Terminata la fase dibattimentale dedicata all’esame delle centinaia di prove offerte al Collegio dei Giudici ad iniziativa del Pubblico Ministero, e quella successiva dei testimoni e consulenti delle parti civili, il 01 dicembre 2014 viene data la parola alla responsabile civile Costa Crociere, la quale, attraverso i propri consulenti, cercherà di dimostrare la assenza, o minore incidenza, del danno determinato dal naufragio e richiesto dalle parti civili costituite in giudizio: i passeggeri, lo Stato, gli enti locali od associazioni.
Il primo dei consulenti di Costa, è il prof. Giuliano Noci, ingegnere gestionale del politecnico di Milano, che, attraverso la proiezione ed una pedante esposizione di una infinita serie di slides, procede alla analisi dell’impatto economico dell’incidente sull’isola del Giglio, la provincia di Grosseto, la Regione Toscane e l’Italia. Da tale studio, recuperando i dati dei bilanci/redditi di tutti i soggetti coinvolti, compresi i privati, imprenditori e società presenti sull’isola, secondo il consulente il trend economico negativo, conseguente essenzialmente all’impegno da parte delle varie amministrazioni di risorse da dedicare alla gestione della emergenza ed alle intuibili influenze negative sul turismo, sarebbero state comunque ben bilanciate dalle massicce presenze per quasi tre anni di personale della titan-micoperi, dei giornalisti e turisti “curiosi”, e dai colossali investimenti destinati al recupero e rimozione del relitto. Le società di capitali e le attività gigliesi in genere, per fare un esempio, recuperando i dati delle varie dichiarazioni fiscali, avrebbero avuto un aumento medio del 25% – 30% dal 2011 al 2013, compensando e recuperando la limitata riduzione dell’attrattività turistica con l’indotto legato alla gestione del dopo incidente, che, dato alla mano, avrebbe prodotto ricchezza per l’economia dell’isola e dei suoi abitanti. L’impatto economico positivo – a seguito delle operazioni di recupero del relitto – viene quantificato sul Giglio in 20 milioni e 500 milioni per l’Italia.
Insomma un beneficio economico e di immagine per tutti, anche a parere del secondo consulente Costa – il sociologo Giorgio del Mare – che ha analizzato statisticamente l’attenzione dei media, televisioni e carta stampata, e l’effetto derivato sull’immagine del Giglio dopo il naufragio. Con statistiche più in stile da trasmissione “prima porta” di Bruno Vespa che processuale, il consulente della compagnia ci dice che l’isola è oggi nota a 8 italiani su 10, mentre prima dell’incidente lo era soltanto a 4 italiani su 10, il 72% delle persone pensa che i gigliesi siano molto ospitali, il Giglio sarebbe la meta più desiderata tra 19 piccole e medie isole, dopo Capri e Ischia. Il 66 per cento degli italiani, infine, desidererebbe trascorrere una vacanza al Giglio, di contro al 67 a Venezia.
Costa Crociere sostiene, quindi, che il ritorno per il Giglio, per la Toscana e per l’Italia intera, non scomodando per fortuna il pianeta terra e la via lattea, sia stato decisamente positivo grazie alla iniezione di danaro derivante dalle operazioni di recupero del relitto. Peccato che poi il dott. Angelo Borrelli della protezione civile, facendo il conto dei costi di gestione della emergenza (16 milioni e 610 mila euro), ci ha riferito che sulla intera somma solo una parte è stata riconosciuta dalla compagnia e che i pagamenti sono stati fatti tutti dalle assicurazioni. Insomma, alla fine della fiera Costa Crociere non ha “cacciato” un euro!
Ma veniamo infine al TERZO CONSULENTE DI COSTA CROCIERE, che ci interessa direttamente, poiché il prof. Costantino Ciallella è il medico legale della compagnia di navigazione – chiamata nel processo penale a rispondere economicamente (anche) dei danni subiti dai passeggeri, soprattutto a livello di danno biologico e disturbo da stress post-traumatico. Possiamo subito dire che l’intervento in aula e la relazione scritta depositata dal consulente, si sono rivelati al di sotto dei nostri timori e davvero di poco spessore, sia fisico (poche pagine di parte “generale” e qualche accenno – a campione su 4-5 posizioni – rispetto a centinaia di parti lese) che scientifico (il medico legale non dimostra di avere alcuna specializzazione in psicologia-psichiatria e sopratutto in ptsd). A ns. domanda (Avv. Massimiliano Gabrielli) emerge sopratutto che i casi effettivamente esaminati dal consulente di Costa attraverso una visita e/o la somministrazione di questionari a qualcuna delle parti civili costituite in questo processo è pari a zero. Di oltre 3.000 passeggeri il prof. Ciallella afferma (senza dimostrarlo in perizia o fornendo alcun riscontro documentale o anagrafico) di aver incontrato 3-4 persone. Sulla rilevanza dei CAPS sostiene che i questionari siano troppo settoriali e più adatti a stress da eventi post-bellici – nonostante, a partire dal 1980, il DSM-III (che ha fatto la classificazione internazionale delle malattie dell’OMS), ha incluso la categoria diagnostica del disturbo post traumatico da stress, DPTS o PTSD, e che lo stesso individui lo strumento diagnostico dei questionari CAPS come il “golden state” per la classificazione di tale psicopatologia.
Cade poi in contraddizione sostenendo che non sia possibile diagnosticare il DPTS come danno permanente in mancanza di certificati, e di una significativa variazione del comportamento o stile di vita nel soggetto. Non riesce però a spiegare secondo lui come sarebbero valutabili tali modifiche nel soggetto se non attraverso i CAPS. Conferma in ogni caso che è innegabile, secondo tutta la letteratura scientifica mondiale, che persone esposte ad un evento traumatico grave abbiano un rischio molto elevato di soffrire di un DPTS. Sempre su ns domanda è costretto – a tal riguardo – a rispondere che – su una scala da 1 a 10 – il naufragio di una grande nave di crociera rappresenta un evento stressante gravissimo PARI A 10. Il massimo previsto dai CAPS.
L’esistenza di effetti psicopatologici dovuti al naufragio è in ogni caso stata apertamente ammessa dalla stessa Costa nella lettera inviata a tutte le vittime italiane del naufragio, firmata da Andrea Tavella (Direttore Commerciale e Marketing Italiana di Costa) e datata 08.02.2012 nella quale si legge: “…siamo consapevoli che per Lei potrebbe essere difficile tornare alla normalità della vita quotidiana cancellando il ricordo dei momenti legati all’incidente vissuto…..proponendole…. un adeguato servizio di supporto da un punto di vista psicologico”. Alla lettura (sotto forma di domanda) del passo di tale lettera, il consulente della compagnia non può che condividere quelle considerazioni, riconoscendo, conseguentemente, il fatto che le vittime di DPTS tra i passeggeri possono soffrire di gravi menomazioni nel loro funzionamento psicosociale, ossia che il disturbo può produrre effetti molto gravi sulla vita di tutti giorni, sui rapporti interpersonali, sulla capacità lavorativa, etc.
Insomma concludiamo con una giornata molto positiva per noi difensori dei passeggeri, uscendo rassicurati dal confronto tra la credibilità dei drammatici racconti dei nostri clienti in aula e delle solide relazioni dei nostri consulenti sul PTSD, e la blanda strumentalità delle difese di Costa Crociere.
Ora starà al Tribunale fare – in sentenza – uno sforzo di apertura mentale e riconoscere ai passeggeri un giusto risarcimento economico con una provvisionale adeguatamente compensativa dei danni da ciascuno di loro dimostrati in giudizio.
A partire dalle giornate del 02-03 e poi 11-12-13 dicembre si prosegue con l’atteso esame del Comandante Schettino, ansioso di raccontare la sua verità sottoponendosi alle domande prima dei PM e poi di noi parti civili per finire con i suoi difensori, e che rendiconteremo con un articolo separato per ogni turno.