All’udienza del 10 febbraio 2014 viene ascoltato come primo testimone Massimo Callisto Garbarino, Comandante della Costa Concordia prima di Schettino, ed in particolare autore del passaggio ravvicinato il 14 agosto 2011 davanti l’isola del Giglio, con la stessa nave che ora giace adagiata sul fondale a poca distanza dal porto.
La Procura di Grosseto chiama Garbarino per sentirlo in merito ad una intercettazione telefonica, ascoltata alla udienza precedente, nella quale il comandante, parlando con un direttivo della manutenzione della Costa Crociere, si lamenta del fatto che le porte stagne della sua nave facciano acqua da tutte le parti.
Lo scopo dei PM, nella ennesima difesa d’ufficio della compagnia di navigazione, è subito chiarito nelle prime battute: depotenziare l’effetto della intercettazione, facendo chiarire al testimone che il malfunzionamento alle porte stagne era riferito alle cosiddette “baderne”, ovverosia una sorta di corda oleosa con funzione di guarnizione per la chiusura ermetica delle paratie. Il testimone riferisce che questa tipologia di porte stagne sono quelle montate sulla nave, sempre della Costa, oggi comandata dal Garbarino, mentre sulla Concordia vi erano delle paratie di altro tipo, senza baderna.
Le domande del Pubblico Ministero Dott. Leopizzi al teste, incredibilmente, si fermano qui.
Prende quindi la parola l’Avvocato Massimiliano Gabrielli per le parti civili il quale, appena accennato l’argomento del passaggio al Giglio in agosto 2011, viene subito stoppato dal Presidente del collegio giudicante, che, senza vi sia stata alcuna opposizione alle domande su questo tema da parte del PM, dal legale della responsabile civile ovvero dai difensori di Schettino, contesta al difensore che il controesame sul teste del PM potrà essere sviluppato solo ed esclusivamente sul tema delle porte stagne e nulla più.
Neanche mezza domanda viene consentita sull’inchino fatto appena sei mesi prima da Garbarino.
La produzione del documento inedito che illustra l’analisi effettuata dal LLOYD’S LISTING INTELLIGENCE di Londra, e che sovrappone le rotte Garbarino/Schettino davanti al Giglio definendo l’inchino di agosto 2011 come “near miss” ossia MANCATO INCIDENTE non viene consentita a noi parti civili!
Solo attraverso la produzione mediante i difensori di Schettino, ai quali non può esser imposta alcuna limitazione al deposito documentale, questa importante e illuminante mappa viene acquisita agli atti.
Si scatena una polemica mediatica sulle fonti dei dati e del documento. Specifichiamo: Lloyd’s list è il giornale online specialistico del settore marittimo, che ha sviluppato il documento sulla base dei dati di Lloyd’s Listing intelligence, ovverosia un ente che fornisce un servizio online interattivo (www.lloydslistintelligence.com) che offre movimenti dettagliati delle navi, posizionamento AIS in tempo reale, informazioni complete sulle navi, imprese, porti e INCIDENTI, nonché rapporti di credito, dati di settore e analisi tra cui a breve termine prospettive di mercato relazioni. Lloyd List Intelligence fornisce anche una serie di servizi di sostegno, quali approfondite consulenze, ricerche, due diligence, analisi dei trend di mercato e la valutazione del rischio di credito per interi portafogli assicurativi. (Fonte Wikipedia)
Tanto per dire che la fonte non è un “giornaletto” come il legale della responsabile civile vorrebbe far credere al Tribunale, con un intervento in udienza del giorno successivo sul quale, ancora una volta, il Presidente non ha consentito una qualche replica agli avvocati di parte civile!
Ma la questione sulla fonte del documento è un finto problema, che non cambia una virgola alla attendibilità del suo contenuto e non sminuisce minimamente la portata del fatto, ormai chiaro anche ai sassi, che la compagnia Costa conoscesse e sponsorizzasse la pratica dell’inchino, che i comandanti Palombo (inventore dell’inchino) e Garbarino, con i loro passaggi sottocosta a velocità sostenuta al Giglio, e infine che la benevolenza delle Capitanerie di Porto siano stati il terreno fertile per arrivare alla bravata di Schettino il 13 gennaio 2012, con la partecipazione di tutti gli ufficiali di plancia, e la consapevolezza di tutto l’equipaggio in sala macchine.
Il testimone sentito subito dopo, Michele D’Andrea ufficiale della Guardia Costiera di Palermo, chiarisce ancora meglio il sistema “Costa” raccontando l’episodio del 2005 riguardo la Costa Fortuna che, avendo presumibilmente toccato sul fondo a Sorrento, aveva in entrata una via d’acqua di 1 tonnellata l’ora dall’asse dell’elica, eppure, invece di entrare al porto più vicino, si dirige comunque a Palermo per non interrompere la crociera e, rimanendo per due volte consecutive alla deriva lungo il tragitto, arriva in modo trafelato in Sicilia e, invece di sbarcare i passeggeri per poi andare in bacino per fare le riparazioni, si “lancia” nel bacino della Fincantieri con tutto il suo carico umano a bordo. La Fortuna, contro ogni regola di sicurezza immaginabile, viene messa in secco con le circa 3000 persone a bordo.
La Costa Crociere anche in quella occasione mente alle autorità portuali, alle quali riferisce di aver incagliato l’elica in una lenza, mente ai passeggeri, riferendo una situazione normale di sbarco a Palermo e solo la presenza di un problema tecnica, e mente perfino nelle dichiarazioni sul giornale di bordo, con una mail inviata dalla direzione della Compagnia, con la quale viene di fatto ordinato al comandante della Fortuna di trascrivere una falsa situazione. La indagine avviata dalla Capitaneria porta alla apertura SOLO NEL 2012 (!!), dopo l’esposto presentato dal fotografo di bordo Cappello, di un procedimento penale a Palermo sui fatti, ormai presumibilmente ed in grande misura prescritti!
Grande risalto viene dato dai giornalisti a queste vicende e Costa Crociere esce letteralmente sepolta mediaticamente da questa giornata processuale.
Tenta affannosamente di fare comunicati per disconoscere (ancora!?) una propria partecipazione a questi eventi (ANSA 10 FEB – “Che la societa’ fosse a conoscenza della pratica definita ‘dell’inchino’ e’ falso”) che, a loro dire sarebbero effettuati a bassa velocità ed in totale sicurezza.
Peccato che Palombo, l’inchiesta parlamentare e la Capitaneria di Porto S. Stefano, le mail di ringraziamento tra Garbarino e Sindaco Ortelli, e lo stesso blog della Costa abbiano detto qualcosa di molto diverso. Ferrarini è stato il referente in azienda del passaggio in agosto al Giglio, la Capitaneria nega per iscritto (allegato) di aver mai minimamente concordato il passaggio, che risulterebbe fatto a 14,5 nodi e non a bassa velocità. Abbiamo visto un filmato fatto dal Giglio ad agosto 2011 ed a Positano prima di allora, che, salvo non fossero stati accelerati, mostrano la Concordia suonare le sirene e filare che era una meraviglia.
Il giorno 11 febbraio viene sentito Roberto Bosio, k2 o comandante in seconda della nave Concordia, il quale riferisce riguardo le fasi successive all’urto e la gestione della emergenza in plancia, secondo la timeline VDR già nota, ed esaminata più volte con altri ufficiali presenti in plancia.
Il fatto più rilevante riferito da Bosio riguarda l’ordine di abbandonare la nave, che venne in effetti dato dal comandante in seconda, dopo che Schettino aveva più volte risposto “aspetta aspetta” mentre era impegnato al telefono con Ferrrarini a terra. E’ proprio Bosio a lasciare per ultimo la plancia dopo aver schiacciato il pulsante di abbandono nave.
Doveroso riferire che al momento dell’abbandono nave molte scialuppe erano già state calate in assoluta assenza di ordine dalla plancia, in una sorta di ammutinamento da parte di chi si trovava sul ponte 4.
Elemento emerso dalle ns domande è che Bosio non ha ancora incassato alcun risarcimento, ma riferisce di aver ricevuto solo una proposta di liquidazione, dalla Costa, per 8.000,00 euro; proposta che non ha accettato. Non é dato sapere se ci siano trattative in corso, visto che gli altri ufficiali hanno portato a casa anche fino a 35.000 euro.
42.764172
11.116694