentire in aula dal PM in cui parla con Garbarino delle porte stagne che fanno schifo ma precisa che parlava di un’altra nave.

Porcelli, fa parte dell’ufficio legale interno di Costa. Partecipa in sostituzione di Carella alla riunione dell’unità di crisi. Parla del deterioramento della situazione man mano che il tempo passava. Si reca anche lei al Giglio per essere di supporto anche a Schettino. Il PM le legge parte della trascrizione di una telefonata intercorsa tra lei e Parodi dell’ufficio tecnico in cui questi parla di prove a mare finte per una nave che doveva essere consegnata da Fincantieri a Costa.  Porcelli dice che non sapeva di cosa parlasse Parodi. Naturalmente dice che non sa se i lavori dell’unità di crisi fossero registrati o se ne facesse una verbalizzazione.

Campagnoli, ha partecipato all’unità di crisi. Su accordo delle parti si produce il verbale delle sue SIT del 22.5.2012.

Parodi, ingegnere navale dell’ufficio tecnico di Costa. Ha partecipato alla riunione dell’unità di crisi. Non ha sentito cosa Ferrarini dicesse a Schettino. Non sa dire perchè partecipassero gli ispettori del RINA all’unità di crisi – salvo il fatto che sarebbero serviti per ricertificare la nave se avesse potuto ricominciare a navigare. Lui doveva dare supporto tecnico ma non lo di fatto dato perchè la nave si è ribaltata presto. Gli fanno sentire l’intercettazione in cui parla con la Porcelli e dice che le prove in mare non sono false ma solo si fa navigare la nave con una minore velocità per non forzare il motore in caso di problemi alla boccola che si surriscalda. Anche la Concordia – risulta dalla telefonata – era stata certificata ad un numero minore di giri per la boccola che scaldava. Gli si fa ascoltare un’altra intercettazione – stavolta ambientale mentre era in auto con la moglie – in cui si fa riferimento al fatto che l’organigramma dell’unità di crisi è stato redatto il giorno dopo la crisi.

Ha fatto decisamente una bruttissima figura con i suoi non ricordo, non lo so, non ho capito.

Certamente all’udienza del 28 gennaio, a cui ha partecipato anche Carella, non abbiamo visto gli uomini di Costa particolarmente felici in quanto anche la stampa si è resa conto di quanto i testi appartenenti alla società siano poco attendibili in assoluto, e tutti i media hanno enfatizzato e fatto ascoltare pezzi molto suggestivi di intercettazioni tra gli uomini della compagnia di navigazione, dove si lamentavano tra loro che sulle navi si guastava continuamente tutto, i thruster di prua, quelli di poppa, la pinna stabilizzatrice e perfino tutti e due i gps, tanto che un’altra nave ammiraglia della flotta Costa Crociere era dovuta arrivare in porto a Buenos-Aires utilizzando un navigatore tom-tom delle auto…

A saperlo prima si sarebbe potuto installare un autovelox sugli scogli del Giglio!

   Cesare G. Bulgheroni

Udienza 13 gennaio 2014: il volto umano del processo, sit-in dei passeggeri della Concordia

Concordia:2 anni;'corteo' naufraghi,minuto silenzio in aulaUna trentina di passeggeri si sono raccolti e raccontati a Grosseto in occasione del sit-in organizzato da “Giustizia per la Concordia” per il secondo anniversario del naufragio della nave Costa Concordia. Nonostante fosse noto che l’udienza vera e propria non si sarebbe tenuta, erano presenti tutti i giornalisti delle principali testate e reti nazionali ed estere, ancora oggi interessati a descrivere il volto umano delle parti civili. Un appuntamento importante, che quindi ha sicuramente centrato gli scopi prefissi dal ns. pool: commemorare le vittime, chiedere alla Costa maggiore rispetto per i passeggeri e sensibilizzare il Tribunale e l’opinione pubblica sul tema delle gravi responsabilità della compagnia di navigazione.

Un ringraziamento enorme va dunque a queste persone, alcuni di loro anche provenienti dall’estero, che hanno voluto partecipare alla ns. iniziativa e, a loro spese, hanno mostrato il più vero degli aspetti di questa vicenda, troppo spesso schernito dai legali della compagnia di navigazione, ovverosia la sofferenza ancora presente in tutti al ricordo indelebile di quelle ore di terrore. Commozione e molti occhi lucidi nel corso del minuto di silenzio osservato in aula da naufraghi, magistrati ed avvocati, a suffragio dei 32 morti del 13 gennaio 2012. Altro aspetto importantissimo, per noi del pool, è stata la eccezionale ed uniforme “preparazione” dei ns. clienti intervenuti sulle tematiche e sugli sviluppi processuali, testimoniando l’utilità di questo blog ed il valore delle nostre relazioni su ogni udienza ed aspetto della vicenda. Il collegamento su Facebook ha generato migliaia di letture degli articoli in questi giorni.

isola_del_giglio_costa_concordia_raddrizzata3Unica disposizione del Collegio inerente il processo, in questa sessione, riguarda la autorizzazione ad una delegazione di 10 avvocati a salire a bordo della Concordia per accompagnare i periti ed i consulenti il 23 gennaio, alla ricerca di importanti elementi sopratutto riguardo ai malfunzionamenti del generatore diesel di emergenza (DGE) ed alla presunta alterazione del registro informatico delle manutenzioni. Noi avvocati di Giustizia per la Concordia, come sempre in prima linea, ci saremo.

Due grandi assenti: Francesco Schettino, che ha perso una occasione unica, mancando all’appuntamento con quei passeggeri che, pur aspettandosi le scuse del comandante per gli errori commessi, chiedono di allargare le responsabilità anche verso la compagnia,  e la compagnia Costa Crociere, la quale, oltre a non aver avuto neppure il decoro di unirsi alla richiesta, avanzata e preannunciata al Presidente Giovanni Puliatti dagli avvocati delle parti civili  (alla quale ha aderito la difesa dell’imputato), per disporre qualche minuto di silenzio in forma di memoria e rispetto per le vittime, ha fatto di tutto per impedire ai naufraghi di raggiungere il Giglio.

naufraghi_sit-in_2014

Ed invero se, come già detto, al primo anniversario la Costa S.p.A. mandò una lettera a tutti i passeggeri della Concordia, invitandoli espressamente a non recarsi sull’isola per le celebrazioni, quest’anno ha deciso di fare meglio: non interessandosi dei transfer da e per l’isola (come fu costretta a fare l’anno scorso), ha di fatto impedito a tutti i passeggeri e coloro che avrebbero voluto unirsi alle commemorazioni serali organizzate dal comune del Giglio, di  poter tornare la sera sulla terraferma, visto che l’ultimo traghetto Toremar parte alle 17,30. E la Costa è una imponente compagnia di navigazione!

Una udienza, in conclusione, svuotata di contenuti processuali, tenuto conto dello sciopero nazionale degli avvocati al quale ha aderito la difesa di Schettino (rinvio al 27 gennaio 2014), ma decisamente piena di significato umano, come non era mai avvenuto prima in questo processo, in ogni occasione dimostrando la portata eccezionale dell’evento che l’ha originato.

Grazie ancora a tutti coloro che hanno portato la loro testimonianza e voce a Grosseto, ed a tutti quanti quelli che sul web seguono ed apprezzano il nostro incessante lavoro alla ricerca della verità sul naufragio.

 

Concordia due anni dopo: Costa Crociere non ritiene doveroso consentire le commemorazioni

mappa_isoladelgiglio13 gennaio 2014, due anni dal naufragio della Costa Concordia, e probabilmente l’ultima occasione per i passeggeri, e sopratutto PER I FAMILIARI DELLE 32 VITTIME decedute, per vedere la nave prima che venga rimossa e rendere un rispettoso tributo di memoria all’evento catastrofico che ha trasformato improvvisamente una tranquilla crociera invernale, in ore di smarrimento, attesa e terrore al freddo sui ponti, un incubo che in moltissimi non dimenticano e dal quale altri non torneranno più.

Un DOVEROSO tributo di rispetto e di memoria ad una tragedia epocale, ma non per tutti.

Infatti la compagnia Costa Crociere, che l’anno scorso organizzava e finanziava la trasferta da e per l’isola del Giglio in occasione del primo anniversario del naufragio, quest’anno non si è minimamente sentita in dovere di fare qualcosa, ed anzi, ha evidentemente pensato bene che, oltre a risparmiare soldi, questo allontanerà l’attenzione ed impedirà, di fatto, alla maggior parte delle persone e dei sopravvissuti di raggiungere l’Isola ed a chiunque di rientrare la sera  a terra dopo le celebrazioni organizzate dal Comune dell’Isola.

UnknownLa compagnia di crociere sa benissimo che in questa stagione l’ultimo traghetto serale della Toremar per Porto S. Stefano, parte alle 17,30 e quindi non consente di poter partecipare alla commemorazione principale, ovverosia la solenne messa con fiaccolata, per finire in porto con il suono delle sirene di tutte le imbarcazioni in porto alle 21:45:07″ (ora dell’impatto sugli scogli delle scole) e la benedizione della lapide posta a memoria delle vittime.

Se a questo aggiungiamo che di inverno sull’isola c’è un solo albergo aperto, il risultato è CHIARO!

COSTA S.p.A. ha buttato a mare ed abbandonato a loro stessi per la seconda volta i passeggeri della Concordia, e non solo se ne infischia dei naufraghi e dei familiari delle vittime, ma quel che è peggio dimostra anche in questa occasione una deliberata volontà nel privilegiare sempre scelte di tutela del proprio patrimonio e della propria immagine commerciale, piuttosto che il rispetto e la sicurezza delle persone.

Sin da subito la Costa Crociere fece un clamoroso tentativo per allontanare i naufraghi dal Giglio e dalla nave semiaffondata, inviando l’anno scorso una VERGOGNOSA lettera a tutti i sopravvissuti, con la quale li invitava calorosamente a NON recarsi sull’isola per la 1a ricorrenza del naufragio, nell’evidente desiderio di sminuire l’importanza dei fatti e far dimenticare ai più ed al più presto le proprie gravissime responsabilità nella tragedia.

Il Sindaco del Giglio Sergio Ortelli si sta prodigando per organizzare una corsa serale speciale con la compagnia di traghetti, ma certamente la Toremar non ha a disposizione sovrabbondanza di navi e di personale come invece il colosso Costa, che tuttavia non ritiene affatto suo dovere agevolare gli ex-passeggeri e consentire la commemorazione sull’Isola. Anzi, fa di tutto per impedirlo.

ticket anniversarioIl sit-in dei passeggeri della Concordia, viceversa, si svolgerà regolarmente lunedì 13 gennaio 2014 presso il Teatro moderno di Grosseto, adibito ad aula del processo penale contro Schettino, per osservare qualche minuto di silenzio a suffragio delle vittime, nella intenzione, con la loro presenza, di sensibilizzare il tribunale ad allargare il confine della ricerca delle responsabilità, e far sentire che, dietro gli avvocati delle parti civili, ci sono PERSONE e FAMIGLIE INTERE, che hanno rischiato la vita con ore di terrore, e pretendono GIUSTIZIA e RISPETTO.

UN RISPETTO CHE COSTA CROCIERE DIMOSTRA AD OGNI OCCASIONE DI NON AVERE

Udienza 11.12.2013: IANNELLI

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L’udienza di lunedì 11 novembre 2013, che sembrava non riservare nessuna emozione, si è invece rivelata ricca di colpi di scena, prontamente colti e riportati dalla stampa nazionale, accentuando, però, solo l’aspetto scenografico del salto del Comandante Schettino sulla scialuppa in occasione del’abbandono della nave, trascurando (salvo l’ottimo servizio del  TG2 20:30 con il sempre attento Francesco Vitale) gli aspetti più interessanti per le parti civili .

Protagonista al banco dei testimoni era Iannelli Stefano che all’epoca dei fatti svolgeva in forza al personale della Costa la mansione di Allievo alla sanità con il compito di controllo sulle acque della nave (piscine, jacuzzi etc.) e quella di tirocinante per il conseguimento della qualifica di III Ufficiale di Coperta a bordo della Concordia.

Per il conseguimento di tale qualifica effettuava quattro ore (dalle 20:00 alle 24:00 ) in plancia di comando in affiancamento all’ufficiale di Guardia. Oggi è ancora in forza alla società Costa Crociere e, quindi, la sua prova, come già altre prima, destava problemi di attendibilità del teste per evidenti ragioni di prudenza e rispetto degli interessi del proprio datore di lavoro.

Le argomentazioni più rilevanti, dopo l’esame dei PM che si sono per la ennesima volta concentrati solo sulla ricostruzione cronologica di quanto avvenuto a bordo della nave in stretta occasione del naufragio e sul momento del “salto” sulla scialuppa da parte di Schettino, sono emerse in aula grazie alle domande poste dalle parti civili ed in particolare dal pool Giustizia per la Concordia, rappresentato in udienza dall’Avv. Alessandra Guarini, che si è conquistata gli onori della cronaca mettendo in estrema difficoltà il teste.

In primo luogo è stato stigmatizzato che nel momento in cui il punto di accostata previsto venne superato (oltre le 0,5 miglia) tutti in plancia di Comando, e non solo il Comandante Schettino, sapevano perfettamente che tipo di manovra stavano per fare ed erano in piena consapevolezza di quello che stava accadendo. Nessuno ha detto nulla o lanciato un allarme. Ciò appare rilevante sotto il profilo della ennesima dimostrazione della estesa notorietà della pratica dell’inchino, anche da parte dell’armatore e delle Capitanerie di Porto, e del metodo di realizzazione del “saluto” al Giglio, non solo mediante un passaggio ravvicinato alla costa, bensì tramite un audace e spavaldo sfioro del porto a tutta velocità.

Manovra che la Costa, attraverso il sistema MARIN TRAFIC satellitare di cui era dotata la nave ed addirittura con web cam accessibili da chiunque via internet, poteva agevolmente seguire (ed impedire). Dobbiamo davvero credere che l’ipertecnologico quartiere generale della Costa Crociere a Genova non si rese conto che una delle sue più prestigiose navi, con oltre 4mila persone a bordo, era di molte miglia fuori rotta e puntava a tutta velocità verso gli scogli del Giglio?! Ovvero è più credibile che la manovra fosse molto ben conosciuta e dunque ritenuta non “sospetta” dagli addetti al monitoraggio delle navi Costa e perfino dalla Capitaneria di Porto?

Inoltre attraverso l’esame del teste di oggi si è potuto evidenziare ancora di più la scarsa professionalità del personale marittimo della Costa, si è infatti avuta conferma che i corsi di formazione del personale fossero compiuti in  modo superficiale e approssimativo, nonché alquanto frettoloso risolvendosi in iniziali corsi, di durata temporale irrisoria rispetto ai ruoli di responsabilità di vertice che poi gli ufficiali di coperta andavano a ricoprire. Dopo la abilitazione degli ufficiali, poi, nessun aggiornamento obbligatorio e criterio di formazione continua era previsto, introdotto solo dopo il naufragio.

Il teste Iannelli si è mostrato poi particolarmente titubante ed imbarazzato riguardo alle vicende successive al naufragio, quando si è trattato di riferire la circostanza (risultante dalle SIT) della convocazione ricevuta da parte di  Costa Crociere  che già in data 31 gennaio 2012 ha provveduto a fargli firmare una quietanza “tombale” di ogni voce di danno subita.

Prima il teste ha negato di conoscere la signora Porcelli poi a seguito di contestazione del Ns. Avv. Guarini non solo ha dovuto ammettere che era stata la Porcelli ad informarlo della necessità di un incontro con il datore di lavoro, ma al termine dell’esame si lascia addirittura sfuggire di un SECONDO incontro con i vertici di Carnival e dell’assicurazione.

Il risarcimento totale incassato da Iannelli (a soli 18 giorni dal naufragio) ammonta a più di 11.000 euro e la quietanza reca la data del 31 gennaio anche se Iannelli dichiara di averla firmata ma di aver ricevuto la somma qualche tempo  dopo…oltre a tali somme il teste risulta inoltre aver incassato ulteriori somme dall’INAIL per quanto riguarda i giorni di lavoro persi.

Insomma, un teste chiave sulla plancia di comando, che, a pochi giorni di tempo dalla catastrofica manovra, viene ascoltato in una sorta di audit interna e segreta della Costa e poi, frettolosamente, liquidato con un risarcimento di 11mila eruo, prima ancora che uscisse fuori la proposta lungamente concordata con le associazioni di consumatori per il risarcimento dei passeggeri.

Coincidenze molto strane nei pagamenti che lasciano comunque una evidenza assolutamente incontestabile: la Compagnia ha risarcito con incredibile velocità e generosità alcuni soggetti, stranamente tutti in qualche modo coinvolti in modo moto diretto ai fatti od ai vertici della Società, ha imposto a tutti gli altri lavoranti in mare (indonesiani, pakistani etc.) di accettare un misero risarcimento in meno di mille euro, mentre per i passeggeri della Concordia sono stati necessari molti mesi di trattative ben pubblicizzate dalle associazioni coinvolte, per arrivare ad una sofferta e modesta proposta di 11mila euro + 3mila, pari a quello che è stato riconosciuto al Sig. Iannelli meno di venti giorni dopo il naufragio!