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Quattro anni di lotta – commento alla sentenza di appello Concordia

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L’aula di udienza a Firenze

Non è notizia di oggi quella che riguarda la sentenza di appello sul naufragio della concordia, che ha confermato la condanna a 16 anni a carico di Schettino.

Abbiamo atteso un po’ di tempo prima di scrivere le nostre note per cercare di realizzare meglio il senso di quella che è stata una vittoria di dimensioni davvero enormi, ottenuta nei confronti di una multinazionale potentissima, la Costa Crociere S.p.A. che ha alle sue spalle la Carnival Cruises, cioè nei confronti di una delle società più importanti e più potenti economicamente al mondo, che nemmeno il governo degli Stati Uniti è mai riuscito ad almeno sottoporre al proprio regime fiscale.

Insomma la notizia è che un gruppo di tignosi avvocati italiani – che si è messo insieme per lavorare al meglio in questo processo – è riuscito davvero a ottenere quello che né il governo degli Stati Uniti né la Procura della Repubblica di Grosseto hanno mai ottenuto e nemmeno cercato di ottenere.

I fatti sono conosciuti: la notte del 13 gennaio 2012 il comandante della Concordia Francesco Schettino la portava a sbattere sugli scogli delle Scole all’isola del Giglio con una manovra di inchino a dir poco suicida.

Da lì ha inizio il naufragio più grande della storia mercantile internazionale: una nave passeggeri di 350 m di lunghezza e di 11 ponti fuori dalla linea d’acqua con a bordo oltre 4.300 persone si squarcia per 70 metri sotto la linea di navigazione e, grazie al vento che sospinge indietro, si appoggia sugli scogli miracolosamente non affondando.

In seguito all’urto con gli scogli ed alla gestione a dir poco demenziale da una parte e delinquenziale dall’altra dell’emergenza così insorta, ben 32 persone perdono la vita mentre altre 4300 rischiano a loro volta di morire ma miracolosamente invece si salvano.

Ne nasce un processo monstre in cui alla fine delle indagini preliminari la Procura di Grosseto ritiene di poter chiedere di rinviare a giudizio il solo comandante Schettino e cinque altre persone in totale tra ufficiali di bordo e uomini della compagnia di navigazione (della Costa veramente il solo Ferrarini facente parte dell’unità di crisi a terra ma nessuno del Consiglio di Amministrazione).

 Nessuno della compagine societaria viene sottoposto al processo per una scelta della Procura di Grosseto che ancora non riusciamo davvero a spiegarci, considerate le plurime responsabilità penali emerse a carico della compagnia nel corso delle investigazioni e ancora di più nel corso del dibattimento stesso.

 Le parti lese in questa vicenda, i passeggeri che hanno perso la vita e quelli che fortunatamente sono sopravvissuti, non vengono mai presi in considerazione da nessuno dell’organo inquirente: alcuni di noi, va rilevato, hanno assistito ad una scena praticamente kafkiana. Alla nostra osservazione come difensori delle parti lese che lamentavano il fatto che la Procura di Grosseto avesse dato il proprio consenso a patteggiamenti scandalosi per gli imputati senza curarsi dei risarcimenti alle vittime del naufragio, il procuratore capo di Grosseto osservava che ci sono i processi civili per i risarcimenti!

Mai abbiamo visto in realtà un atteggiamento di questo genere da parte di una Procura della Repubblica che normalmente tutela proprio le vittime dei reati pretendendo che gli imputati le risarciscano prima di prestare il consenso ai patteggiamenti…Ma questo è stato solo l’inizio della storia di questo processo che all’epoca vedeva schierati da una parte i passeggeri e dall’altra la Compagnia di Navigazione Costa Crociere che riteneva di avere già risarcito correttamente la maggioranza dei naufraghi offrendo loro una cifra a forfait di 11.000 Euro, prendere o lasciare.

Alcuni dei passeggeri, proprio i nostri assistiti, ritenevano di avere diritto ad essere risarciti con cifre molto più alte, ma sopratutto pretendevano Giustizia e verità, perchè avevano vissuto un’esperienza orrenda che li aveva segnati pesantemente.

Ma niente di tutto questo veniva preso in considerazione né da Costa Crociere né dalla Procura di Grosseto che, appunto, dava consensi a patteggiamenti tanto scandalosi che la stessa Procura Generale di Firenze che li avrebbe dovuti avvallare li impugnava invece davanti alla Corte di Cassazione.

Anche questo chiaro segnale pareva non bastare a Grosseto perchè pure il Tribunale durante il dibattimento a carico di Schettino di fatto osteggiava il lavoro delle parti civili che non si rassegnavano ad essere spettatori inermi ma che volevano capire perchè fosse avvenuto quel naufragio e se le responsabilità si dovessero fermare al solo imputato presente o se invece dovessero allargate alla società armatrice.

Il dibattimento a Grosseto peraltro si svolgeva solamente per la scelta – da alcuni giudicata folle, da altri onorevole – di Schettino di chiedere di essere sottoposto al pubblico dibattimento per poter spiegare le sue ragioni.

Dal dibattimento – durato ben 70 udienze spalmate in un periodo di tempo pari ad un anno e mezzo in cui le vite professionali di questi pochi appassionati avvocati venivano di fatto stravolte per poter seguire veramente quello che succedeva – emergevano evidentissime responsabilità pure di Costa Crociere: si citano brevemente al riguardo le anomalie del DGE, diesel generatore di emergenza, che non funzionando per un difetto di progettazione durante la fase dell’emergenza ha comportato di fatto che quantomeno una parte delle vittime del naufragio perdesse la vita poiché non senza il DGE non fu possibile sganciare almeno un’altra delle scialuppe di salvataggio e una sola scialuppa di salvataggio in più sganciata avrebbe comportato che 150 passeggeri avrebbero potuto trovare posto su quella scialuppa, e i morti furono 32!

Non solo. La mancata preparazione dell’equipaggio, l’inesperienza degli ufficiali di bordo di età media abbondantemente sotto i trent’anni, la politica tesa al risparmio su ogni aspetto della sicurezza, le anomalie del programma di emergenza degli ascensori che causarono il blocco del DGE, l’improvvisazione dell’unità di crisi tesa alla sola ri-certificazione della nave per tornare a farla navigare al più presto piuttosto che alla sicurezza delle persone a bordo, tutti questi elementi insieme facevano emergere chiaramente la responsabilità di Costa Crociere che giustificava non solo l’allargamento della responsabilità penale ai vertici societari ma la richiesta di riconoscimento dei danni punitivi per appunto indurre la società armatrice a rivedere le proprie politiche economiche perchè ove fosse stata punita come chiedevamo avrebbe inteso che sarebbe divenuto in futuro maggiormente conveniente spendere per la sicurezza che non dover risarcire le vittime.

Questo gruppo di avvocati ha avuto l’ardire di presentare una denuncia contro i vertici societari di Costa Crociere e Carnival perché ritenevano, come ritengono tuttora, che ci sia una chiara responsabilità in concorso con il Comandante Schettino da parte dei vertici societari.

La Procura di Grosseto invece riteneva di dover richiedere l’archiviazione della denuncia e, con un’altra mossa del tutto inaudita, il Giudice delle Indagini Preliminari di Grosseto a cui era stata rivolta l’opposizione delle parti lese alla richiesta di archiviazione, decideva di procedere direttamente all’archiviazione della denuncia querela senza nemmeno fissare una camera di consiglio in cui gli avvocati avrebbero dovuto essere ascoltati!

Il dibattimento di primo grado si concludeva con una sentenza che dava solo parzialmente ragione alle parti civili escludendo il danno punitivo e concedendo loro dei risarcimenti con una provvisionale che variava fra i 30 e i 50.000 Euro, a parte risarcimenti sproporzionati ai soli enti quali la regione Toscana e il Comune del Giglio.

Costa Crociere poteva dunque davvero stappare lo champagne per lo scampato pericolo, quantomeno perché alcune voci delle pretese risarcitorie delle parti civili erano state in qualche maniera, sia pur molto discutibilmente, molto ridotte grazie ad una sentenza, definita da qualcuno di noi, da ragionieri del diritto.

Questo gruppo di avvocati decideva a questo punto di fare appello contro la sentenza, rischiando che le cifre concesse come provvisionale potessero anche essere ridotte, per cercare di rimediare alla evidente ingiustizia verso le pretese risarcitorie dei naufraghi della sentenza del Tribunale di Grosseto.

Presentava appello anche il Comandante Schettino e la Costa Crociere, chiedendo questa ultima che venissero ridotti gli importi provvisionali concessi agli enti, e infine la Procura di Grosseto che chiedeva abbastanza clamorosamente un aumento di pena di altri 10 anni di carcere contro l’imputato, già condannato a 16 anni in primo grado.

L’inizio del processo d’appello faceva capire a questi difensori che finalmente ci si trovava di fronte a Giudici che erano predisposti ad ascoltare le ragioni dei naufraghi e che non si erano chiusi in posizioni di rifiuto ideologico delle loro pretese.

Si svolge così a Firenze un dibattimento serratissimo che in un solo mese vedeva la discussione di una trentina di avvocati delle parti civili, della Procura, dei difensori di Schettino e di quelli di Costa Crociere.

Si arrivava così finalmente alla sentenza della Corte d’Appello di Firenze che concedeva alle sole parti civili, è solo a loro, la vittoria: le cifre provvisionali concesse con estrema prudenza dal Tribunale di Grosseto venivano tutte aumentata del 50% a favore delle parti civili costituite. Ma non solo. Gli appelli, tanto dell’imputato che della procura, venivano integralmente respinti.  Attribuiamo, a questo ultimo aspetto, un particolare ed ulteriore significato di riconoscimento al nostro lavoro, Quale evidente segno che la Corte d’appello di Firenze ha sposato la nostra visione sui fatti e sul peso delle responsabilità del naufragio: confermando la condotta criminale di schettino, ma riconoscendo implicitamente che esistono altre responsabilità di “contorno”, altrettanto gravi, non riconoscendo apertamente i danni punitivi, la cui applicabilità nel nostro ordina è tuttora incerta, ma aumentando considerevolmente tutte le provvisionali per i nostri clienti.

Costa Crociere ha preso finalmente una sonora batosta da parte del nostro gruppo Giustizia per la Concordia, che si è distinto per avere il coraggio di tenere duro nei confronti della Costa Crociere, della prudenza della Procura di Grosseto ed in quelli della sentenza altrettanto prudente del Tribunale di Grosseto…e non è ancora finita qui perchè in Cassazione ci saremo e ancora chiederemo il riconoscimento dei danni punitivi, attualmente al vaglio delle Sezioni Unite.

Noi rimaniamo sempre dalla parte delle vittime e continueremo ad esserlo perché la giustizia possa effettivamente trovare posto anche in una vicenda di questo genere dove troppe coperture e troppe omissioni si sono verificate.

Cesare G. Bulgheroni  – Avvocato in Milano

Udienza appello Concordia del 28.04.2016

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Il processo di appello Concordia a Firenze

Sì è aperto il 28.04.2016 processo di secondo grado presso la Corte di appello penale di Firenze, nel quale dovrà essere valutata la correttezza della decisione dei giudici di Grosseto, che hanno condannato il comandante Francesco schettino a 16 anni di carcere, e Costa Crociere al pagamento dei risarcimenti, con provvisionali a favore dei passeggeri tra i 30.000 e 50.000 euro ciascuno. Il processo si è svolto nella maxi aula dove recentemente è stato celebrato l’appello di Meredith Kercher nel nuovo palazzo di giustizia fiorentino, in un contesto molto differente da quello del precedente contesto nel teatro moderno di Grosseto: imputato assente, divieto di riprese televisive in aula, numero estremamente ridotto di parti civili che hanno proposto appello, ed ovviamente nuovi giudici, nuovo rappresentante della pubblica accusa, e nuovo difensore di Schettino, in affiancamento all’avv. Laino. La netta sensazione è che a questo processo si sia voluto imporre a tavolino e da più parti un basso profilo mediatico, concentrazione e sintesi estrema degli interventi delle parti processuali, e percorso diretto verso la decisione già a fine maggio, seguendo una serratissima calendarizzazione delle udienze, mediamente previste un giorno sì ed uno no per tutto il mese prossimo.

In apertura si è ascoltata la introduzione sintetica del giudice consigliere relatore, il quale ha predisposto e reso disponibile alle parti, prima della udienza, una lunghissima e dettagliata relazione (scritta 262 pagine), con la quale si illustrava il contenuto ed i motivi dei vari atti di appello, quello proposto dalla Procura di Grosseto, dall’imputato e dai suoi difensori, quelli di molte parti civili ed infine della responsabile civile Costa Crociere S.p.A., con i quali ciascuno chiede una revisione della precedente decisione sotto diversi ed opposti profili.

Esaurita la relazione illustrativa al Collegio, ha preso la parola il PM Dottor Alessandro Leopizzi, inviato da Grosseto ad affiancare la Procura Generale nel compito di sostenere la affermazione di responsabilità ottenuta in primo grado, contrastando i motivi di appello sopratutto del nuovo difensore di Schettino, che si proponeva molto ambiziosamente di smontare la decisione attraverso la riapertura del dibattimento e una “super-perizia”. Il sostituto procuratore di Grosseto, ancora una volta, ha dimostrato la sua conoscenza enciclopedica di ogni singola carta processuale, di ogni profilo di responsabilità minuziosamente accertato nei confronti del Comandante, ed ogni singola contraddizione in cui quest’ultimo è caduto nel corso della lunghissima fase dibattimentale, nonchè la sua efficacissima capacità espositiva e di lucida interpretazione delle risultanze istruttorie a carico dell’imputato. Il Dottor Leopizzi si è concentrato nella replica ai motivi di appello dell’avvocato Laino e sopratutto dell’avvocato Senese, nuovo difensore in questo grado di giudizio per Schettino, procedendo in una analisi punto per punto delle doglianze attraverso le quali questi erano giunti a chiedere (addirittura) la assoluzione del Comandante, sostenuta dalla lamentata violazione di una analisi obiettiva dei fatti e di un preteso accanimento, non solo mediatico ma anche processuale, nei confronti dell’imputato. Il risultato, dopo circa tre ore e mezzo di ininterrotta discussione, ed attraverso una opera di totale distruzione logica e giuridica – spesso tratteggiata da toni toscanamente ironici e, nonostante la minuziosità dei ragionamenti e riferimenti anche processuali, mai resa incomprensibile anche al semplice ascoltatore – è stato il venir meno di ogni credibilità e sostenibilità dell’appello difensivo dell’imputato.

Dopo la pausa, la parola è passata al sostituto Procuratore Generale di Firenze, dott. Giancarlo Ferrucci , il quale sembrava scalpitare nella attesa di proporre i suoi argomenti alla platea, che però hanno mostrato tutto il limite di chi – esattamente come l’avvocato Senese per Schettino – non ha seguito ognuna delle 71 udienze per oltre 600 ore di dibattimento, non conosce ogni aspetto – anche non processuale – della vicenda, e non ha certamente letto le 56.000 pagine per oltre 120 faldoni in cui si racchiudono le attività, in 2 anni di processo, di tre Giudici, 4 PM, 65 avvocati, oltre 180 testimoni e consulenti che hanno raccontato in aula la tragedia del Giglio in ogni suo aspetto.  L’intervento di chi, insomma, non ha vissuto il naufragio: quello che ne esce è una prospettiva, a livello spesso da conversazione al bar, sul disdoro della marineria italiana e sulle colpe morali di Schettino.

Passando alla richiesta delle pene, Ferrucci ha proposto 9 anni di reclusione per naufragio colposo; 15 anni per omicidio colposo plurimo e lesioni plurime colpose (i 32 morti e decine di feriti); 3 anni per abbandono di persone incapaci; più 3 mesi di arresto per false comunicazioni alla capitaneria, riproponendo l’aggravante della colpa cosciente, arrivando in totale a superare perfino le pretese dei PM di Grosseto, per oltre 27 anni di carcere per reati colposi, in una iperbole che riteniamo tanto improbabile quanto la assoluzione di Schettino.

Un gioco al rilancio da tutte le parti processuali: Noi ovviamente chiediamo più soldi ma soprattutto giustizia, puntiamo nuovamente ad allargare le responsabilità nei confronti anche di Costa Crociere, e non serve certo una nuova perizia, nelle carte processuali, anche se non entrato a pieno titolo nella sentenza, c’è già tutto per dimostrare i malfunzionamenti, la impreparazione dell’equipaggio e tutto quanto ha contribuito a preparare il terreno per la tragedia messa in opera da Schettino.

Dopo aver sfrondato velocemente i banchi da molte presenze di avvocati che si sono limitati a depositate conclusioni scritte, e le prime schermaglie tra avvocati di parte civile e difensori di Schettino e Costa Crociere, è saltata la prossima udienza calendarizzata e si riprenderà il 4 maggio con l’avvio delle discussioni di alcuni tra gli appellanti di parte civile, per proseguire il 6, 9 e 10 maggio con altre parti civili fino ad esaurimento.

Processo Concordia Bis

Avvocato Massimiliano GabrielliLa associazione nazionale ANMIL, da sempre impegnata sul tema della sicurezza sul lavoro e rispetto delle normative antinfortunistiche, ha affidato il mandato difensivo agli Avvocati Massimiliano Gabrielli, Cesare Bulgheroni ed Alessandra Guarini, per essere rappresentata come parte civile nel processo Concordia bis, che si occuperà delle violazione delle norme a tutela dei lavoratori e dei reati ambientali. Alla udienza di apertura, tenutasi il 07.03.2015 davanti al Tribunale monocratico di Grosseto, gli Avvocati della associazione hanno depositato a sorpresa una richiesta di maxi-risarcimento per un milione di euro, motivata dai malfunzionamenti della nave ed il mancato rispetto delle normative di emergenza da parte della compagnia di navigazione, sul modello statunitense di danni punitivi con effetti deterrenti e di prevenzione contro futuri disastri navali, ed hanno ottenuto dal Giudice la chiamata in causa di Costa Crociere SpA come responsabile civile, che quindi sarà nuovamente tenuta al pagamento dei futuri risarcimenti. Le parti processuali giocheranno una partita contro il tempo, sul filo della prescrizione dei reati che, essendo di natura contravvenzionale, in questo giudizio maturerebbe a gennaio 2017; il calendario di udienze, già stabilito con ritmi molto intensi, ha però sin da subito chiarito che è tutta intenzione del Tribunale arrivare a pronunciarsi con una nuova sentenza prima della estate. Il 28 aprile si aprirà a Firenze anche il processo di appello del processo penale principale sul naufragio della Concordia, con il quale il comandante Francesco Schettino è stato già condannato a 16 anni di carcere.

RAI NEWS TGR EDIZIONE DELLE 19.30 del 08/03/2016 – See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/TGR/basic/PublishingBlock-0f7d1998-654b-4a4d-8455-2d2a1121bfb2-archivio.html

Appello Concordia: prima udienza l 28 aprile 2016

Appello concordia Schettino.jpgInizierà a Firenze il 28.04.2016 il processo d’appello contro la sentenza di primo grado  pronunciata appena  l’11 febbraio 2015 dal Tribunale penale di Grosseto sul naufragio della costa Concordia, avvenuto il 13 gennaio 2012 al largo dell’isola del Giglio, ad appena quattro mesi dall’invio di tutte le carte processuali ai Giudici della Corte d’appello di competenza toscana.

Una evidente velocità privilegiata, quindi, anche per il secondo grado del monumentale processo, che nella precedente fase è riuscita a giungere a sentenza in soli due anni, articolandosi in circa 70 udienze (di media per sessioni da 3 giorni e due volte al mese, ma anche con punte di una settimana intera e 3 sessioni per mese, con udienze dalla 9,30 della mattina alle 18,00, a volte protratte ad oltranza fin dopo la mezzanotte), centinaia di testimoni e consulenti ascoltati in aula, un eccezionale numero di parti civili costituite, e circa 75 faldoni di carte processuali, documenti, trascrizioni, verbali, perizie, dati informatici ed elementi di straordinaria portata sia numerica che di analisi e studio.

Nel processo di appello le cose saranno estremamente più semplici dal punto di vista istruttorio, mentre per il Collegio della Corte d’Appello di Firenze sarà particolarmente complessa la analisi delle contrapposte doglianze, sollevate da tutte le parti processuali contro la sentenza del Tribunale.

Ha ovviamente proposto appello Francesco Schettino, classe 1960, unico imputato e condannato a 16 anni di reclusione ed 1 mese di arresto per tutti i reati contestati dalla Procura, dall’omicidio colposo plurimo alle lesioni colpose plurime, dal naufragio colposo alla violazione delle norme di prevenzione infortuni, fino all’abbandono della nave, quello contro cui si è più caparbiamente opposto il Comandante. I difensori di Schettino puntano ad una riduzione della pena, che ritengono eccessiva trattandosi di reati di natura colposa, ed alla diversa incidenza causale sull’evento, in relazione ai molti malfunzionamenti della nave e della procedura di emergenza predisposta da Costa Crociere. Lo stesso Schettino ha aggiunto di suo pugno dei suoi «personali motivi di appello», con i quali chiede che invece venga diversamente valutato il suo «tratto umano».

Ma ha presentato appello anche la Procura di Grosseto, capitanata dal PM dott. Alessandro Leopizzi, per una revisione in senso opposto della pena erogata, a  fronte delle ben più alte richieste  (26 anni in tutto) formulate in primo grado dall’accusa, per il concorso dei vari capi di imputazione.

Hanno proposto impugnativa anche decine di parti civili, tra i quali – come sempre in prima linea – i legali del ns. pool di Giustizia per la Concordia, avverso i criteri di liquidazione delle provvisionali ai passeggeri ed alle vittime, per un riconoscimento dei danni più alto ed una sentenza che faccia giustizia sostanziale più adeguata. Ricordiamo la più contestata liquidazione, per la morte della passeggera tedesca Gabriele Grube, in soli 60mila euro di provvisionale, e le liquidazioni ai sopravvissuti, che vanno dai 30 ai 50 mila euro a testa, puntando quindi ad ottenere acconti provvisionali più consistenti con il secondo grado. Punto fermo resta la ns. richiesta, poi, dei famosi danni punitivi, sul modello statunitense, che andrebbe a sanzionare economicamente in modo molto pesante Costa Crociere, con un meccanismo deterrente e di prevenzione per evitare il ripetersi di tragedie del genere, favorite da politiche di risparmio delle compagnie di navigazione sulla formazione equipaggio, manutenzione e sicurezza in genere. Anche molte associazioni ed enti, come il Comune del Giglio, hanno proposto appello contro una sentenza che in primo grado li ha lasciati quasi totalmente a bocca asciutta.

Ha infine appellato la sentenza anche la stessa Costa Crociere, soprattutto contro le liquidazioni milionarie ottenute dai ministeri e da alcuni enti, a fronte delle spese ed impiego mezzi ed uomini per contrastare la emergenza Concordia, che a livello nazionale ed internazionale ha avuto evidenza prioritaria.

Si aprirà quindi il 28 aprile una nuova e impegnativa pagina processuale sul naufragio del secolo, e noi saremo ancora una volta presenti in aula a Firenze per sostenere le ragioni delle uniche e vere vittime incolpevoli della tragedia, i passeggeri.

APPELLO DELLE PARTI CIVILI di GIUSTIZIA PER LA CONCORDIA

Sentenza Schettino prima paginaDepositato in questi giorni, da parte dei molti legali del pool, l’atto di appello ai capi civili della sentenza di primo grado sul naufragio della Concordia del 13 gennaio 2012. Si punta in alto e di nuovo sulla richiesta di danno punitivo di derivazione statunitense, chiedendo alla Corte di Appello di Firenze di riconoscere provvisionali fino a 300 mila euro ed un risarcimento finale molto più congruo e consistente. Le parti civili, si ricorda, in primo grado hanno ottenuto provvisionali tra i 30 e 50 mila euro. Anche l’ufficio della Procura di Grosseto ha impugnato la sentenza, insistendo invece sulle responsabilità titaniche e quasi esclusive di Schettino, e quindi su una sua condanna esemplare.

I legali di ‘Giustizia per la Concordia ritengono al contrario che “la sentenza non abbia tenuto conto dei comportamenti omissivi della compagnia armatrice, la Costa Crociere S.p.A., che hanno contribuito alla causazione del naufragio (tra cui l’impreparazione dell’equipaggio alle emergenze, l’insufficienza dei sistemi di sicurezza della nave ed il loro malfunzionamento e la pratica dei cosiddetti ‘inchini’ fatti dai comandanti delle loro navi ai luoghi di interesse turistico)”. Il naufragio, ricordano i legali, “è avvenuto proprio nel corso di un inchino – e cioè di un passaggio ravvicinatissimo alla costa – che Schettino intendeva fare al Giglio per omaggiare il màitre, nativo del Giglio. La pratica dell’inchino in particolare era diffusa per interessi di carattere promozionale ed è risultata estremamente pericolosa come, appunto, il naufragio della Concordia ha dimostrato”. Il pool ‘Giustizia per la Concordia’ si batte affinché “l’autorità giudiziaria riconosca che Costa Crociere spa, proprio per avere tenuto comportamenti omissivi per ragioni economiche di risparmio, risulta corresponsabile del naufragio e deve perciò essere condannata ai cosiddetti ‘danni punitivi’ in favore dei passeggeri della Concordia che hanno rischiato la propria vita nel corso del naufragio che ha causato la morte di ben 32 persone”.

Leggi questo articolo su: http://www.gonews.it/2015/09/22/costa-concordia-presentata-la-richiesa-di-appello-si-punta-a-un-maggior-risarcimento/
Fonte Ansa, Copyright © gonews.it

Udienze 11, 12 e 13 dicembre 2014 + Ud. 21.01.2015 – esame imputato e testi

IMG_6637Una delle ultime fatiche processuali in programma prima della discussione finale si è celebrata alle udienze 11, 12 e 13 dicembre 2014, dopo aver ascoltato – e studiato attentamente – l’esame imputato da parte del Pubblico Ministero alla precedente tornata, il microfono passa agli avvocati delle parti civili, agli stessi difensori di Schettino, per poi fare un ulteriore “giro” di domande con il riesame.

Come abbiamo già sostenuto, la lunghissima serie di domande effettuate dal PM Dottor Leopizzi, seguendo passo per passo il filo logico e temporale della timeline e la impostazione Schettinocentrica voluta dalla pubblica accusa, ha lasciato inesplorata una vastissima zona “grigia”, costituita da tutte quelle circostanze di contorno, non legate direttamente all’evento, ma che hanno indubbiamente contribuito alla realizzazione della tragedia: malfunzionamenti della nave, impreparazione dell’equipaggio ed inesperienza degli ufficiali di coperta, precedenti inchini e pratiche aziendali di gestione omertosa delle emergenze, manutenzione fittizia di alcuni apparati come il d.g.e., direttive di Ferrarini dalla unità di crisi e condivisione con i vertici aziendali di costa e Carnival su quanto stava accadendo prima di ordinare l’emergenza generale, etc. etc.. Insomma, una mala “cultura” aziendale che ha preparato il terreno per consentire il realizzarsi della catastrofe. Tutti elementi sui quali noi legali delle parti civili ci siamo invece spesi molto, in due anni di udienze e nuovamente nella fase iniziale del nostro esame al Comandante, esplorando in questo senso la sua volontà di voler “collaborare” e dire apertamente le cose – prima di irrigidirlo nell’affrontare argomenti diretti al suo ruolo ed affondare il coltello nelle piaghe delle sue ulteriori ed innegabili responsabilità, seguendo un metodo diverso rispetto alla Procura, ovverosia proponendo domande secondo argomenti piuttosto che seguire la sequenza temporale dei fatti, e ripartendo il turno di domande tra noi avvocati, raggiungendo ancora una volta un encomiabile – e fuori del comune – accordo nell’ordine, con la collaborazione di tutti gli avvocati in aula che hanno pazientemente atteso il turno e ridotto l’ambito delle proprie domande a tematiche a quelle non toccate già da altri colleghi. Come detto, quindi, una scelta ragionata di impostazione sull’esame delle parti civili, passando da una prima e corposa “ondata” di domande (avv. Bulgheroni + Avv. Gabrielli) in cui abbiamo cercato sopratutto riscontri nella corresponsabilità dell’armatore (nella necessità, al fine di sostenere la pretesa di un danno punitivo – o danno aggravato dalla condotta, di allargare il tema delle responsabilità) il che, soprattutto da un punto di vista penalistico, non vuol dire affatto voler diminuire quelle di Schettino, e tantomeno di sostituirci ai difensori dell’imputato (come improvvidamente commentato in aula da alcuno). Alla fine abbiamo ottenuto riscontri significativi sugli elementi che intendevamo approfondire riguardo alla gestione, manutenzione, procedure di funzionamento e di emergenza sulla nave.

Con la seconda tornata di avvocati, invece, si è chiarito in modo inequivocabile che le parti civili non fanno sconti a nessuno, primo fra tutti all’imputato, il quale, in qualità di Comandante, aveva ed ha delle responsabilità oggettive, ma, soprattutto, poiché è ormai acclarato che Schettino portò consapevolmente la nave oltre il punto di accostata programmato, che assunse i comandi in modo approssimativo, che rallento i tempi di emergenza generale cercando di risparmiare sul costo dei rimorchiatori, che minimizzò l’evento con la guardia costiera e che, preso dai sensi di colpa, ebbe un vero e proprio blocco psicologico che non gli consentì letteralmente di pronunciare la parola “abbandonare” la nave o la plancia, nemmeno con i suoi ufficiali e le autorità marittime. Gli avvocati Targa, Suriano e Guarini, queste ultime anche nella ulteriore fase del riesame, hanno puntato l’indice della colpa del naufragio, prioritaria e principale, sull’imputato Schettino, facendo emergere alcune delle incongruità nella sua versione, portandolo spesso ad innervosirsi ed avere reazioni anche molto scomposte, ma certamente dimostrando il suo ruolo non solo formalmente apicale, ma anche concretamente effettivo al comando della nave quella notte, inchiodandolo quindi alle sue responsabilità.

Il processo della Costa Concordia, questo ormai è chiaro, ha fatto emergere dei veri e propri buchi neri nella procedura di gestione delle emergenze su queste tipologie di giganti del mare da crociera: aldilà della normativa e delle procedure previste, è un dato di fatto che, su queste navi, neanche in condizioni ottimali, fermi all’ancora in porto, è possibile sbarcare 4.000 passeggeri in modo efficiente ed ordinato in mezz’ora, come anche appare un dato concretamente verificato che sulle navi classe concordia vi siano problemi fisiologici e di progettazione che rischiano di compromettere gravemente la macchina dell’emergenza, esattamente come è avvenuto a bordo della Costa Concordia. Questo, in aggiunta ad un equipaggio che praticamente non conosceva la lingua ufficiale di bordo, l’italiano, e solo in minima parte parlava l’inglese (Schettino conferma che lo più si facevano capire A GESTI – ma anche che CIASCUN singolo membro di equipaggio deve svolgere – o meglio dovrebbe – un ruolo di supporto ai passeggeri durante le fasi di sbarco nel ruolo d’appello).

Chiusa la fase dell’esame imputato e dopo il breve stop di fine anno, il primo appuntamento sul calendario di udienza 2015 accusa un breve slittamento a causa di un problema di salute ad uno dei giudici che compone il Collegio. Nulla di grave, per fortuna, tanto che l’udienza slitta di una sola settimana.

A chiudere le attività istruttorie del processo Concordia, all’udienza del 21.01.2015 vengono quindi sentiti i testi a difesa proposti dall’imputato: 4 soli testi di cui uno assente. Si procede ad ascoltare il capitano di vascello Leopoldo Manna, capo della centrale operativa delle Capitanerie di Porto a Roma, che ha ricordato i contatti telefonici con Schettino nelle fasi del naufragio, dicendo che parlava “per flash” al telefono e che sembrava «scosso» ritenendo non fosse l’interlocutore più adatto in quel momento. La difesa dell’imputato vuole mettere a confronto il diverso atteggiamento calmo e collaborativo di Manna con quello autoritario ed aggressivo del comandante De Falco.

I PM immediatamente depotenziano il teste “chiave” di Schettino e tirano fuori dal cilindro un colloquio tra Manna e un operatore della centrale operativa quella notte, fatto sentire in aula, nel quale si sente il capitano che dice «quel comandante è rincoglionito, povero Cristo». Troppo facile, se lo dovevano aspettare mettendo quel teste in lista testimoniale. Una ulteriore scelta difensiva suicida dell’imputato.

Esauriti i testi, trattate le questioni sulle acquisizioni documentali, con una serie di richieste ed opposizioni delle parti, e superate, come prevedibile senza alcuna ammissione, le richieste ex art. 507 cpp, il Presidente, alle ore 19,00 circa, e ci è sembrato – francamente – con la voce segnata da un pó di emozione, dopo 56 udienze in due anni, dichiara solennemente chiusa la istruttoria dibattimentale.

Da domani e per tutta la settimana, ad oltranza fino a sabato (eventuale), ascolteremo la requisitoria finale dei pubblici ministeri dott. Leopizzi e dott. Pizza. Finirà probabilmente la dott.ssa Navarro con la richiesta di condanna per l’ex comandante della Concordia, secondo le ns previsioni ad oltre venti anni di reclusione.

Da lunedì 26 e per tutta la settimana tocca a noi avvocati di parte civile fare la discussione, e ci prepariamo da settimane a fare del nostro meglio.

SALTA IL PROSSIMO TURNO DI UDIENZE

IMG_6108Udienze di lunedì 12 + 13 gennaio rinviate a data da definire per impedimento di un membro del collegio dei Giudici. Il nuovo calendario si stabilirà lunedì prossimo, comunque non sono previsti particolari ritardi nella tabella di marcia che prevede inizio discussione gia entro il 20 gennaio con il PM ed il 23 finire con le discussioni delle parti civili

ESAME DEL PM A SCHETTINO – udienze 2 e 3 dicembre 2014

20141206-074034.jpgLa premessa di metodo a questa relazione di udienza è un atto d’obbligo. Non procederemo, infatti, a sottolineare e commentare, secondo il metodo fin qui utilizzato, i punti sensibili per le parti civili su tutto quanto avviene in udienza, dando evidenza a ciò che riteniamo esser emerso, o che sarebbe dovuto emergere, a sostegno delle posizioni dei nostri assistiti, e le relative conseguenze o possibili influssi sul processo, sulla sentenza o semplicemente sull’accertamento della verità. Occorre invero tener conto del la circostanza che il tanto atteso esame dell’imputato non si è affatto esaurito. Tanto atteso ovviamente dai media di mezzo mondo e dai passeggeri, ma anche, e ciascuno per le proprie diverse motivazioni, da tutti i soggetti processuali: Pubblico Ministero, parti civili, responsabile civile, dai difensori dell’imputato e, sopratutto, dallo stesso Comandante Schettino, ed a buona ragione, se ci limitassimo a quanto emerso dopo l’esaurimento della sua prima parte. Due udienze, dalle 9,30 alle 18-19 di sera, che hanno ripercorso per la ennesima volta tutta la timeline dell’incidente, esplorando molte altre circostanze di contorno e connesse ai fatti oggetto della imputazione, e non solo. La prova, però, come dicevamo, non si è affatto conclusa; i giorni 2 e 3 dicembre sono stati totalmente impegnati dal dott. Leopizzi, il quale, attraverso centinaia di domande, accompagnate da slides, video/audio e trascrizioni del Dvr, è stato il primo a condurre i “giochi”. Poi, secondo un sistema procedurale che privilegia sempre la possibilità dell’ultima parola alla difesa dell’imputato, toccherà alle parti civili, al responsabile civile e come ultimo turno, ci saranno le domande degli Avvocati Pepe e Laino. E tenuto conto che, come abbiamo visto, Schettino si prepara, e con il PM si è preparato pure molto bene, non vogliamo anticipare in modo eccessivo quali saranno i punti delle nostre domande all’imputato.

L’esame dell’imputato è qualcosa che un avvocato difensore concede al processo dibattimentale con molta parsimonia ed in casi estremamente limitati. Rinunciare ai molti vantaggi di una difesa in contumacia è già una prima decisione che, in questo caso, possiamo considerare obbligata. Prima di tutto perché Schettino è importante che ci sia in aula, e non solo perché è uno che ha deciso di “metterci la faccia” (abbiamo visto che quando è toccato ai passeggeri raccontare le loro storie ha saltato a piedi pari tutte le udienze, mentre non era mai mancato a tutte le prove testimoniali condotte dal PM), ma semplicemente perché è il super-consulente della difesa. Attraverso la sua esperienza professionale, e la conoscenza della verità assoluta sui fatti, è il soggetto che più di ogni altro può essere di supporto alla ricostruzione della verità. Ovviamente cercando di far uscire fuori la SUA verità, e nella molto limitata misura e nel tempo per lui conveniente. Sottoporsi ad esame è stata sicuramente una ferma sua decisione, e, dobbiamo confessarlo, alla vigilia della prova in aula pensavamo si sarebbe rivelata una scelta suicida. Ci aspettavamo che il PM, dott. Leopizzi, che pur molto bravo ed esperto e – più di ogni altro – in possesso di una visione dettagliatissima su ogni minima piega di questo processo (con il limite – non da poco – di stare sempre ben attento a non alzare alcune pieghe che potrebbero portare in direzioni evidentemente non volute dall’ufficio inquirente di Grosseto), in una giornata di esame inchiodasse Schettino alle sue evidenti e innegabili responsabilità, immaginavamo che il Comandante venisse subissato dalle contestazioni sulle tante contraddizioni – ben presenti nelle sue istrioniche e diverse versioni dei fatti, incalzandolo tanto da farlo addirittura andare in crisi, bloccarlo e portarlo a balbettare altre contraddizioni fino a non voler proseguire oltre. Lo temevamo anche per la nostra successiva possibilità, in tale ipotesi drasticamente svilita, di affrontare con il Comandante argomenti per noi importanti, sapendo che la Procura non li avrebbe neppure sfiorati. E Il fatto che l’ansia di questo crollo psicologico la percepisse lo stesso Schettino, era emerso il giorno antecedente quando, attraverso i suoi difensori, il Comandante ha fatto sapere che non avrebbe consentito di essere ripreso dalle telecamere durante l’esame in aula. Girava insomma nell’aria la idea della definitiva crocifissione pubblica del bersaglio piú facile e comodo. Ma questo non è affatto avvenuto.

La prima giornata di udienza si è anzi conclusa in modo totalmente opposto. Per eccesso di volontà di ridicolizzare Schettino, e per la troppa sicurezza sui propri mezzi, sottovalutando la personalità e capacita dell’imputato, riteniamo che la Procura non abbia fatto un buon lavoro. Il dott. Leopizzi ha lasciato che le sue battute, le domande iniziali fuori tema e la gestualità del confronto orale tra le due parti gli venisse riversata contro. Schettino, infatti, dopo l’iniziale imbarazzo alle prime domande, ha acquisito sicurezza e, a differenza di quanto ha fatto con la Concordia, ha decisamente condotto lui “in porto” la prova, sviando con abilità il discorso e portando il PM spesso lontano dalla domanda iniziale, che rimaneva così, in troppe occasioni, uno sterile confronto tra due diverse opinioni, e quindi la domanda in tutto o in parte senza risposta. Aiutato in questo dal Presidente Puliatti, che ha dato al PM la possibilità illimitata di fare domande ed all’imputato lo spazio per rispondere nel modo che riteneva opportuno. Chiariamo: non è che Schettino abbia risposto nel modo e nel limite di quello che gli pareva e piaceva, ma ha dominato e cavalcato ogni confronto/scontro delle contestazioni del PM, rispondendo in modo coerente e logico attraverso la aggiunta di altri elementi non sempre graditi dal PM, facendo battute suggestive e per molti aspetti decisamente efficaci (i manuali e direttive aziendali da centinaia di pagine che mi citate vanno conosciuti prima e io li conosco, ma in quei momenti bisogna agire, durante un naufragio non posso andarmi a consultare alla lettera il manuale delle giovani marmotte; in quel momento ho deciso così perché ero il comandante, dovevo prendere le decisioni in tre secondi, e non è che potevo ritirarmi in camera di consiglio a pensare come fanno i giudici; io ero il comandante: a bordo primo dopo Dio; i suoi consulenti sono madrelingua napoletana come me e possono capire; è come se in plancia mi avessero passato una pentola in mano senza dirmi che era bollente,: tiè, e mo’ so’ cazzi tuoi.. etc etc), utilizzando proprietà di termini e dei dati tecnici della nave, togliendo in alcuni casi credibilità alle conclusioni dei periti e consulenti della autorità giudiziaria, oltre che dimostrando una preparazione a questo esame attraverso lo studio minuzioso ed approfondito di tutte le carte processuali, che in conclusione ha efficacemente contrastato, e in parte sminuito, la azione del Pubblico Ministero. Questo a livello di commento sul profilo del confronto processuale tra le due parti.

Per quanto al merito delle vicende e dei fatti rappresentati da Schettino, come detto, per la necessità di non “scoprire le carte” prima del tempo, conteniamo questa relazione di udienza ad un commento generale senza scendere nel dettaglio dei moltissimi punti -estremamente interessanti – sfiorati o suggeriti dall’esame del PM – da aggiungere a quelli per nulla affrontati e che, invece, saranno oggetto di un ns. esame diretto, come ad esempio – e si può tranquillamente anticipare, la incidenza causale nella gestione della emergenza e sulla morte delle persone derivante dal mancato funzionamento del DGE; zero domande da parte del PM.

Il quadro che esce dalla prima giornata (dall’antefatto al momento dell’urto, il comportamento del comandante ed analisi dei danni – assestmant – da parte dell’equipaggio a bordo e dal personale Costa nella unita di crisi) è assolutamente desolante: la immagine è quella di uno spaccone al comando di un branco di incapaci senza esperienza.

La piramide gerarchica del personale e degli ufficiali di coperta non ha affatto supportato il Comandante nel proprio ruolo di semplice vertice nella conduzione della nave. È chiaro, e Schettino lo ha ben contestato (lui) al PM, che il Comandante non può occuparsi di tutto durante la navigazione normale, verificare se tutti i radar funzionano (i monitor sono accesi tutti anche se ne funziona 1 sui 4 disponibili), se la nave è fuori rotta, se il personale è capace di comprendere (almeno) l’inglese, se le direttive del Comandante sono state eseguite correttamente (es doppie pompe e timone a mano) e se la nave sta per finire sugli scogli. Il mutismo – probabilmente indotto dal confronto impari tra un Comandante esperto e decisamente spavaldo, con ufficiali di coperta-ragazzini di 23 anni, timonieri-ex verniciatori indonesiani e personale di macchina che neanche sa riferire con proprietà di terminologia i diversi locali e comparti stagni interessati dalla falla), ha certamente concorso nell’errore di manovra da parte di Schettino. Certo è però che la nave non doveva passare di li e che l’inchino non fosse una cosa isolata ed una pratica nota a pochi, ma bensì a tutti. Come è certo che, al comando della Concordia durante l’urto sugli scogli delle Scole, ci fosse il Comandante Schettino.

Quello che emerge dalla seconda giornata è, invece, un capovolgimento della piramide di responsabilità, in capo al Comandante che non è in grado di sostenerla: dal momento dell’urto e per la gestione della emergenza doveva essere Schettino a condurre nel modo più efficace, professionale e possibilmente conforme alle procedure di sicurezza a mare tutto il resto del personale di bordo, sopratutto se era, come afferma, consapevole dei limiti di capacità dei suoi sottoposti, mettendo al primo posto la salvaguardia della salute fisica e psicologica dei passeggeri, e non lo ha fatto.

Il senso di colpa e il tentativo di recuperare con l’armatore, pensando alla tutela in primis del valore della nave piuttosto che della vita umana, l’appoggio ad una consolidata prassi di gestione omertosa delle emergenze a bordo delle navi della compagnia Costa Crociere, e il comodo sostegno in uno scellerato rallentamento delle operazioni di sbarco da parte di Ferrarini – capo della unita di crisi a terra, ha prodotto il risultato finale che purtroppo conosciamo tutti, e le responsabilità penali dalle quali l’imputato, anche a seguito dell’esame del PM – seppure condotto al di sotto delle aspettative, non sfugge minimamente.

Quello che sosteniamo e affermiamo da sempre oggi resta ancora più valido e dimostrato. Accanto alle gravissime, oggettive ed ineludibili responsabilità dell’imputato Francesco Schettino, esistono ulteriori ed altrettanto gravi responsabilità che non sono state adeguatamente contestate (vertici societari, da cui la ns. specifica denuncia ed opposizione alla richiesta di archiviazione dei PM, tuttora pendente) o sanzionate (tutti i patteggiamenti scandalosamente concordati dalla Procura e concessi dal Gup).

A partire dall’11, proseguendo alle udienze del 12 e 13 dicembre si darà il via al nostro turno di esame all’imputato, e speriamo che Schettino dimostri molto altro in udienza e non solo di saper fare il bullo, come la stampa estera ha definito la sua prova di questi due giorni, ma sopratutto di avere il coraggio di dire TUTTA la verità e non esclusivamente quella che gli fa comodo.

Qui il resoconto delle due udienze del giornalista del Tirreno, Pierluigi Sposato

COMUNICATO STAMPA: Giustizia per la Concordia collabora con gli ispettori ministeriali

Logo-comunicato-stampaCOMUNICATO STAMPA

Il 20.11.2014 gli Avvocati Cesare Bulgheroni, Alessandra Guarini e Massimiliano Gabrielli, legali di parte civile nel processo penale sull’incidente della Costa Concordia, sono stati ricevuti a Roma presso il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti dagli ispettori nominati dal Ministro Maurizio Lupi dopo la trasmissione “Report” .

Dopo un lungo ed approfondito colloquio, l’ispettore ministeriale, Ing. Giuseppe Alati,  e la Responsabile della Divisione del Personale Marittimo, Dott.ssa Stefania Moltoni – hanno richiesto al pool “Giustizia per la Concordia” di redigere una relazione sulle problematiche emerse nel corso del processo,  ritenute di interesse per l’attività ispettiva in corso, fornendo atti e documenti utili ad accertare le criticità del sistema delle certificazioni e dei controlli da parte del RINA e degli altri Enti preposti, i malfunzionamenti della nave prima e dopo l’impatto, l’impreparazione e la mancanza di formazione dell’equipaggio, aspetti tutti ampiamente riscontrati da  passeggeri, periti e consulenti.

Gli stessi Avvocati, appena qualche giorno fa, hanno proposto al GIP di Grosseto una articolata opposizione alla richiesta di archiviazione del procedimento penale pendente contro i vertici societari di Costa Crociere e Carnival, sostenendo proprio la evidente responsabilità di quei soggetti in relazione ai consapevoli malfunzionamenti  ed impreparazione del personale marittimo a bordo delle navi della compagnia di navigazione.

Udienze 17 e 18 Novembre 2014: I DANNI DEL GIGLIO

IMG_6035Udienza 17 novembre:  è l’udienza dedicata alle parti civili di natura istituzionale: il Comune del Giglio, la Regione Toscana, la Camera di Commercio e la Provincia di Grosseto; per il ns pool è in aula l’Avv. Alessandra Guarini.

Tutti gli enti hanno presentato un conto molto salato a Costa Crociere per spese di soccorso, sovraccarico burocratico, opere pubbliche ritardate, calo turistico e riduzioni di richieste di attracco di imbarcazioni oltre al danno di immagine.

Il solo Comune del Giglio ha chiesto circa 200 milioni di euro! Il danno, oltre che negli esborsi anticipati, è calcolato per 1.418 residenti per 920 giorni di permanenza del relitto, stimando con perizia un valore variabile tra 96 e 145 euro al giorno. In realtà il Comune non può chiedere il danno biologico per conto degli abitanti (lo farà il giorno dopo la associazione SOS Concordia) “ma – spiega uno dei suoi legali, l’avvocato Maria Chiara Zanconi – abbiamo voluto evidenziare un ordine di grandezza, offrire un parametro alla valutazione equitativa del giudice”.

Da parte nostra, come legali dei passeggeri, crediamo che certamente un disagio per i gigliesi ci sia stato, ma riteniamo che non possa esser minimamente paragonabile al vissuto dei naufraghi, e che il fastidio per la visione da terra della raccapricciante sagoma del relitto Concordia, non abbia confronto con il vero e proprio senso di panico che quella sagoma comporta per molti nostri clienti, lo abbiamo visto in aula, trascinandoli di nuovo nel buio ricordo della tragedia, ogni giorno nella loro mente e per ben più dei 920 giorni di permanenza del relitto a largo dell’isola.

Molti dei testi escussi per l’isola del Giglio, a partire dal Sindaco Ortelli, hanno riferito di aver preso parte in prima persona alle operazioni di soccorso dei naufraghi, ed aver notato che le scialuppe arrivavano alla rinfusa, rischiando collisioni. Insomma, per loro, da buoni isolani e uomini di mare, era chiaro che chi le portava non aveva la benché minima capacità o preparazione alla conduzione di imbarcazioni.

Il sindaco Ortelli ha confermato che quella tragica sera nessuno di Costa Crociere prese contatto con lui, nemmeno per organizzare i soccorsi. O MEGLIO: solo due ufficiali lo avvicinarono per chiedere dove potevano custodire un borsone che a loro dire conteneva il denaro contante presente sulla nave! Il sindaco indicò un luogo dove i due si recarono e poi non li rivide più.

E’ infine stata confermata quindi la presenza di questo famigerato borsone, che evidentemente conteneva un carico ingente di danaro od altro contenuto misterioso, ma di evidente valore ed irrinunciabile; resta la legittima domanda sul perché ci sarebbe stata una valigia piena zeppa di soldi in contanti, posto che, come tutti sanno, sulle navi della Costa Crociere non circola danaro e si usa per tutto quanto la carta “di credito” del passeggero, e chi possa esser stato il losco figuro al vertice della Costa ad aver chiesto a Schettino, invece di preoccuparsi dei passeggeri, di portare a terra il malloppo.

Questa infatti pare esser stata la prima ed unica preoccupazione di Costa Crociere durante il naufragio, recuperare un borsone pieno di soldi!

Si accende poi la polemica con i legali dell’imputato sulla dichiarazione del Presidente della Regione Enrico Rossi, anche lui poi sentito come teste: “Eravamo conosciuti per Galileo Galilei e Leonardo da Vinci, ma adesso tutti ci conoscono per Schettino e le sue oscenità“.

Udienza 18 novembre: in apertura la Procura riferisce di aver di aver ricevuto da Genova comunicazione del ritrovamento dei resti dell’ultima vittima. Il Tribunale dispone conseguentemente per il 1 dicembre il conferimento di incarico peritale per il formale riconoscimento.

Si prosegue con l’ultimo teste per la difesa del Comune del Giglio. Conferma del teste al disagio per i gigliesi, le disdette dei turisti. Son saltate le regate e gli eventi programmati a causa del porto invase dai mezzi dalla Micoperi. Conferma il teste, dipendente comunale, di essersi esaurito per il superlavoro, di non aver fatto ferie e di esseri occupato praticamente a tempo pieno dell’attività portuale trascurando le mansioni istituzionali legate al commercio e alle attività produttive. Lo stesso progetto di ampliamento del porto per l’ormeggio di barche tre i 12 e i 24 metri è stato bloccato.

Poi è il turno della parte civile “SOS Concordia“, una associazione che raccoglie la richiesta di danni per molti abitanti dell’isola. Si inizia con l’unica guida turistica, una signora di origini gigliesi, che conferma non solo il calo turistico ma come quelli che arrivavano non fossero affatto interessati all’isola ma solo al relitto! Confermano i testi, cittadini gigliesi e titolari di attività turistiche, le disdette “causa Concordia” anche per il 2014. Poi é la volta di una geometra. Conferma il cambio di vita sua professionale che personale. La paura dell’inquinamento ha fatto in modo che i gigliesi smettessero di investire sulle loro case. Ha avuto un calo di redditi così forte che, avendo tra l’altro un figlio a carico, ha dovuto chiedere un prestito. Dal punto di vista personale tutti ricordano il trauma di quella visione, la gente ferita, gli anziani indifesi e i bambini che piangevano. I testi hanno poi raccontato dello loro vite sconvolte: un’isola occupata e la loro quiete spezzata! Riferiscono delle scuole occupate dai soccorritori e i disagi anche per i bambini gigliesi, pure privati della loro quotidianità. Le vite dei gigliesi cambiate e capovolte come la Concordia!

A chiudere la prova sul danno due consulenti tecnici, sentiti come meri testi per una errata indicazione nella lista testi. Il primo, l’architetto Rolli, riferisce sul crollo del mercato immobiliare e sul deprezzamento del valore delle case dei gigliesi. Assente la nuova edificazione. Le case hanno perso nell’immediato la metà del loro valore e successivamente il dato immobiliare si é assestato intorno ad una svalutazione del 30%. Il secondo, la dottoressa Petracca, psicologo clinico, docente universitario e ricercatrice. Viene sentita come TESTE su eccezione, ovviamente accolta, del responsabile civile. Riferisce di essersi recata sul Giglio per interesse scientifico o anche in qualità di decente. Ha incontrato alcuni abitanti del gigli, che le hanno chiesto aiuto. Persone turbate. Ne ha incontrate 180! Come ricercatrice della psicologia dell’emergenza, é rimasta un mese per rispondere ad una richiesta di aiuto “drammatica”. Le ha incontrate per strada, proprio come un soccorritore. Almeno inizialmente, poi è entrata nelle loro case. La dottoressa ha affermato come esista una correlazione scientifica fra variazioni territoriali e insorgenza di sintomi. Avendo accolto questa richiesta e aiuto, si é organizzata per tornare al Giglio ogni due mesi. Riferisce di aver visto queste prime persone almeno 12 volte. Dice di aver visto persone con “vissuti di morte”. Il trauma di queste persone è, infatti, paragonabile al lutto. Erano come dei “cadaveri”. Anche le espressioni e i segni della comunicazione non verbale facevano pensare che fossero come morti. Anche nei bambini il vissuto della morte si palesava. Ha visto disperazione, mancata progettualità per il futuro nei giovani e paura della morte negli anziani, mancata percezione della realtà. Ha udito problematicità: sofferenza psichica, alterazione della persona/personalità. Ansie, anzi “ansie sociali”. Essendo una comunità traumatizzata, nessuno poteva aiutare gli altri. Bambini che non volevano andare a scuola per paura di altri eventi traumatici. Bastava un rumore a far sobbalzare le persone, mostrando comportamenti con “picchi paranoidei”. Ha ravvisato vere e proprie patologie mentali, sotto forme di ansia e depressione. Ha ricevuto anche chiamate notturne. Il bisogno di aiuto era “senza confini”.

Alla sofferenza dei naufraghi (e dei loro congiunti) va, dunque, aggiunta quella dei gigliesi per aver avuto il loro microcosmo stravolto e per il senso di impotenza rispetto alla enorme catastrofe vissuta e subita.

A fine udienza l’avvocato di Costa Corciere, Marco De Luca, fa le solite dichiarazioni alla stampa, praticamente viene solo per quello: le stime del Comune sono «fantasiose e non realistiche», e per quanto all’immagine dell’isola e degli abitanti «è invece estremamente positiva»! Viva Costa Crociere!

L’udienza riprenderà il primo dicembre 2014 per il conferimento incarico peritale medico legale l’identificazione dell’ultima vittima rinvenuta, per gli ultimi testi delle parti civili ed esame dei testi/consulenti del responsabile civile.

Il 2 dicembre 2014 si procederà con l’esame dell’imputato Francesco Schettino, prorogabile fino al tre dicembre come già indicato. Il collegio indica prudenzialmente altre date di udienza per l’interrogatorio di Schettino: 11, 12 e 13 dicembre 2014. Sono udienze di riserva e solo eventuali, laddove l’esame non si esaurisse. Le aspettative di tutti su questo esame sono decisamente alte, in un senso o nell’altro, e quindi il Tribunale ha giustamente voluto riservare abbastanza spazio.

Udienze 3 e 4.11.2014 – Il ritrovamento di Russel Rebello e la testimonianza di altri naufraghi

NAVE COSTA: CERCA FRATELLO CAMERIERE, UN VIDEO SU ABCTrovano finalmente riposo anche i familiari di Russel Rebello, l’ultima delle 32 vittime ad essere recuperata a bordo della Concordia; il 3 novembre 2014, dopo oltre due anni dal naufragio, è stato ritrovato il corpo del cameriere indiano, in una cabina del ponte 8, dagli uomini del Consorzio genovese composto da Saipem e San Giorgio che si stanno spartendo i ricavi delle operazioni di smantellamento della nave. Il nostro pensiero va al fratello Kevin, che ha atteso per moltissimo tempo al Giglio, ed al fatto che anche noi, attraversando il ponte 8 della nave per recarci al sopralluogo in plancia, siamo passati, senza saperlo, proprio vicino alle spoglie di quel povero ragazzo, rimasto sotto la mobilia in attesa di essere visto da qualcuno. Anche in questo gli uomini di Costa Crociere, piuttosto che festeggiare con un sontuoso cocktail party l’arrivo del grande business al porto di Genova, avrebbero dovuto ricordare che la nave era una vera e propria bara galleggiante, visto che trasportava ancora una delle vittime.

Il 3 novembre i primi testi a salire sul banco sono gli assistiti dell’Avvocato Gallenca, legato al pool Giustizia per la Concordia. Il primo a testimoniare è un giovane naufrago, ancora minorenne, Edoardo. Il viaggio era il regalo dello zio, pure presente a bordo, per l’ottimo rendimento scolastico. Edoardo ha raccontato con grande difficoltà ed emozione le fasi dello sbarco, rese complicate dalla inclinazione della nave e dalla assenza degli ufficiali o di membri dell’equipaggio; era sul lato verso il Giglio e dal terzo ponte con un balzo ci si poteva buttare in mare, tanto erano inclinati. Si scivolava e i passeggeri hanno formato una catena umana lungo il ponte tre per evitare di cadere a mare e per salire sulle scialuppe. Ha ricordato il via vai di barche per prelevare gli altri passeggeri.

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COMUNICATO STAMPA – Domnica Cemortan non sarà sentita dalla Procura

Logo-comunicato-stampaDomnica Cemortan non sarà sentita dalla Procura di Grosseto, che ha respinto l’istanza ex articolo 391 bis cpp presentata dai legali di “Giustizia per la Concordia”.

Per la Procura il procedimento contro i vertici di Costa e Carnival deve essere chiuso!

Ancora una volta pare che gli inquirenti non siano minimamente interessati ad approfondire i temi di eventuali responsabilità a carico dei vertici di Costa Crociere, in più occasioni e modi suggeriti dalle parti civili.

REPORT Rai3 e Giustizia per la Concordia

Report rai3Questa domenica, 12 ottobre 2014 ore 21.40, su RAI3 andrà in onda il servizio “Concordia nazionale” di REPORT sulla vicenda Concordia, alla quale abbiamo collaborato e partecipato anche noi Avvocati di Giustizia per la Concordia, attraverso il nostro collaudato tridente d’attacco Bulgheroni-Guarini-Gabrielli; vi invitiamo ad assistere a quella che – siamo convinti – sarà come sempre una ottima inchiesta televisiva, con occhio fortemente critico – finalmente – verso la compagnia di navigazione, per le gravi responsabilità nel ritardo a lanciare la emergenza generale, oltre che nei malfunzionamenti della nave e l’impreparazione dell’equipaggio sottopagato, mostrando documentazione inedita, una ampia intervista al comandante Schettino, in anticipazione dell’interrogatorio al quale si sottoporrà in aula di udienza a Grosseto il 2 dicembre, e ponendo seri interrogativi su quello che è successo alla Concordia,  su tutto il funzionamento della catena dei controlli e sulla sicurezza delle le navi della Costa in giro per il mondo in questo momento.

Speriamo che anche questo possa contribuire all’accertamento della verità ed imporre seri rimedi alle compagnie crocieristiche, mettendo la salvaguardia della vita umana dei passeggeri al primo posto, sempre e comunque.

Buona visione a tutti

ANTEPRIMA

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 LA PUNTATA INTERA

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UDIENZE 06 e 07 Ottobre 2014 – audizione dei passeggeri e l’ombra della Cemortan

Inizio Processo Costa Concordia in Tribunale a GrossetoPotrà sembrare ripetitivo, certamente attirano sempre meno interesse nella stampa e sui media rispetto alle loro prime apparizioni, ma i protagonisti di questa vicenda e di questo processo, a dispetto delle brame di protagonismo di ex ballerine e altri soggetti processuali, restano loro, i naufraghi, che continuano a sfilare sul palco del teatro moderno di Grosseto per raccontare le disavventure vissute a bordo della Costa Concordia, e, anche attraverso la testimonianza di alcuni loro familiari, amici ed ai loro medici curanti, spiegano al Collegio dei Giudici quanto sia cambiata in peggio la loro vita da quella notte del 2012.

E così una passeggera, Luana Gasparetto, 40 anni, di Latina, ha riferito che mentre la nave si inclinava vistosamente, un ufficiale in divisa bianca disse che la nave era “inaffondabile come il Papa”: peccato che poi, sul ponte 4 e sopratutto una volta giunti a terra, sulle banchine del porto e sull’isola del Giglio, di ufficiali e di divise bianche non si vide più neanche l’ombra. Nessuno dell’equipaggio in divisa della Costa aiutò i passeggeri una volta giunti a terrà. Tutti spariti!

Tutti, nonostante la compagnia di navigazione li accusi di speculare e cercare solo, attraverso la costituzione di parte civile nel processo penale contro Schettino, di spillare soldi alla responsabile civile Costa Crociere, dimostrano grande dignità e, quasi sempre con la voce rotta dall’emozione del ricordo drammatico dei momenti più bui del naufragio, chiedono giustizia per essere stati abbandonati a loro stessi. Abbandonati da chi, prima fra tutte proprio la compagnia armatrice, li avrebbe dovuti proteggere e salvaguardare come assoluta priorità, e non lo ha fatto, magari preoccupandosi piuttosto di mettere in salvo qualcosa che non poteva rimanere sulla nave.

Ed infatti sono soprattutto le esternazioni fuori dal processo, provenienti dalla ex ballerina moldava Domnica Cemortan, che in questi giorni salgono agli onori della cronaca ed insinuano il dubbio che la compagnia, quella notte, possa aver inviato addirittura un elicottero per prelevare dalla nave sul ponte 11 o sull’isola qualcosa, o qualcuno, preoccupandosi di un borsone piuttosto che della vita dei passeggeri.

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UDIENZE 22 e 23 Settembre: Ferro, Scarpato e i consulenti medico-legali

aula grossetoRiprende il processo sul naufragio della Concordia dopo la pausa estiva, caratterizzata dalle polemiche sulla partecipazione del Comandante Schettino ad una lezione universitaria riguardo la gestione della crisi a bordo della nave. L’unico imputato del processo non è presente in aula, pare sia malato. Per contro nella programmazione delle udienze future l’Avv. Laino chiarisce che, quando sarà il momento (2-3 dicembre), Schettino si sottoporrà ad interrogatorio, sciogliendo quantomeno una strategia processuale della difesa rimasta fino a questo punto incerta.

Alla udienza del 22 settembre 2014 vengono ascoltati alcuni passeggeri e, per la prima volta, alcuni consulenti medico-legali delle parti civili, i quali relazionano al Tribunale gli effetti, sopratutto in termini di Stress post-traumatico, derivato dalla partecipazione all’evento catastrofico, con irreversibili conseguenze che ormai si sono più volte delineate in tutta la loro drammaticità e, a distanza di oltre due anni e mezzo, si sono cronicizzate e aggravate, peggiorando nettamente le condizioni di vita dei passeggeri. In questa occasione, tuttavia, oltre il suggestivo racconto degli eventi e del persistente ricordo che li condiziona in molti aspetti della vita quotidiana (in molti casi abbiamo ascoltato giovani donne riferire del fallimento di precedenti rapporti sentimentali per la impossibilità di relazionarsi normalmente con l’altra persona), il collegio dei Giudici ha avuto modo di acquisire il parere dei medici curanti e degli esperti medico-legali che hanno seguito e visitato alcuni passeggeri,  attraverso l’esame dei consulenti in aula e la produzione delle perizie, con le quali, in ultima analisi, si quantifica in termini percentuali, il danno permanente che è derivato ai loro pazienti a seguito della loro partecipazione al naufragio. Nel caso di un passeggero di Bologna si riferisce sullo sviluppo di sindromi Parkinsoniani e di una demenza senile, per un’altra passeggera insonnia, bronchite cronica e difficoltà di relazione sociale, paura di ambienti chiusi ed ascensori, un altro una sindrome ossessiva per cui in ogni conversazione finisce per parlare solo della paura di morire e del naufragio del Giglio. Ciò che interessa in questa fase è che tali aspetti vengono evidenziati sotto il piano medico-scientifico, e non solo in base a racconti dei superstiti, trovando riscontro, in termini di nesso causale, la condizione di sofferenza, o di vera e propria patologia, con l’evento oggetto del Processo. Di qui il diritto al risarcimento del danno in favore delle parti civili, che dovrà essere sostenuto dalla responsabile civile, Costa Crociere, unica parte che, non a caso, ha effettuato un capzioso e poco dignitoso controesame dei consulenti e dei passeggeri, negando il possibile collegamento di tali condizioni patologiche con il naufragio.

Alla udienza del 23 settembre, invece, si è avuto modo di ascoltare altri testimoni, originariamente rinunciati dalla Procura poiché ritenuti “sovrabbondanti”. Noi di Giustizia per la Concordia, per voce del sempre presente Avv. Cesare Bulgheroni, abbiamo ritenuto di non accettare in blocco tali rinunce, quantomeno per alcuni testi rivelatesi in effetti tutt’altro che superflui, i quali quindi si sono trasformati in testi delle parti civili, convocati su ns. istanza.

L’esame del responsabile tecnico a terra di Costa SpA, ingegner Pierfrancesco Ferro, che la sera del naufragio era in costante contatto con il responsabile della manutenzione delle navi, Ing. Parodi, e che è stato uno dei primi Tecnical Advisor di Costa Crociere a raggiungere il Giglio dopo il disastro, in effetti, non può certo definirsi irrilevante, quantomeno per quanto riguarda la piena consapevolezze dell’armatore sui molti malfunzionamenti ed avarie sulla Costa Concordia al momento della partenza da Civitavecchia. Due radar su 4 non funzionavano, la capsula del VDR (scatola nera) era in avaria, come anche il comando delle pinne stabilizzatrici e molto altro. Il responsabile tecnico riferisce anche di non conoscere nel dettaglio il bilancio energetico del DGE, il generatore di emergenza andato completamente in tilt durante quella notte, il che la dice lunga sulla mancanza di consapevolezza (o disinteresse) da parte di Costa Crociere su quello che ancora oggi potrebbe avvenire a bordo di qualsiasi nave della serie Concordia (Costa e Carnival) in caso di emergenza black-out; infatti uno dei più accreditati motivi di malfunzionamento del DGE riteniamo possa esser legato proprio al superamento del bilancio energetico del DGE, a causa del simultaneo funzionamento degli ascensori oltre il tempo previsto per riportarli al ponte 4, causando, entrando in tensione con altri apparati molto impegnativi da un punto di vista di assorbimento, un sovraccarico e una corrente “sporca”, che a sua volta potrebbe essere una concausa del guasto all’interruttore che comandava la ventola di raffreddamento del DGE.

Il terzo ufficiale di coperta Diego Scarpato, sempre sentito su ns. convocazione,  riferisce invece, di fatto ma apertamente, dell’ammutinamento dell’equipaggio durante le fasi dello sbarco. “Avevamo capito la gravità della situazione”, ha detto il teste confermando che c’era la chiara percezione da parte di tutti che si stesse attendendo più del dovuto e che chi fosse rimasto a bordo sarebbe andato a picco con la nave. Quindi l’equipaggio agì in autonomia, in completa assenza di un coordinamento e in preda alla paura, diretta conseguenza della sua totale impreparazione, a partire dal vertice di plancia a finire all’ultimo dei camerieri, che, anzi, sono gli unici i quali, una volta giunti a terra, hanno continuato a dare assistenza ai passeggeri e sono rimasti in divisa (gli ufficiali temevano il linciaggio?!)

Scarpato riferisce di aver coscientemente disubbidito ai comandi per ben 4 volte e di aver disapprovato i tempi imposti dalla plancia per l’abbandono: aprirono i cancellati per l’ingresso sulle scialuppe senza attendere il segnale di emergenza generale, imbarcò sulla propria lancia 80 persone invece delle 60 previste, ammainarono le lance sul lato sinistro prima che la nave si inclinasse oltre i 20 gradi benché fosse stato detto di calare solo quelle sul lato destro, ritenendo un “errore” tale scelta, ed infine calò la sua lancia senza attendere l’ordine di abbandono nave. Alla sua decisione, riferisce, molti altri “caposcialuppa” hanno ordinato di calare le lance per paura di rimanere incagliati sul fianco della nave a causa della forte inclinazione. Ma non tutti, ed in effetti altre scialuppe si sono appoggiate sulla murata di sinistra della nave, costringendo le centinaia di occupanti ad arrampicassi di nuovo a bordo, o gettarsi in mare.

Insomma, appare sempre più chiaro che sulla Concordia, inizialmente e finche le cose sono andate bene, tutto dava ai passeggeri l’idea del lusso e della efficienza, ma l’equipaggio e la nave si sono rivelati del tutto inefficienti e non in grado di supportare il black-out e l’abbandono nave. E’ legittimo credere che la situazione sia ancora oggi così sula flotta della Costa Crociere, e che al di là delle sfavillanti luci, delle dimensioni sempre più grandi di questi colossi del mare e delle divise eleganti, queste navi ed il loro equipaggio NON SONO IN GRADO DI GESTIRE UNA VERA EMERGENZA ED UNO SBARCO IN TEMPI COMPATIBILI CON LA SALVEZZA DELLE OLTRE 4MILA PERSONE CHE TRASPORTANO; lo abbiamo visto con la Concordia e con la Fortuna, nella piena inconsapevolezza dei passeggeri si viaggia con avarie significative e perfino vie d’acqua pur di non rallentare la Crociera, si attende oltre il dovuto per cercare di “sistemare” in casa i problemi, si “aggiustano” le dichiarazioni da fare a RINA e Capitanerie di porto sugli incidenti in corso, la manutenzione si fa accendendo e spegnendo dopo 4 minuti il DGE, tanto per vedere se parte (senza mandarlo in tensione o in temperatura), l’equipaggio continua a essere selezionato in base alla nazionalità ed al basso costo della manodopera, senza curarsi che parli italiano (lingua ufficiale di bordo) e spesso neppure in inglese, il ruolo di appello (l’incarico di ogni membro dell’equipaggio per gestire le emergenze, per capirci) è formato tanto per assolvere ad un obbligo di legge, piazzando cuochi e camerieri nella squadra emergenza falla, tanto poi ci si limita a fare delle prove emergenza blande e di puro contenimento (come riferito da Ferro in aula), e così via…

BUONA CROCIERA A TUTTI

Udienze 28 e 29 aprile: le relazioni dei Carabinieri sul naufragio e sulle 32 morti

interno-concordiaAll’udienza di lunedì 28 aprile è stato escusso per primo il Capitano Andrea Lachi, Comandante in servizio presso il Comando provinciale dei Carabinieri di Grosseto.

Il teste ha ricostruito tutta l’intensa e articolata attività di indagine svolta sin dall’immediatezza del naufragio, contenuta nella corposa e completa informativa inviata alla Procura ma non acquista al fascicolo del Tribunale a causa della mancato assenso dei difensori dell’imputato Schettino.

Detto documento, di oltre 1500 pagine, contiene la ricostruzione delle cause del naufragio e delle fasi successive all’impatto.

Il Capitano in aula ha descritto attraverso una serie di slides, queste invece acquisite dal Collegio, ogni istante di quella sciagurata manovra dell’inchino, annunciata e nota all’equipaggio sia perché già fatta in precedenza (e non solo da Schettino) e poi perché addirittura concordata con Tiepoli, il maître di bordo di origini gigliesi che chiese a Schettino di fare il saluto all’isola quella tragica notte del 13 gennaio 2012.

Il teste, infatti, rispondendo alle domande degli avvocati di Giustizia per le vittime della Concordia ha confermato quanto riportato dal VDR, la scatola nera, circa il fatto che poco prima dell’impatto il Comandante Schettino si rivolse al Tievoli chiedendo se doveva passare proprio davanti al porto del Giglio ottenendo una risposta che non lascia dubbi sulla piena consapevolezza del passaggio ravvicinato: ” beh, si, eh!”.

Inoltre, il Capitano ha chiarito che alle già alle ore 22.16 la plancia aveva tutte le informazioni sulle condizioni della nave in seguito all’urto con gli scogli ed in particolare conosceva il numero dei compartimenti allagati. Nonostante fosse, dunque, chiaro a chi era in plancia e soprattutto al comandante Schettino che la nave stava affondando l’emergenza generale verrà data ben 29 minuti dopo! Un ritardo fatale!

Il teste ha aggiunto sul punto che le prime tre lance in mare vennero ammainate sul lato destro e solo alle 22.58 e che quelle poste sul lato sinistro furono ammainate solo più tardi e per di più non tutte a causa dell’inclinazione della nave.

Il teste ha riferito come proprio a causa del ritardo nel dare l’emergenza generale e l’abbandono nave alcune scialuppe non toccarono il mare privando così 550 passeggeri della possibilità di sbarcare!

Per questo i passeggeri sul lato di sinistra vennero indirizzati da personale impreparato e negligente, come riferito dal teste e ormai acclarato anche dalle perizie, a spostarsi sul lato dritto, indicazione questa che si rivelerá purtroppo mortale per alcuni di loro, inghiottiti dai corridoi trasformatosi in pozzi per il ribaltamento della nave!

Sempre a domanda nostra il Capitano ha aggiunto al drammatico racconto che alle 00.20 la Concordia restò completamente al buio, perdendo anche l’illuminazione di emergenza, mentre ancora vi erano passeggeri a bordo!

In aula su richiesta degli avvocati delle parti civili è stata poi data lettura di quanto captato con una intercettazione ambientale tra l’ufficiale di plancia Silvia Coronica e l’ufficiale di macchina Fiorito ove si sente proprio la Coronica narrare quanto accaduto in plancia, sottolineare come il comandante Schettino perse tempo a dare l’abbandono nave ammettendo che il dramma fu il caos successivo per la mancata assistenza ai passeggeri: “vi erano molti anziani lasciati soli, che nessuno aiutava!”

Ma a descrivere l’orrore vissuto da quei passeggeri lasciati soli dall’equipaggio é la telefonata intercettata tra Hugo Piazza, ufficiale addetto alla sala macchine, e un altro Ufficiale che su richiesta dei nostri Avvocati è stata ascoltata in aula:

HUGO – Andre’, perché [Termini inc.] paura, capito, i filippini non ci feci capire più niente, perché quelli erano filippini che si buttavano in acqua. Gente tipo… io vedevo tipo camerieri, questi qua, perché poi [Termini inc.] come le hanno vissute. Prendevano e si buttavano. Perciò c’era chi cadeva in acqua e poi nuotava, c’era chi invece sbatteva e pareva tipo una pallina di flipper, compa’: “Pum, pum, pum!” e tu sentivi le voci: “Ahhh!”, “Pfum!”, in acqua e poi non riemergevano più. Quindi, il danno forte fu a livello di… di morti.

ANDREA – Ma allora non sono dentro la nave?

HUGO – Alcuni secondo me non proprio. Allora, io sono sicuro che almeno un cinque-sei li ho visti cadere così, che andavano sbattendo come il flipper e sono caduti in acqua dal lato di proravia della nave. “

Questa immagine vale più di mille parole!

Il ritardo colpevole nella abbandono della nave è stato oggetto anche della testimonianza resa in aula dal M.A. Claudio Capanna del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Grosseto. Il teste su sollecitazione degli avvocati delle parti civili ha ammesso che alcune porte stagne erano aperte al momento dell’impatto e che alcune “non stagnavano” ovvero trafilavano. In particolare proprio il trafilamento di una porta stagna ha causato l’allagamento del compartimento n.3 sebbene non interessato dalla falla!

Il teste ha inoltre confermato il colpevole ritardo nella fase di abbandono della nave e come proprio questo ha determinato purtroppo le vittime. Il Maggiore ha aggiunto che sotto questo aspetto era stato attenzionato dal punto di vista investigativo per l’evidente responsabilità Roberto Ferrarini, l’uomo di Costa Crociere dai mille incarichi e responsabile di terra della sicurezza.

Durante la deposizione il teste ha spiegato a domanda degli avvocati di Giustizia per le vittime della Concordia che esisteva un “metodo di Ferrarini” ovvero una prassi finalizzata a occultare alle Autorità Marittime gli eventi avversi con messaggi interlocutori e tranquillizzanti per dare tempo alla compagnia di individuare una soluzione a tutto vantaggio di Costa Crociere. In aula è stata data lettura parziale di una intercettazione del Sig. Ferrarini con il Comandante della Costa Classica che aveva segnalato una grave avaria a bordo dove si sente Ferrarini suggerire testualmente:”vabbé ma dagli questo stadment (letterale)… due tre righe poi però verbalmente in pratica… In pratica gli spieghi che è tutto tranquillo”.

L’udienza di martedì 29 aprile è stata tutta dedicata all’esame del Capitano dei Carabinieri di Orbetello Marco Barone, colui che ha coordinato il recupero delle 32 vittime e che ne ha ricostruito gli ultimi istanti di vita. Questa toccante testimonianza, peraltro resa con grande commozione ma senza retorica, ha ricordato a tutti che questo processo serve a fare giustizia per quegli innocenti vittime di un equipaggio impreparato e di una nave che garantiva il lusso ma non certo la sicurezza!

Un punito fermo é stato messo con questa testimonianza: nessuno è morto per l’impatto, ma solo in seguito per la criminale gestione della fase di soccorso post urto con gli scogli! Tutti deceduti per asfissia meccanica da annegamento!

E ancora, almeno otto persone sono state ritrovate nella tromba degli ascensori di poppa, ove per le avarie più volte denunciate le porte degli ascensori sono rimaste aperte senza cabina al piano, così divenendo vere e proprie trappole mortali per i passeggeri.

Almeno una ventina sono deceduti nel tentativo di raggiungere il lato della nave su indicazione folle e scellerata del personale di bordo. A nulla sono valse le “catene umane”, di cui il teste ci ha parlato in aula, formate per impedire lo scivolamento in acqua dei passeggeri rimasti intrappolati nei corridoi trasformati in pozzi per lo sbandamento della nave.

Una morte orrenda che si poteva evitare! E oggi lo diciamo con cognizione di causa essendo ormai provato che sarebbe bastato rimanere sul lato sinistro e attendere di scendere dalla biscaglina assistiti da personale preparato anziché rimanere bloccati per minuti preziosi in attesa del segnale di abbandono nave al buio, in molti casi senza giubbotto salvagente, senza assistenza come provato dalle angoscianti telefonate al 112 fatte ascoltare in aula ove si odono le voci dei naufraghi urlare: ” aiutateci non fanno calare le scialuppe, ci massacrano come pecore!”

Da lunedì 10-11 maggio 2014 si inizierà a sentire i passeggeri, ai quali gli avvocati delle parti civili non hanno rinunciato, come da elenco allegato

FERRARINI e GIAMPEDRONI, quando prendersi una condanna penale conviene: udienze 14 e 15 Aprile 2014

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Udienza 14 e 15 aprile 2014 – FERRARINI e GIAMPEDRONI

Alla udienza del 14 aprile, i PM presentano il teste Roberto Ferrarini, FCC e DPA della Costa Crociere all’epoca del naufragio della Concordia, una serie di acronimi sui molti ruoli che ricopriva e che fanno di Ferrarini il capo della unità di crisi della Compagnia, il referente che veniva immediatamente contattato da qualsiasi nave avesse un problema (ne aveva 17 sotto il suo controllo), e rappresentava lo snodo di informazione tra la nave (Comandante) e la terra. In effetti Schettino lo chiama subito dopo l’urto, dicendogli “Robe’, ‘aggio combinato nu’ guaglio, ho preso uno scoglio, non mi dire nulla, io sto morendo…“, ma gli riferisce anche, nelle molte telefonate di cui, tramite VDR, si conosce solo la parte di Schettino, che hanno un blackout totale (nave alla deriva), che imbarcano acqua dalla falla e la sala macchina è totalmente allagata, che il DGE non funziona e stanno andando in scarroccio (spinti dal vento) verso il Giglio (dove notoriamente non ci sono spiagge ma fondali rocciosi, a picco sul mare): insomma una situazione di emergenza che, dallo stesso Ferrarini, viene classificata subito di terzo livello (il massimo).

E cosa fa A QUEL PUNTO il referente a terra della Costa, a cui il Comandante fornisce di prima mano e direttamente tutte queste drammatiche informazioni? Organizza e coordina la macchina dell’emergenza, chiamando immediatamente la Guardia Costiera, inviando i rimorchiatori che chiede Schettino per essere spinto verso l’isola, allertando la protezione Civile e i soccorsi al Giglio? Suggerisce (ove non ordini) a Schettino di dare immediatamente l’allarme generale e predisporre la evacuazione delle 4.200 persone a bordo? Niente di tutto ciò

Chiama invece l’ufficio legale e gli avvocati della Costa, parla con i vertici dirigenziali della Costa e di Carnival, chiama l’ing. Parodi, che organizza a Livorno una squadra di saldatori della Costa Crociere per cercare di riparare la falla (i rimorchiatori pare costino troppo), parla con l’ex comandante Palombo, e arriva nella sede della Società quando lo sbarco, praticamente spontaneo, dei passeggeri è già in fase avanzata. Nonostante Schettino, con tre comparti stagni allagati, gli confermi di aver detto solo del blackout ai passeggeri (e capitanerie di Porto), fino a quel punto non fa nulla di concreto.

Ferrarini, che autorizzò l’inchino della Concordia al Giglio ad agosto del 2011, non si capisce quale competenza abbia, visto che non è un Comandante, un ingegnere, laureato o altro, e non ha subito alcun minimo richiamo disciplinare dalla compagnia, eppure ha scelto di patteggiare la pena, A DUE ANNI E 10 MESI, e, anzi, il suo attuale ruolo è di Vice President Port & Destination Management, un incarico di maggiore responsabilità e con stipendio più alto. Quindi è una promozione… Esiste perfino un Codice etico della Società, ma al riguardo non prevede nulla!

Nella dotazione della saletta della unità di crisi è perfino previsto un impianto di registrazione delle conversazioni telefoniche e ambientali, ma, non essendo obbligatorio, da regolamento, di doverlo accendere, non venne usato!

Dalle successive intercettazioni ambientali e telefoniche dei Carabinieri su Ferrarini, invece, non escono che conferme sui malfunzionamenti DGE anche su altre navi, sulla possibilità effettiva di controllare le posizioni velocità e rotte delle navi da terra, e sull’atteggiamento tracotante della Compagnia nei confronti delle autorità, dei passeggeri, e perfino sulla insofferenza verso i giornalisti non “allineati” (Francesco Vitale del TG2).

Insomma una unità di crisi che non fece NULLA, composta da un manipolo di incompetenti, messi li giusto perché, pare, un simulacro di unità di crisi ci debba essere per forza. Ferrarini afferma perfino, in chiusura, che hanno imparato e migliorato molte cose dalla vicenda del naufragio Concordia, dimenticano che ciò è avvenuto al costo di 32 vite umane e centinaia di passeggeri rimasti definitivamente traumatizzati.

Alla udienza del 15 aprile 2014 (e, ricordiamolo, ad UN ANNO ESATTO DALLA PRIMA UDIENZA PRELIMINARE di questo processo) viene sentito Manrico Giampedroni, hotel director della Concordia, che venne perfino insignito di una onorificenza per aver salvato alcuni passeggeri ed essere rimasto intrappolato a bordo del relitto.

Peccato che anche Giampedroni faceva parte del manipolo di spettatori in plancia di Comando a godersi bellamente lo spettacolo dell’inchino al Giglio, che anche lui non ha fatto praticamente nulla di quello che doveva fare (verifica dei passeggeri, controllo cabine, attenzione alle mister station etc.), che nonostante avesse visto l’acqua entrare copiosamente dallo squarcio, se ne sia infischiato di opporsi a far rientrare in cabina i passeggeri per la menzogna sul blackout, e sia stato, dunque, ritenuto un corresponsabile del naufragio, tanto da aver subito una sospensione di 6 mesi del patentino dalle autorità marittime ed aver patteggiato una condanna a due anni e sei mesi di reclusione.

Ottimo dipendente anche lui, però, secondo Costa Crociere, che lo riprende subito a lavorare, confermando il suo incarico, a bordo delle sue navi, quale Direttore di tutta la componente hotel e relativo equipaggio. Giampedroni è stato risarcito complessivamente con circa 110mila euro e con un vitalizio di circa 300 euro al mese dall’Inail.

ABBIAMO INFINE OTTENUTO UN ALTRO IMPORTANTISSIMO RISULTATO PER I NOSTRI ASSISTITI.

A fronte della nostra motivata ed argomentata opposizione alla richiesta, da parte della Procura, di rinuncia integrale alla audizione, come testimoni, di TUTTI i passeggeri presenti nella loro lista delle persone offese, la Corte ha confermato ed ammesso la testimonianza DI TUTTI I NOSTRI CLIENTI di “Giustizia per la Concordia”, che hanno desiderato ed espresso la ferma volontà di raccontare in aula il loro vissuto, a bordo della Concordia e nei mesi successivi fino ad oggi, trovando in questo modo, finalmente, il giusto spazio nel processo penale, anche la componente umana e risarcitoria. Il calendario delle testimonianze sarà stabilito a breve, ma contiamo che sia una fase spedita e di grande efficacia, finalmente introducendo la voce delle UNICHE VITTIME di questa vicenda, ovverosia i passeggeri.

Si riparte il 28 e 29 aprile con altri testi del PM e Anghela Blanc, compagna di cabina di una delle vittime decedute il 13 gennaio 2012.

APPELLO AI PASSEGGERI DELLA COSTA CONCORDIA: i PM vogliono rinunciare alla vostra testimonianza!

naufragio-concordia-passeggeri-145342ABBIAMO BISOGNO DEL VOSTRO AIUTO: la Procura di Grosseto ha deciso di rinunciare alla citazione come testimoni dei passeggeri che erano a bordo della Concordia la notte del 13 gennaio 2012.

La Pubblica Accusa ritiene sufficiente allegare le loro denunce-querele e, dunque, secondo loro, il processo sarebbe completo con le sole testimonianze in aula del personale di bordo e di terra della Costa, mentre nessuno dei passeggeri sopravvissuti al naufragio é mai stato sentito nel processo.

Noi stiamo combattendo perché la verità emerga e siano evidenziate le evidenti responsabilità della società armatrice in quello che è successo prima e dopo l’urto con gli scogli, ma senza la testimonianza dei passeggeri questa verità non potrà essere chiarita, non in tutti i suoi aspetti, anche umani. Innanzitutto va sottolineato che non tutti i passeggeri hanno depositato una querela, ma sopratutto, anche in quel caso, la vostra tragica esperienza resterebbe arginata in un atto processuale e sterile, che non renderà mai l’idea, al collegio dei Giudici, sulla paura di morire, le ore di freddo e di terrore e le conseguenze psicologiche del vostro vissuto.

Noi, Avvocati delle parti civili, lo sappiamo: perché nei nostri studi ABBIAMO ASCOLTATO LE STORIE RACCONTATE DAI NOSTRI CLIENTI, molto spesso con occhi lucidi e tenendosi tra loro per mano, per la sofferente emozione del ricordo.

Chi dei passeggeri della lista che pubblichiamo sia disponibile ed intenzionato ad essere sentito nei prossimi mesi, e voglia (o giustamente pretenda!) raccontare quello che ha vissuto e che ha visto durante il naufragio in termini di errori, di impreparazione e di scorretto comportamento del personale di bordo, prima e dopo l’incidente, é ora pregato di farsi avanti, dandoci la sua disponibilità, entro e non oltre questo venerdì, per consentirci, alla udienza di lunedì prossimo, di predisporre la lista dei testi che pretendiamo di sentire ed i motivi per i quali interessa farlo, ed opporci alla richiesta di rinuncia integrale della Procura.

Il Vostro aiuto ci consentirà così di delineare correttamente le responsabilità della società armatrice, che ha addossato l’intera responsabilità del naufragio al solo Schettino.

Preghiamo perció chi sia pronto ad essere sentito di specificare nel commento al seguente sondaggio, di riferire a cosa ha assistito e che cosa ha subito e che atteggiamento la società Costa ha poi tenuto nei suoi confronti, A PRESCINDERE DALL’AVER ACCETTATO O MENO IL RISARCIMENTO, così da permetterci di vagliare le voci che, più opportunamente, dovranno essere sentite dal Tribunale e dalla Procura.

Coloro che hanno ottenuto un risarcimento dalla Costa, possono egualmente essere ascoltati, ED ANZI essendo i testi più attendibili, potranno rendere un grande servizio alla ricerca della verità ed alla Giustizia. Chi non ha accettato il risarcimento e non si sia costituito parte civile nel processo penale in corso, inoltre, potrà rendere la propria testimonianza e comunque fare causa civile a Costa per ottenere i risarcimenti dovuti (ad esempio tutti i passeggeri che hanno seguito la c.d. “via americana” e che sono rimasti senza alcuna tutela risarcitoria, molti dei quali si sono già rivolti a noi per farsi assistere nella class action a Genova), e potrá ottenere, una volta dimostrata la corresponsabilità di Costa nel naufragio e nel ritardato abbandono della nave, un risarcimento dei danni proporzionato alla colpevole conduzione del naufragio da parte della società armatrice. Quel danno punitivo, sul modello americano, che alzerebbe il livello dei risarcimenti, svolgendo anche una funzione di prevenzione e monito, e che stiamo cercando di ottenere dal Tribunale penale di Grosseto.

LA VOSTRA ESPERIENZA, LA VOSTRA VOCE E LA COMPONENTE UMANA DEL NAUFRAGIO NON PUO’ E NON DEVE RIMANERE FUORI DA QUESTO PROCESSO.

Vi invitiamo, quindi, a consultare la LISTA PASSEGGERI che i Pubblici Ministeri avevano indicato nella loro lista testi ed oggi non intendono più ascoltare, e, trovando il vostro nome o quello di un vs familiare, COMPILARE IL SEGUENTE BREVE QUESTIONARIO

 

Ci lascia Franco Zuccaro, Avvocato del WWF

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E’ morto oggi Franco Zuccaro, istrionico legale del WWF, colto da un malore mentre era in vacanza sulla neve con la moglie. Questo processo, lo abbiamo detto, è caratterizzato anche e sopratutto dalle persone, e la perdita della solare e pittoresca presenza dell’Avv. Zuccaro, lascia un segno in tutti quelli che lo hanno conosciuto e non potevano che ammirarne la informale signorilità.  Ciao Franco!

Lo ricordiamo con qualche riga che ci ha inviato Francesco Vitale, corrispondente del TG2 al processo Concordia.

“La sua simpatia innata, il suo linguaggio forbito e le sue battute assieme al suo look stravagante ma ricercato, ne facevano uno dei personaggi più interessanti del processo per il naufragio della Concordia. In aula  era sempre l’ultimo rappresentate delle parti civili a prendere la parola per il sollievo del collegio giudicante e della platea di giornalisti ormai narcotizzati da ore e ore di dettagli tecnici per lo più incomprensibili. Il momento Zuccaro veniva sempre salutato con grande sollievo: poche e sentite domande, quelle giuste per portare a casa un altro tassello. Gli dicevo sempre che aspettavo con impazienza il momento in cui avrebbe fatto la sua arringa finale che certamente sarebbe stata un esempio di ars oratoria. Sarebbe stato, lo sapeva, protagonista dello speciale che realizzerò. Le mattina del processo non sbatterò più contro il suo sorriso, che peccato!”
Francesco Vitale, inviato TG2    

Udienza 25.02.2014: Carnevali e la inchiesta della Capitaneria di Porto

Guarini-Tg2

 All’udienza odierna del 25.02.2014, nel processo penale contro Francesco Schettino presso il teatro moderno di Grosseto, su accordo delle parti é stato acquisito il verbale delle sommarie informazioni rese dalla teste Lara Frosi (dipendente dell’agenzia Marittima Cambiaso e a Risso di Genova), che su richiesta del Comandante Schettino si occupò del trasferimento della signora Domnica Cermotan fino alla Concordia la sera del naufragio. la sua testimonianza non era particolarmente rilevante e quanto già riferito dalla testimone sulle SIT, appariva più che idoneo ai fini processuali per la Procura, decisamente poco significativo per gli interessi delle parti civili, oltre che per la difesa dell’imputato.

 Congedata la teste, ė salito invece sul banco dei testimoni il tenente della Capitaneria di Porto Stefano Carnevali, estensore della inchiesta autonoma condotta dalla Capitaneria di Porto, il cui rapporto, completo ed esaustivo, é stato acquisito agli atti del dibattimento.

 Detta inchiesta ricostruisce tutte le fasi del naufragio ma anche l’organizzazione di bordo e fornisce un quadro completo tanto delle gravissime responsabilità del comandante Schettino, quanto degli Ufficiali in plancia quel tragico 13 gennaio ma anche, se non soprattutto, di Costa Crociere!

 Il teste su domande della Procura e dei Difensori delle Parti Civili ha ricostruito con grande precisione le cause del naufragio, sottolineando l’errore di manovra e  le concitate fasi post impatto con le Scole. Ha chiarito che gli allarmi della cartografia elettronica in uso per la navigazione furono volontariamente disattivati e che per cause tecniche il sistema elettrico di emergenza, da cui dipendeva il funzionamento dei principali apparati di bordo (motori, timoni, pompe di sentina), non funzionò: prima per un problema di mancato collegamento del DGE al quadro elettrico e poi per un surriscaldamento che ne ha determinato lo spegnimento.

 Un significativo tempo é stato dedicato alla ricostruzione delle plurime avarie della nave, peraltro già note al momento della partenza: secondo il teste, la compagnia Costa Crociere non avrebbe dovuto far salpare la nave che aveva alcuni tra i principali dispositivi di navigazione guasti e tra questi un radar, alcune funzioni del VDR (la scatola nera) e il comando delle pinne stabilizzatrici oltre che restrizioni sui giri del motore a propulsione altrimenti a rischio di surriscaldamento.

 Dalla deposizione é inoltre stata provata la grave impreparazione del personale, che non aveva ricevuto da Costa Crociere un addestramento idoneo a gestire l’emergenza e il soccorso ai passeggeri e che non ha, quindi, svolto a dovere ed in maniera adeguata i compiti previsti dal c.d ruolo d’appello la sera del naufragio.

 Il teste ha, inoltre, rimarcato le responsabilità di Costa Crociere, che non ha fornito supporto alcuno al comandante nelle delicata gestione dell’emergenza e che ha omesso le comunicazioni alle autorità portuali, in questo modo compromettendo e ritardando le fasi di soccorso. Esplicito il riferimento alla mancata tempestiva convocazione dell’unità di crisi della Costa e, sopratutto, l’assoluta inidoneità della unità stessa alla gestione dell’emergenza.

 Rimarcato poi, sempre dal rapporto della capitaneria, anche la mancata collaborazione da parte degli ufficiali presenti in plancia, responsabili di non aver avvertito il comandante Schettino di essere così pericolosamente vicino alla costa del Giglio ed essere intervenuti per evitare il disastro.

 Ne emerge un quadro davvero desolante di gravissime e plurime mancanze molte delle quali ascrivibili a Costa Crociere, e che abbinata al gravissimo episodio emerso sempre in data odierna delle indagini avviate dalla Procura di Grosseto a carico del Custode del relitto Ing. Porcellacchia, per frode processuale e violazioni dei sigilli, ci porta ancora una volta a ritenere la Compagnia di navigazione ed i suoi rappresentanti di massimo vertice come i massimi responsabili della evoluzione di un incidente grave in una tragedia ed in una mancata strage, poiché, ricordiamolo, nessuna delle vittime ha perso la vita – come anche nessuno dei passeggeri ha subito danni significativi – al momento dell’impatto sugli scogli delle scole, ma solo nelle fasi successive, mal gestite e gravemente ritardate, di gestione della emergenza ed abbandono della nave.

 Le prossime udienze saranno importantissime, e si terranno il 10 ed 11 marzo 2014, per l’escussione di altri testi fondamentali della Procura, probabilmente gli ultimi in lista PM: Foschi Pier Luigi (ex A.D. di Costa Crociere), Onorato Giovanni (Direttore Generale di Costa Crociere), Giampedroni Manrico (Hotel Director) e Jacob Rusli Bin (timoniere), sempre che quest’ultimo riprenda forma dalla condizione di irreperibilità che era stata fin qui rappresentata al suo riguardo.